di Beppe Di Maggio
Il Festival di Sanremo del 1967 non passò alla storia per la quarta vittoria di Claudio Villa , poiché un tragico evento consumatosi nella notte del 27 gennaio segnò la manifestazione e la storia della musica italiana: la morte di Luigi Tenco mediante suicidio almeno dalle prove raccolte finora. Tenco aveva solo 29 anni e faceva parte di quella scuola genovese, composta da cantautori come Lauzi, Paoli e De Andrè, ma con quel quid in più dal punto dell’arrangiamento musicale grazie a quell’impronta jazz data da Luigi.
Si fece conoscere al grande pubblico con la canzone “Mi sono innamorato di te” dimostrando quella poetica quasi leopardiana. Con la canzone”Un giorno dopo l’altro” ottenne la notorietà, ma Tenco si sentiva un pesce fuor d’acqua in una realtà dove regnava solo il marketing e le canzonette la facevano da padrone.
Eppure lo spinsero a partecipare al Festival di Sanremo del ’67 in coppia con Dalida: entrò in quella specie di “fossa dei leoni “presentando una canzone dal testo moderno ma senza alcuna possibilità di successo , la celebre ”Ciao amore,ciao”. Il pubblico non apprezzò, i critici nemmeno e la canzone venne brutalmente eliminata. Tenco sconvolto ed ubriaco scrisse le sue ultime celebri parole:“ Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io tu e le rose” in finale e ad una commissione che seleziona “La rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”. Poi si sparò un colpo alla tempia, tuttavia le ricostruzioni più recenti parlarono di strani personaggi intorno a lui. Vergognosamente il Festival non si fermò a commemorarlo. Certamente fu una gravissima perdita, non solo per la musica ma per tutta società italiana, la sua morte; invece ancor oggi lo si ricorda più per quel maledetto Festival che non per le splendide canzoni regalateci.