(28/01/2011) A Davos nella Landwassertal, sul c.d. tetto del mondo, ogni anno, si riunisce la cupola dell’alta finanza pubblica e privata. Sui giornali italiani risalta il fatto che il nostro Presidente Monti sia tenuto in grande considerazione. Molti se ne compiacciono, io me ne preoccupo per via della contiguità tra esponenti del mondo bancario, della finanza rapace (ma benefattrice), di esponenti dei governi e della Banca Centrale europea. Non bisogna dimenticare, infatti, il ruolo determinante che la finanza rapace ha avuto nel determinare la crisi economica da cui non riusciamo ad uscire per via dell’abbraccio perverso che si è determinato tra sistemi bancari e tesorerie dei governi europei. A Davos si verificano informalmente i risultati che i vari governi hanno raggiunto nell’ultimo anno nel sottoporre gli interessi generali a quelli dell’alta finanza, ossia, agli interessi dell’1% contro quelli del 99% della popolazione come sostiene il movimento Occupy Wall Street. A Davos, non sono invitati i rappresentati dei lavoratori né dei 100 milioni di disoccupati creati dalla crisi provocata dall’alta finanza. Banchieri, finanzieri uomini di governo discutono in ambienti felpati su come salvare il sistema che beneficia direttamente loro stessi.
Anche il Presidente Monti è contiguo e in qualche modo prodotto di questo mondo. Si sta adoperando in ogni modo non per salvare il modello sociale europeo – sia pure nella versione italo-mediterranea – ma per ridurlo per quanto possibile e renderlo compatibile con la loro visione del mondo. Non è sorprendente che Egli raccolga gli apprezzamenti sinceri del mondo di Davos e della destra liberista europea. Quasi a guastare la festa, ieri sera (venerdì 27), è arrivato il declassamento di Fitch dopo quello di Standard & Poor’s, nonostante qualche significativo risultato conseguito nelle settimane scorse in termini di riduzione dello spread. Come interpretare la decisione – per altro prevista – di Fitch e la reazione tranquilla dello stesso Presidente Monti? Ho tre spiegazioni: 1) quello che ha fatto fin qui il governo italiano non è comunque sufficiente in termini di tagli allo stato sociale; 2) quello che ha fatto Monti fin qui in termini di rilancio della crescita e, quindi, di sostenibilità del debito pubblico è ancora meno. Il problema del debito pubblico è stato appena sfiorato; 3) la serenità di Monti circa il giudizio di Fitch si spiega con la sua fiducia negli effetti devastanti della sua manovra e di quelle precedenti in termini di riduzione del PIl, aumento della disoccupazione , dell’inflazione e, quindi, di aggiustamento dei salari e prezzi “svalutazione interna”.
Monti probabilmente ritiene che quando detti effetti si saranno manifestati in pieno, le società di rating potranno cambiare opinione. Ma c’è un solo problema: l’economia italiana potrebbe rimanere incagliata sugli scogli come la nave Costa Concordia all’isola del Giglio, questa volta sul serio sull’orlo di un precipizio. Per amore della nostra Italia, spero di sbagliarmi in tutto e per tutto.