di Beppe Di Maggio
Cosa resterà del lascito televisivo di Michele Santoro da Salerno, dopo che nell’ ultima puntata di Servizio Pubblico ha annunciato l’addio alla tv? Forse i suoi scazzi con l’ex Cavaliere? Direi soprattutto un nuovo modo di fare talk show in Tv. Costretto dopo il ’02 ad una pausa forzata, dopo il berlusconiano “editto bulgaro”, era tornato in Rai, avvalendosi di Marco Travaglio per realizzare trasmissioni , dove si era inimicato in modo trasversale tutti i politici, venendo accusato di faziosità. Chiunque voglia fare dignitosamente il giornalista e no lo Zerbino del potente/i di turno potrebbe essere definito fazioso se protestasse vivacemente contro qualunque imposizione della politica. Santoro ha spesso tollerato ingerenze di politici in Rai e di editori quando è stato a Mediaset (sembra incredibile ma è successo!) o a La 7.
Santoro è un animale del giornalismo d’assalto, con tutti i pregi e i difetti, parla alla pancia, il più delle volte, degli spettatori ma ha un fiuto per le notizie, per la ricerca dello scoop che oggi in tv autoreferenziale pochi hanno: egli non ha mai fatto l’arbitro super partes come gli rimprovera il critico Grasso ; il giornalista salernitano quando c’è da fare un dibattito con un Salvini o Renzi di turno si toglie i guanti del conduttore e se c’è da replicare non balbetta ma scambia verbalmente, colpo su colpo . E’ forse il “limite” oggettivo di Santoro per i nostalgici delle Tribune politiche in bianco e nero .E questo discorso vale anche per Travaglio e per il vignettista Vauro : possono essere pure antipatici, possiamo contestarli, ma non farli tacere per accontentare qualcuno .
Quale sarà il futuro di Santoro , ed in seconda battuta di Travaglio che comunque dall’alto della direzione de Il Fatto quotidiano può continuare a svolgere attivamente il suo lavoro? Forse il buon Michele una piattaforma televisiva alternativa, tipo la realizzazione di documentari a tema, o sul web penso la troverà, il suo potrebbe essere un periodo sabbatico più che un addio traumatico.