Un’opera la cui bellezza viene esaltata dall’aura di mistero che avvolge l’identità dell’autore e della modella. Il “Ritratto di giovane donna”, o “Ragazza col ciuffo”, è stato presentato martedì 16 maggio nel salone Pietro da Cortona delle Gallerie Nazionali di Arte Antica a Palazzo Barberini, con una conferenza a cura di Maria Cristina Terzaghi, docente di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università degli Studi Roma Tre, e verrà esposto per la prima volta al pubblico nella sala Dei Ritratti fino al 30 luglio.
Grandi occhi che scrutano il visitatore, malinconici e scuri come l’abito castigato e la caratteristica acconciatura che dà il nome al quadro. È forte il contrasto con la pelle d’un biancore intenso, quasi lucente. Il Ritratto di giovane donna o Ragazza col ciuffo è un antico olio su tela che emana sottile magia. Perchè molto infatti non si conosce con certezza dell’origine di quello sguardo e della mano che ha creato quella figura.
Il 16 maggio, in occasione della presentazione presso le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Barberini de “La ragazza col ciuffo. Un ritratto caravaggesco della collezione Barberini”, si è cercato di dare risposta ai dubbi sull’opera, esposta per la prima volta al pubblico fino al 30 luglio, con una conferenza a cura di Maria Cristina Terzaghi, docente di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università degli Studi Roma Tre. Dubbi che tuttavia non solo non diminuiscono l’interesse per il ritratto, ma contribuiscono a rendere la figura di quella dama ancora più seducente.
La più grande delle domande è se il quadro possa essere o meno attribuito a Caravaggio visto che, come si legge nella nota stampa della conferenza, “è menzionato per la prima volta tra le opere del cardinale Antonio Barberini nel 1644, e in seguito tra quelle ricordate nel suo inventario dei beni redatto post mortem (1672), nel quale ricompare il «Ritratto di una donna con il ciuffo di palmi 3 incirca, con cornice indorata intagliata, mano di Caravaggio». Il quadro era valutato 80 scudi: un prezzo decisamente elevato per una tela di dimensioni contenute, certamente assegnatole in virtù del suo presunto autore. Dalla collezione di Antonio l’opera rimase nella famiglia Barberini, passando di mano in mano; ora è in una collezione privata”.
Altra questione nodale è quella relativa all’identità della fanciulla raffigurata. Si tratta di Fillide Melandroni? Ovvero una “cortigiana di origine senese molto nota a Roma per la sua condotta scandalosa, amante di Ranuccio Tomassoni, ucciso da Caravaggio nel 1606. A Roma Fillide si legò al poeta e letterato Giulio Strozzi. Dal testamento della donna del 1614 sappiamo che lasciò il suo ritratto eseguito da Caravaggio a Strozzi”. La Ragazza col Ciuffo infatti è molto simile proprio a quel Ritratto di Fillide Melandroni di Caravaggio perduto durante i bombardamenti di Berlino nella seconda guerra mondiale ma documentato da varie fotografie. Ebbene, “il confronto tra il Ritratto di giovane donna (La ragazza col ciuffo) e il Ritratto di Fillide evidenzia una grande somiglianza tra le due effigiate, tanto da far pensare che possa trattarsi della medesima persona”. Poco dopo la stesura del testamento del 1614 Fillide morì, lasciando molti vestiti e diverse paia di orecchini identici ai pendenti indossati sia nel Ritratto di Fillide che in quello della giovane donna.
Diverse ipotesi ma poche certezze, quindi. Di sicuro c’è lo splendore di un’opera la cui genesi si perde nelle ombre del passato e proprio questo aspetto attrae ancor di più. D’altra parte non si dice che un po’ di mistero renda le belle donne irresistibili?