Renzi antepone i problemi prettamente politici a quelli economici, mentre in aula si vivono scene da regime
di Adalgisa Marrocco
Matteo Renzi è un prestigiatore: fornisce l’illusione che i veri problemi siano il Senato e la “minoranza” PD, mentre sotto la superficie continua a ribollire il magma dei problemi economici .
I pettegolezzi vorrebbero che il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, sia pentito di aver accettato il dicastero. «Avrei fatto molto meglio a continuare con gli uffici studi», avrebbe confessato Padoan in ambiente privato, dimostrando sfiducia nelle idee economiche del presidente del Consiglio. Altro tasto dolente riguarda le probabili dimissioni di Carlo Cottarelli, commissario per la Spending Review. Nonostante le smentite, si mormora che Renzi avrebbe già trovato una nuova poltrona dove piazzare Cottarelli all’indomani delle dimissioni: incarico di direttore esecutivo italiano al Fondo monetario Internazionale.
A fare da contorno alla malcelata situazione in ci versa l’economia italiana, arriva la nota mensile dell’ISTAT. «Il recupero della crescita economica si annuncia più difficile di quanto prospettato. I segnali provenienti dalle famiglie e dalle imprese sembrano delineare una fase di sostanziale stagnazione dell’attività economica anche se emergono alcuni segnali positivi sull’occupazione […] La situazione economica è meno favorevole di quanto sperassimo, serve più sforzo per la crescita», afferma il resoconto dell’istituto. In altre parole, quella che stiamo attraversando è una fase di stagnazione, anche se l’esecutivo camuffa la realtà privilegiando le questioni prettamente politiche.
Bisogna fare le riforme ad ogni costo, sostiene Renzi. La più consistente scoperta che la nostra democrazia ha fatto negli ultimi giorni è che se un emendamento viene rifiutato, il voto abbatte anche altri emendamenti di contenuto simile al primo. Dopo le tensioni verificatesi in aula mercoledì 30 luglio, è stata questa la decisione del presidente Grasso: far scattare il “canguro”, la norma per cui bocciato un emendamento si considerano preclusi tutti gli emendamenti analoghi. E così, in maniera immediata, sono saltati 1400 emendamenti. Secondo una parte dei deputati PD, sarebbero stati scavalcati anche i veti posti sul Senato elettivo. Tensioni di aula che non accennano a placarsi così, durante la serata di giovedì 31 luglio, due senatori sono finiti in infermeria, mentre il presidente Grasso ha sospeso la seduta invocando l’intervento della Polizia. Scene da regime di un Paese sottosviluppato?
Riguardo le riforme, Marco Piccinelli di Controlacrisi.org ha intervistato il costituzionalista Gaetano Azzariti. Sull’anti-ostruzionismo spinto dell’esecutivo Renzi, Azzariti ha dichiarato: «Da un lato c’è una fortissima volontà, del Governo e della maggioranza parlamentare che sostiene le riforme, di conseguire risultato, anche forzando le regole della dialettica parlamentare e utilizzando degli strumenti anti-ostruzionismo che il regolamento parlamentare permette […] Sono strumenti legittimi, ma certamente contro lo spirito del dibattito parlamentare. Dall’altra parte c’è, evidentemente, la consapevolezza che modificare la Costituzione in punti così delicati a colpi di maggioranza non è un buon viatico per una buona riforma costituzionale, anzi è assolutamente improprio rispetto a quello che dovrebbe essere la discussione sul testo che per antonomasia dovrebbe essere il più discusso e confrontato con le opposizioni: la nostra Costituzione, più di ogni altra, insiste sul confronto parlamentare […] Ripeto: da una parte una forzatura e dall’altra la consapevolezza che si rischia d’andare a sbattere».
Accelerazioni, forzature, reazioni violente. E la democrazia sta a guardare.