Dopo un restauro di quasi dieci mesi viene esposta nella sede di Palazzo Barberini delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica “La Madonna del latte” di Bartolomè Esteban Murillo. Fino all’11 luglio è possibile ammirare un’opera dall’intensità ipnotica, che impressionò artisti e viaggiatori nel corso dell’ 800. Tra questi, lo scrittore Gustave Flaubert che ne sintetizzò la potenza espressiva con una celebre frase. Le complesse operazioni di pulitura hanno permesso il recupero di particolari preziosi fino ad oggi celati al di sotto dell’attuale strato pittorico.
Immagini dalla mostra “Occhi come lanterne danzanti. Storia e restauro della Madonna del latte di Murillo”
a Palazzo Barberini fino all’11 luglio.
Uno dei gioielli più amati dal cardinale Neri Maria Corsini nel suo palazzo di via della Lungara riemerge in tutto il suo splendore originario, dopo un restauro di quasi dieci mesi, per venire esposto a Palazzo Barberini fino all’11 luglio. Se Palazzo Corsini è temporaneamente chiuso per lavori di ristrutturazione, l’altra attuale sede delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica nello storico edificio a due passi dal Quirinale, continua ad essere uno scrigno di storia e bellezza aperto al pubblico.
“La Madonna del Latte” di Bartolomè Esteban Murillo, detta anche Madonna Zingara come la definì lo storico Carl Justi nel 1892, catturò l’attenzione di molti viaggiatori e artisti nel corso dell’ 800. Alcuni di questi ne furono folgorati: “Sono innamorato della Vergine di Murillo della galleria Corsini”, scrisse Gustave Flaubert all’amico Bouilhet nel 1851; “la sua testa mi perseguita e i suoi occhi continuano a passarmi davanti come lanterne danzanti”. Un’opera dalla forza espressiva unica, recuperata grazie ad un lungo lavoro di pulitura che ha fatto riaffiorare molti dettagli preziosi fino ad oggi nascosti.
Come i boccioli della pianta alla destra di Maria o le tonalità cromatiche delle vesti. Ma soprattutto il segreto più affascinante che il dipinto celava: La figura di un San Francesco inginocchiato in un paesaggio, al di sotto dell’attuale strato pittorico. Una prima stesura che venne poi abbandonata, pur conservandone alcune parti per il nuovo soggetto. Come l’albero per le ombre del muro e le pieghe del saio per la veste di Maria. Il visitatore potrà apprezzare ogni aspetto del restauro e dello strato pittorico originario grazie alla riproduzione della radiografia completa esposta accanto all’opera.
La Madonna del Latte torna così ad ipnotizzare con i suoi occhi profondi e magnetici, che sembrano penetrare nell’animo di chi guarda in un dialogo silenzioso di sensi guidato dall’arte e dalla bellezza.