Le sale del Museo di Roma a Palazzo Braschi presentano un incredibile e affascinante viaggio di oltre due secoli nella storia culturale giapponese. Un percorso che racconta il periodo in cui il Paese del Sol Levante si aprì al dialogo con l’Occidente e si legò in modo speciale all’Italia. Dal 20 febbraio al 23 giugno infatti, nello splendido edificio che affaccia su piazza Navona, sono in mostra centocinquanta capolavori di epoca Edo, tra Seicento e Ottocento, in occasione di “Ukiyoe. Il mondo fluttuante. Visioni dal Giappone”. Tutti i pezzi provengono da collezioni di artisti e diplomatici italiani, i primi viaggiatori e residenti in Giappone nella seconda metà dell’Ottocento.
Alcune delle opere in mostra al Museo di Roma di Palazzo Braschi dal 20 febbraio al 23 giugno
in occasione di “Ukiyoe. Il mondo fluttuante. Visioni dal Giappone” (Foto ufficio stampa Zetema)
Ukiyoe è una parola che letteralmente significa “immagini del mondo fluttuante”. Si tratta di un filone artistico che influenzò molto l’evoluzione culturale del Paese del Sol Levante nel momento in cui esso si aprì al mondo dopo secoli di isolamento. L’Ukiyoe nacque in epoca Edo, “la capitale orientale”, ovvero l’odierna Tokyo quando la città iniziò a svilupparsi dopo essere stata scelta come sede del nuovo governo militare a partire dal 1603. Un ruolo importante in quel particolare periodo della storia nipponica fu svolto da intellettuali ed artisti italiani che contribuirono a cambiare l’arte giapponese ma ne furono anche, a loro volta, ispirati: lo scultore Vincenzo Ragusa e l’incisore Edoardo Chiossone, i quali furono invitati dal governo Meiji di fine Ottocento come formatori e specialisti nei primi istituti di grafica e arte. Senza dimenticare il pittore Antonio Fontanesi e l’architetto Vincenzo Cappelletti.
La mostra “Ukiyoe. Il mondo fluttuante. Visioni dal Giappone”, al Museo di Roma di Palazzo Braschi dal 20 febbraio al 23 giugno, è figlia di questi avventurosi trascorsi che portarono quegli artisti a divenire collezionisti e a formare importanti nuclei d’arte orientale in Italia, oggi conservati presso il Museo d’Arte Orientale Chiossone di Genova e il Museo delle Civiltà di Roma. Fino al 23 giugno quindi sarà possibile ammirare centocinquanta capolavori di oltre 30 artisti, a partire dalle prime scuole Seicentesche.
Un evento culturale che rappresenta la celebrazione del dialogo secolare tra Oriente e Occidente e tra Italia e Giappone in particolare, senza dimenticare il valore dello scambio tra culture e civiltà: “L’arte giapponese di epoca Edo ha influenzato molto l’Occidente. Pensiamo a Van Gogh, Monet, Boccioni e a certe produzioni del futurismo. E poi ai Manga, al design e alla moda”, ha detto Miguel Gotor, Assessore alla Cultura di Roma Capitale, presente alla conferenza stampa di inaugurazione della mostra assieme alla direttrice della Direzione Musei Civici della Sovrintendenza Capitolina Ilaria Miarelli Mariani, a Simone Todorow di San Giorgio, amministratore delegato di MondoMostre e alla curatrice Rossella Menegazzo, che ha commentato: “Una mostra che racconta non solo la bellezza delle opere ma soprattutto l’evoluzione del Giappone in quel periodo, tra il 1600 e la fine del 1800. Il momento in cui molti capolavori iniziano anche ad essere esportati e comprati”.