L’ultima mossa di Piripicchio, lo Charlot barese
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L’ultima mossa di Piripicchio, lo Charlot barese

di Beppe Di Maggio

Michele Genovese, in arte “Piripicchio”, è un nome che dirà nulla a chi stia  leggendo  questo articolo, eppure è stata l’unica maschera comica che Bari abbia mai avuto, altroché Lino Banfi; Piripicchio nacque a Barletta il 5 luglio del 1907, e fece ridere intere generazioni di baresi e non. Era un attore di strada, non ha mai recitato in un teatro  e non divenne celebre e ricco: alla fine di ogni spettacolo gli spettatori in strada e quelli che assistevano alla sua performance affacciati al proprio balcone gli elargivano qualche moneta o delle sigarette d’importazione. A Piripicchio bastavano  una bombetta ed i baffetti simili a quelli del grande comico Chaplin e soprattutto  il bastone, che diveniva parte integrante perché spesso lo puntava a terra per poi afferrarlo a volo più volte, facendolo accompagnare da gesti allusivi e battute argute in dialetto barese.

In lui era innata la capacità di far ridere grazie alla sua faccia mobilissima ed alla voce intonata e stentorea, caratteristiche simili a quelle della più grande maschera della Commedia dell’Arte in Italia ovvero Totò.  Eppure morì a Bitonto nell’agosto del 1980 solo e dimenticato da quasi tutti, finché nel 2006 fu scritto un libro “L’ultima mossa. Omaggio a Piripicchio” che fece  riscoprire questa grande maschera barese alle nuove generazioni della nostra terra, ed il musicista Gino Pastore che per anni lo aveva accompagnato con la sua chitarra gli dedicò  una canzone omonima, a cui seguirono una poesia e nel ’10 un film dal titolo “Piripicchio l’ultima mossa”.

Ad interpretare Piripicchio fu scelto l’attore barese Nicola Pignataro, uno degli ultimi attori che recitano in vernacolo, che riuscì solo in parte a rendere la comicità spontanea dell’ artista barese, tuttavia nel film fu ricordato un momento importante per lo sfortunato artista, ovvero l’incontro a Cinecittà con il grande Totò che volle vedere  Piripicchio esibirsi davanti ai suoi occhi. Per poter ridere anch’egli alle battute dello “Charlot” barese.

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