La riforma istituzionale più veloce e più indolore c’è o almeno, secondo l’informazione diffusa e la classe politica, sembra esserci. Venghino,venghino, direbbe Vanna Renzi, abbiamo la repubblica presidenziale, anzi renzidenziale. Ognuno ora potrà eleggere il governo, basta con l’elezione delle semplici assemblee parlamentari, anche se questa non può essere una riforma di cui si possa appropriare il nostro esecutivo, definito, in epoca ancora parlamentare, governo non eletto dal popolo. Sì, perché a dire della massa siamo un presidenzialismo, ma a quanto pare con l’ancora forte correzione del costituzionale parlamentarismo. Siamo un mostro a due teste; ma la repubblica renzidenziale ha origini lontane. Inizi anni ’90, Forza Italia nasce col brand del proprio leader Berlusconi, la sua immagine e il racconto che l’Italia è il Paese che ama. Poi arrivano nelle nostre case gli opuscoli, stile Testimoni di Geova parliamo del Signore e della Bibbia, dove felicemente ci possiamo documentare sulla famiglia del leader, sulle sue corse nel parco di casa e sulla sua voglia di eliminare le tasse, così anche noi possiamo avere un parco al posto del cortile condominiale e correre nel nostro verde piuttosto che nelle ville dai laghetti artificiali. Così si cominciò a dire voto Berlusconi. Con questa strategia di marketing politico si smise di essere comunisti, democristiani, liberali o anarchici e si divenne berlusconiani, bersaniani (anche se questo brand, come molti della sinistra, sono stati leggeri, con le ali, che quando ci sono non li senti), renziani (brand che ha mostrato l’efficacia per la pulizia di casa propria, quello che in un baleno elimina lo sporco lettiano), grillini (brand del tonno senza tonno, l’unico che sponsorizza una scatoletta aperta, ancora da capire piena di che). I comunisti rimasero come refuso, ma solo allo scopo di insulto, come riportava il vocabolario Berlusconi Cicchitto, stesso vocabolario che alla M di magistrati riportava il termine toghe rosse e il rimando alla voce comunismo. E fu allora che il popolo studente fece proprie le terminologie del nuovo lessico e le diffuse nel volgo. Tutto questo ha generato zombiesmo, l’oscuro morbo del marketing, che ci conduce, ormai in pochi, quelli che ancora riescono a muoversi, alle urne e ci fa “votare il governo”, ci fa votare il leader di turno e ci fa tifare per lui, lui che ogni cosa che dice è verità insindacabile, che è il migliore, il senza colpe, il pulitore di questi zozzoni e tanto sono tutti uguali tranne lui. Vecchi schemi si ripercorrono, ma non nei nostri lui, quanto in noi, consumatori di questa politica, compratori di questi marchi, clienti dei nostri votati. Noi, che acclamiamo il primo che dice ciò che vorremmo sentir dire e che ci fa ripetere le errate lezioni di vecchi vocabolari, logori manuali e cantare testi standard per un asettico saggio di fine anno. Noi, che addestrati, ripetiamo che siamo ad un altro governo non eletto dal popolo, ma designato dal Presidente della Repubblica, senza renderci conto che riportiamo fedelmente ciò che la Costituzione ha prescritto per l’Italia e non uno scempio dell’attuale politica.
Leonardo Masucci