Forse sarebbe meglio dire “caro amico ti schifo”, ma con la velocità di una gara tra carri funebri in processione, adrenalinici come una maratona di anziani con artrite reumatoide , il finto disponibile PD e il finto aperto M5S stanno attuando una estenuante pantomima di scambio di letterine, contenenti il desiderio di ciascuno di loro di conservare o riformare con calma l’introduzione del racconto la bella Italia che ne verrà fuori.
Il primo, che ha impiegato decenni per ottenere una percentuale decente per definirsi vincitore ed uscire dal risibile “ma non abbiamo nemmeno perso”; il secondo, quasi due anni per capire che bisogna almeno fingere di ascoltare l’altro ed interagire con esso se si vuole tentare un cambiamento, specialmente se l’altro è la maggioranza, non fanno certo pensare a ritmi da richiesta di certificato del medico sportivo.
I tempi potrebbero anche allungarsi, se si dovesse seguire la postilla del sentire gli italiani in rete, perché fa tanto democratico.
Infatti i nostri grafomani si accoltelleranno cordialmente – visto che i nuovi toni dei cortesi ma stronzi fanno più audience nella politica attuale- per i punti in oggetto nella corrispondenza, punti di domanda del PD a cui i 5stelle hanno risposto contemporaneamente sì, no e però e se i due amici di penna giungeranno ad un accordo, bisognerà vedere cosa diranno i partecipanti della rete.
Qualora non dovessero essere soddisfatti delle grandi manovre e non si dovessero essere divertiti a vedere il Cecco mi tocca a cui si sta giocando, allora tutto si perderebbe, tempo e prodotto. Se dovesse andare bene, asciugheremo la goccia di sudore sulla fronte, ma prenderemo atto che le trattative future, saranno sempre più lente, tra chi manderà le lettere per dimostrare di chi è la casa e chi ci comanda, tra chi non si sentirà sufficientemente legittimato a prendere decisioni e chiederà ogni volta a qualche migliaio di web-elettori di esserlo e tra chi si offenderà perché non si fa come dice lui.
La politica in alcuni momenti dovrebbe avere altri tempi e smetterla con i rinvii di principio. Se vorranno affrontare insieme il corpo centrale di questo racconto italiano, cioè una vera riforma del lavoro e il problema dei 10 milioni di poveri probabilmente destinati ad aumentare, quanto tempo e quanti epistolari ci vorranno, considerando che sulle “riforme di accademia” non c’è ancora niente di concreto?
Leonardo Masucci