Il Museo Casa di Goethe di Via del Corso si apre alle opere di un importante nome della pittura europea a cavallo tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Con l’anteprima del 19 settembre infatti viene presentata “Max Liebermann. Un impressionista di Berlino”, a cura di Alice Cazzola. Un’imperdibile retrospettiva, la prima in Italia, dedicata ai capolavori del pittore ebreo tedesco nato nel 1847 e morto nel 1935. Non un semplice esponente ma “il più importante pittore tedesco di questa corrente artistica”, sottolinea Gregor H. Lersch, il direttore del museo. Una mostra che celebra nel migliore dei modi i 150 anni dalla nascita dell’Impressionismo.
Alcune delle 32 opere esposte presso il Museo Casa di Goethe a Roma in occasione della mostra “Max Liebermann. Un impressionista di Berlino” a cura di Alice Cazzola. Dal 20 settembre 2024 al 9 febbraio 2025 .
Il primo piano dell’elegante e storico palazzo che ospitò Johann Wolfgang Goethe, presso il suo amico pittore Johann Heinrich Wilhelm Tischbein, durante il suo celebre viaggio in Italia oggi è divenuto un interessante museo dedicato proprio all’immortale genio. Quale miglior luogo, quindi, per una mostra dedicata ad un altro grande artista tedesco, anche se berlinese e non di Francoforte sul Meno? Con l’anteprima del 19 settembre viene infatti presentata, proprio nelle sale di Via del Corso 18, la prima retrospettiva italiana dedicata a Max Liebermann, considerato il più grande esponente dell’impressionismo in Germania. “Max Liebermann. Un impressionista a Berlino” rimarrà aperta al pubblico dal 20 settembre 2024 al 9 febbraio 2025 e sarà quindi possibile ammirare le 32 opere che ricostruiscono le fasi più significative del percorso artistico dell’autore. “Un’occasione unica per vedere in Italia le opere di Max Liebermann in tutte le sue sfaccettature”, aggiunge il direttore Lersch.
“Liebermann era un artista molto stimato dall’alta borghesia colta ebrea tedesca ma non solo e le sue opere sono state quindi acquisite sia da collezioni private sia da musei” sottolinea Alice Cazzola curatrice della mostra, che aggiunge: “Fu un artista molto prolifico in vita che riprodusse i propri soggetti anche in stampa perché sosteneva di voler democratizzare l’arte e renderla accessibile anche ai meno abbienti”. “La sua carriera ebbe un picco attorno al 1927”, conclude Cazzola, “quando ottenne la cittadinanza onoraria di Berlino, ma poi con l’avvento del nazismo venne discriminato. Morì nel 1935 e sua moglie nel 1943 si suicidò per evitare la deportazione”.
Il pittore berlinese pose al centro dei propri dipinti tematiche sociali come il duro lavoro nei campi senza però trascurare, intorno alla fine dell’Ottocento, temi più borghesi come gli svaghi equestri e giovani in riva al mare. Una caratteristica dello stile di Liebermann sono le macchie scintillanti di luce che arricchiscono le sue opere e le rendono assolutamente inconfondibili. L’artista fu molto legato alla Francia e soprattutto ai Paesi Bassi, ma anche all’Italia che visitò tra il 1878 e il 1913 per almeno sei volte tra Venezia e Napoli, passando per Firenze e Roma. Proprio quest’ultima ospita ora la prima imperdibile retrospettiva sull’artista berlinese che fu simbolo dell’Impressionismo tedesco e che rese unico il proprio stile e il proprio percorso.