Dall’ 8 al 10 aprile al teatro Accento di Roma va in scena Cinquant’ore , di e con Olimpia Ferrara per la regia di Giorgia Filanti. Uno spettacolo che riporta alle drammatiche vicende relative alle violenze perpetrate dai Goumiers, soldati marocchini al seguito delle truppe francesi, in alcune aree del frusinate durante la seconda guerra mondiale.
Vincitrice della Sezione “Gelsomina”, dedicata alle Attrici Under 35, del Premio “Giulietta Masina” organizzato da “Oltre le Parole” Onlus con il contributo della Regione Lazio, Olimpia Ferrara porta in scena al teatro Accento di Roma, dall’8 al 10 aprile, il monologo “Cinquant’ore”, da lei stessa scritto e interpretato e diretto da Giorgia Filanti.
Cresciuta ad Esperia, piccolo paese della provincia di Frosinone, l’attrice e drammaturga Olimpia Ferrara racconta in questo suo spettacolo quanto avvenne nel suo comune negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, quando in questa porzione di terra ciociara si ebbero ad affrontare le conseguenze di quelle che passeranno alla storia come le cosiddette “marocchinate”.
Olimpia Ferrara pone l’attenzione su quanto socialmente, fisicamente e psicologicamente si trovarono ad affrontare le donne che nel corso delle famose Cinquanta Ore di carta bianca che il Generale francese Juin concesse ai cosiddetti Goumiers – il contingente nord africano dell’esercito transalpino –, vennero violentate.
Cinquant’ore che vennero dapprima promesse ed in seguito “regalate” ai soldati nordafricani che si erano battuti, in una e vera propria missione suicida, per sfondare la Linea Gustav, nei pressi dell’Abbazia di Montecassino, fino ad allora inscalfibile avamposto nazista
Spostando la narrazione negli anni successivi alla guerra e alle violenze, l’attrice e la regista Giorgia Filanti allestiscono uno spettacolo che si propone di indagare quanto avvenuto nel tempo in cui ai tragici fatti si sommò lo stigma sociale che ricadde su donne ripudiate dai mariti e sottratte al giudizio della comunità dalle famiglie che si reputavano umiliate da quanto accaduto alle loro mogli, madri e sorelle.
“Cinquant’ore”, prendendo le mosse dalla vera testimonianza di Maria Teresa Moretti, donna “marocchinata” che si batté per ottenere un dovuto risarcimento, ripercorre la morale, la politica e gli usi dell’epoca, per tenere vivo il ricordo di coloro che furono due volte vittime e che non si arresero a nessuna delle barbarie subite.