In scena Provando… Dobbiamo parlare
Immaginate un salotto in una casa apparentemente perfetta in centro storico a Roma, con una terrazza e una bella vista. Pensate ad una coppia di scrittori: lui Sergio Rubini e lei Isabella Ragonese. Un buon equilibrio, tanto amore, una coppia che funziona e cui fa compagnia un pesce rosso chiuso nel suo acquario. Provate a pensare adesso a questo “idillio” traghettato all’improvviso nel menage tutt’altro che pacifico tra una coppia di amici, due medici molto diversi e pure così simili, raccontati da Maria Pia Calzone e Fabrizio Bentivoglio. Cosa può far sentire i due creativi più forti del confronto con la vita frenetica, insoddisfatta, fedifraga di due medici, chirurgo e primario lui in perenne corsa per salvare vite e dermatologa lei, ricca ma piuttosto annoiata? Fermi tutti, Dobbiamo parlare…
In scena all’Ambra Jovinelli fino al 20 dicembre la versione teatrale dell’omonimo film firmato proprio da Sergio Rubini. Un vortice di chiacchiere, confidenze, discussioni, commenti, pettegolezzi che fanno sbattere contro una verità completamente diversa da come appare. L’attore e regista pugliese porta così in palcoscenico le prove che hanno trasferito la commedia al cinema, come racconta egli stesso in sala specificando che il titolo esatto in questa sede è Provando… Dobbiamo parlare.
Un teatro di parola in cui punto di forza sono gli scambi teneri e garbati alle volte, vigorosi e arrabbiati, divertenti altre. Uno spettacolo che ricorda per certi aspetti il Carnage polanskiano già opera teatrale “Il dio del massacro” della drammaturga Yasmina Reza. Un paragone tra persone diretto e fortissimo in cui ciascuno esprime le proprie debolezze, le paure, che fanno crollare delle convinzioni ed emergere dei desideri forse celati. La pacatezza intellettuale di Rubini si affaccia divertita sull’universo caciarone di Bentivoglio fatto di bisturi e romanità. Dall’altro lato la borghesia disincatata della Calzone fa da specchio ai sogni nascosti di un’irrisolta Raganose.
Un bello studio sul genere umano in fondo, capace di mostrare quanto niente è come sembra, laddove la perfezione davvero non può appartenere a nessuno.
Buona l’idea delle prove, bravissimi tutti gli attori. Un spettacolo ben fatto e che mette voglia di andare a vedere anche la versione cinematografica, capace probabilmente di spiare il dettaglio espressivo di ogni interprete nello sviluppo dell’intreccio.