(22 agosto 2012) di Rino Tripodi Direttore di Lucidamente
Invece di disperarsi, perché non cambiare un po’ stile di vita? A cominciare dal cibo
Quando c’è poco da fare, quando la situazione non dipende da noi, l’unico atteggiamento positivo possibile è quello di trasformare la situazione negativa in opportunità positiva. Pensare che “la crisi passerà” e che si potrà riprendere a vivere sprecando risorse e cibo e gettando denaro al vento è una mera illusione. Il cambiamento è epocale e irreversibile. Ma non è detto che vivere con meno significhi vivere peggio. Anzi, potrebbe significare riprendere abitudini più sane.
Prendiamo il cibo. Dovrebbe essere legato alla gioia di vivere, alla fantasia, alla sensualità. Il consumismo e le mode l’hanno reso insano, standardizzato, suscitatore di sensi di colpa. Diete e ossessione della magrezza (fino all’anoressia), istanze pseudofemministe, tempi stretti, pigrizia, ignoranza e perdita delle tradizioni culinarie stanno facendo perdere la buona cucina familiare italiana (vedi Ma a Bologna si mangia ancora bene come una volta?). Anche nei ristoranti si va verso piatti uniformi e di scarsa originalità e qualità. Il cibo-spazzatura (comprese le pizze portate a domicilio in cartoni, e che sanno, appunto di cartone) non sono la soluzione. Allora, perché non risparmiare e mangiar meglio?
Innanzi tutto, bisogna equilibrare le componenti alimentari secondo le giuste percentuali (per pasto) di componenti nutritivi, in relazione a età, attività fisica, peso, sesso, ecc. Comunque, prevalenza di glucidi (pane, riso, pasta, patate), per avere energia; poi proteine (legumi, uova, pesce, latte, formaggi, carne, prosciutto), utili soprattutto per chi cresce, ma da diminuire andando avanti con gli anni; grassi (olio extravergine di oliva e burro); vitamine (ortaggi, insalate, verdure, frutta) e acqua in abbondanza. Mangiare 2-3 volte al giorno, a orari prefissati, è un fattore di equilibrio e disciplina per l’organismo e, quindi, anche per il nostro spirito. È una sciocchezza non mangiare il classico primo-secondo-contorno-frutta all’italiana. Ognuna delle portate arreca un elemento indispensabile al nutrimento. Se si ha poca fame o si deve dimagrire, mangiare meno, ma non saltare le portate.
Curare un po’ i dettagli. Sediamoci, prendiamoci del tempo per noi e per il nostro palato e mangiamo con calma, gustando a piccoli e lunghi bocconi: nessuno – tranne le manovre finanziarie – ci ruba ciò che abbiamo nel piatto. A proposito, usiamo piatti e bicchieri tradizionali, grandi, accattivanti, da popolo che ama mangiare e bere con gusto. Quelli di forme e colore “trend” li lasciamo ai fighetti. Ancora: è un orrore comune togliere i cibi dal frigorifero solo quando si stanno per mangiare. Il frigorifero serve per conservare i cibi impedendone il deterioramento, non è un modo per prepararli per il consumo. Tutto il cibo, ma soprattutto i formaggi, va messo fuori almeno un’ora prima. In particolare, mangiare delle buone mozzarelle appena tolte dal frigo è da criminali: si perde metà del sapore e un quarto di potenzialità nutritive. In ogni caso, non deve mai mancare a tavola qualcosa non solo a temperatura ambiente, ma di caldo e cucinato. Il calore, il tepore, è vita che entra nell’organismo; il freddo fa morire le energie contenute negli alimenti.
Qualche consiglio preliminare. Soffritti. Si dice che i soffritti siano pesanti. Certo, se si fanno friggere le cipolle o gli agli o le carote per troppo tempo. Se, invece, si lasciano nell’olio per un minuto o poco più, aggiungendovi subito dopo il sugo o quant’altro, insaporiscono e sono leggeri. Brodi e minestroni. Più si mettono cipolle, carote e gambi di sedano, migliore sarà il brodo di carne. Va bene mettere anche poca patata e finocchio. Acqua nei cibi. Aggiungerla solo se serve e comunque farla evaporare: il cibo deve avere il proprio sapore, insieme a odori e spezie, non essere annacquato. Se non lo si fa col vino, perché farlo con le pietanze? Non far cuocere la pasta con le minestre. Mai far cucinare la pasta nel brodo, nel minestrone, nei legumi ai quali si accompagnerà. Perché gettiamo l’amido della pasta bollita quando la cuciniamo per farla accompagnare dal sugo e non ci comportiamo allo stesso modo quando deve accompagnarsi a un brodo o a delle verdure?
Pane e pasta. Acquistare il pane croccante, con buchi nella mollica, odoroso, profumato di santità, non che sa già di vecchio e stantio. Il pane è l’alimento più buono, anche per motivi religiosi, ma, proprio per la sua vitalità e genuinità, diventa presto secco, produce muffa, ecc. Pensiamo a cosa devono inventarsi per non far andare a male i derivati del pane per mesi (vedi cracker): uccidere tutto ciò che vi è di vitale. Così assumiamo conservanti e inibitori chimici, non pane. Anche la pasta è un alimento sovrano come il pane, non facilmente sofisticabile, a buon prezzo. Sazia e ha lo stesso effetto antidepressivo degli zuccheri.
Quello che è buono e fa bene. I legumi sono uno degli alimenti più essenziali e sani, oltre che economici. Non sono contorno, ma, con la pasta, costituiscono un alimento completo (vedi Sulla tavola in 15 minuti). Usare solo olio extravergine di oliva. Gli odori, aglio e cipolla, sedano e carote, basilico e origano, rosmarino e salvia, ecc. non solo fanno profumare i cibi che accompagnano, ma hanno importanti proprietà salutari. Pepe: preferire il peperoncino, che pare abbia effetti miracolosi sulla salute. Comprare formaggi italiani e ovini (sono animali ancora non rovinati dagli allevatori); tra le mozzarelle, preferire quelle di bufala, perché meno sofisticabili e di sapore più schietto, forte e genuino. Il pesce, infine, è facile e veloce da cucinare e delizioso, se insaporito. Verdure: sono gli alimenti più sani. Il loro sapore è eccelso. Perché rovinarle (e rovinarne le vitamine) mettendole alla griglia o friggendole? Mangiarle crude (insalate varie) o bollite (zucchine, fagiolini, asparagi) con piante e odori. Inoltre, qualche goccia di limone al giorno leva il medico di torno. A fine pasto, mangiare la frutta di stagione. Cosa bere? Siamo italiani e abbiamo il vino, la bellezza della vite, la sua cultura.
Quello che è da evitare o, almeno, limitare. Carne. Mangiarne il meno possibile. Si tratta di poveri animali maltrattati, cresciuti e nutriti in modo innaturale. Si tratta di sostanze morte, che introducono nel nostro corpo molecole, ma non energia vitale. Evitare le grigliate (il barbecue è una moda americana), che bruciano la carne: si mangia carbone cancerogeno e poco più. Tra i salumi, si salvano solo quelli dei contadini o delle regioni senza grandi industrie alimentari; per il resto, introduciamo nel corpo nitriti, nitrati e altre porcherie. Dolci e marmellate sono alimenti per persone con problemi affettivi. Lo zucchero è un elemento sintetico dannosissimo. Meno se ne assumono, meglio è. Evitare del tutto merendine, biscottini, dolcini. Non mangiarne. Aggiungono i guasti degli zuccheri a quelli dei conservanti. E, se pensate che mangiare bene sia impossibile senza spendere tanto, andate a leggere il nostro Si può mangiare con 1 euro?, in questo stesso numero di LucidaMente.
Rino Tripodi