COSE DA NON CREDERE. NONNI, CONFIDENTI E ALTRE BALORDAGGINI DEL DOPOELEZIONI
Memorabilia. Ignazio La Russa che si avvicina ad Alessandra Mussolini, le schiocca un bacio sulla guancia e le dice: "Voglio tanto bene a te e a tuo nonno". L'ex confidente della Cia ora confidente di Ratzinger, Ferrara, che dopo aver preso lo zero virgola quattro lamenta: “Ci aspettavamo voti, gli elettori ci hanno preso a pernacchie”. Forse credeva di meritare altro. Casini che prima delle elezioni aveva dichiarato: “In caso di parità tra i due schieramenti sono pronto a fare il premier” inducendo molti indecisi a votare Berlusconi. Il suo compagno di merenda, l'ultrà cattolico omofobo Buttiglione, che dopo i primi exit poll si azzarda a dichiarare: “Questi primi dati dicono che siamo la terza forza del Parlamento e che il Pdl al 34% è una sconfitta politica di Berlusconi. Povero Berlusconi. Ora non sarà facile venir fuori da questa situazione difficile per il paese e governare”. Un genio delle previsioni. Santanché che accoglie la sua cerchia più stretta nella nuova casa a Milano – seminterrato con piscina e sauna, studio al primo piano e appartamento faraonico al secondo – e si vanta: “Ho riportato un milioni di voti dopo una campagna di soli quattro mesi e mezzo, ne ho guadagnati duecentomila al mese”. Forse pensava a duecentomila “euro” al mese. Cuffaro che annuncia: “In questi cinque anni farò il senatore, risolverò i miei problemi giudiziari e poi sarò ministro”. Il forzista americanofilo Martino, uno dei peggiori ministri che l'Italia abbia mai avuto, che aspira a ritornare alla Difesa e annuncia: “La prossima settimana parto per gli Usa dove la madre di Mc Cain (il candidato repubblicano alla Casa Bianca) ha organizzato una cena in mio onore”. Sembra che il suo concorrente, La Russa di An, stia per volare a Washington, gli offre un cappuccino il nonno di Bush. I migliori commenti: quello di Grazia Francescato, che ha ammesso: “Noi Verdi abbiamo sbagliato tutto”. Del democratico De Luca, che dopo la sconfitta in Campania ha dichiarato: “Serve sobrietà e rispetto, non rappresentiamo più la gente”. Quello di De Mita, trombato dopo aver fatto carte false per tornare nel Parlamento in cui è stato 45 anni, che non ha parlato.