Il Quartetto Prometeo, fra le più note formazioni da camera in Italia ed Europa, ha inaugurato il 18 gennaio al Teatro Argentina la stagione della prestigiosa accademia musicale capitolina con i Quartetti per archi di Dmitrij Šostakovič. Un progetto avviato nel 2022 che ha visto i primi dieci quartetti del celebre compositore russo eseguiti nei concerti precedenti ed ora, nel 2024, vedrà concludere il ciclo. L’ultimo appuntamento sarà quello del 9 maggio. Nel frattempo, il pubblico ha potuto godere della splendida serata del 18 gennaio e delle melodie mirabilmente eseguite dagli artisti sul palco.
Dediche in musica alla memoria di vecchi amici scomparsi, quei membri del famoso Quartetto Beethoven che furono i primi interpreti della maggior parte delle opere da camera di Dmitrij Dmitrievič Šostakovič, a partire dal 1938 fino alla morte del celebre compositore russo. Sono l’Undicesimo, il Dodicesimo e il Tredicesimo Quartetto per archi, le opere protagoniste del concerto del 18 gennaio al Teatro Argentina, in occasione dell’apertura del nuovo anno all’Accademia Filarmonica Romana. Si tratta del 5° concerto nell’ambito di un ciclo nato nel 2022 e sviluppatosi nei mesi successivi con i primi dieci quartetti ed ora, nel gran finale del 2024, due ultimi eventi a conclusione del percorso. Oltre all’appuntamento del 18 gennaio, infatti, ci sarà quello del 9 maggio.
Ad eseguire le note sul palco dello storico teatro capitolino troviamo il Quartetto Prometeo, una delle più rinomate formazioni da camera in Europa, che può fregiarsi di numerosi riconoscimenti ottenuti sin dal 1998 ovunque nel Vecchio Continente. Il primo violino Giulio Rovighi, il secondo violino Aldo Campagnari, DanushaWaskiewicz con la viola e Francesco Dillon al violoncello hanno deliziato il pubblico non solo nella serata del 18 gennaio, ma anche nei precedenti appuntamenti, eseguendo l’integrale dei Quartetti per archi. Saranno protagonisti infatti anche il 9 maggio prossimo per l’ultimo concerto. Una sfida stimolante che ha coinvolto gli artisti ponendoli di fronte all’eredità e al ricordo del Quartetto Beethoven, che lavorò a diretto contatto con Šostakovič eseguendo i suoi lavori in prima esecuzione assoluta.
Tra motivi tristi e passaggi ricchi di energia o simili a canti religiosi, fino all’omaggio alla tecnica dodecafonica e all’ “inno alla viola”, come è stato definito il Quartetto numero Tredici, la serata del 18 gennaio ha regalato un’esperienza piena di emozione a chi vi abbia potuto assistere, impreziosita dalla sempre incantevole ed unica cornice del Teatro Argentina, perla culturale di Roma assieme alla storica Accademia Filarmonica. Un tesoro di bellezza e arte inesauribile e inestimabile che contribuisce a rendere la Città Eterna luogo d’assoluto incanto nel mondo.