In scena alla Sala Umberto Giorgio Tirabassi in Coatto unico senza intervallo, sul palco con Daniele Ercoli, contrabbasso e Giovanni Lo Cascio, percussioni.
Diretto dallo stesso Giorgio Tirabassi e scritto con Daniela Costantini e Stefano Santarelli, lo spettacolo presenta una panoramica del popolo di Roma, quello di periferia. Non è il coatto fastidioso, invadente, stridente, bensì è quello verace, colorito nei modi e nell’aspetto. È il coatto col collo di pelliccia oppure quello che, seduto sul muretto, controbatte all’amico, con fare dell’uomo di vita e un po’ dello scienziato dalla nascita, che il corpo che stanno vedendo steso, dopo una rapina, non può essere morto perché “si no l’aveveno coperto…”
Tirabassi non è solo attore in questo spettacolo, ma anche cantante e musicista e lo fa con un’ottima riuscita. La sua voce scalda quando recita e riempie quando canta le canzoni della prima guerra mondiale o un blues e un rock alla romana. È uno spettacolo che ci fa passeggiare per le periferie, che ci fa sentire che la storia della Capitale è una storia che riguarda anche le persone semplici, quelle del “popolo de Roma”: in fondo il coatto così come portato in scena è un patrimonio dell’umanità, un emblema da manuale, un vessillo, portatore della tradizione capitolina.
In effetti il coatto è davvero unico, perchè è aspaziale, si estende per quasi tutta la città, come il nostro che ci racconta di essere stato sfrattato dall’Alberone ed è andato a Spinaceto. È atemporale: c’è da sempre e da sempre ci rappresenta che si voglia o no, senza necessariamente esserlo o apprezzarlo, basta sentire di far parte del popolo di Roma.
Il coatto è come un sanpietrino: c’è chi l’ha odiato camminandoci con i tacchi o andandoci in motorino, ma guai a pensare di rimuoverlo!
E poi è unico poiché è in scena ininterrottamente, senza intervallo appunto, lui, instancabile, che con arte ci fa sentire fieri di essere coatti!