- "No all’elevazione del valore del buono pasto a 7 euro
- No al calcolo ai fini della liquidazione della parte stabilizzata in quota indennità di agenzia
- No alla abolizione della decurtazione salariale in caso di malattia inferiore a 15 giorni.
Nei fatti, perciò, il governo, che continua tra l’altro a sottostimare l’entità dello stesso beneficio contrattuale, ha detto no al contratto dei lavoratori delle Agenzie fiscali scaduto ormai da più di due anni.” E allora, non resta che passare alla mobilitazione con un fitto programma di agitazioni “natalizie”. E se queste “non saranno sufficienti a far recedere il governo da tali posizioni provocatorie”, i sindacati preannunciano sin da ora entro fine anno una manifestazione nazionale a Palazzo Chigi.
La protesta dei lavoratori delle Agenzie non è priva di motivazioni:
- l’elevazione del buono pasto da 4,65 euro (le novemila lire dei tempi della sua introduzione) a 7 euro è stata già concessa agli altri lavoratori del pubblico impiego, per cui non si capisce con quale logica si vuole negarla a quelli delle agenzie
- inaccettabile è anche la decurtazione della quota giornaliera dell’indennità di agenzia per i giorni d’assenza per malattia, che non vale per le assenze superiori ai 14 giorni (in pratica, è come se si incentivasse il dipendente ad allungare la convalescenza)
- la parte normativa del primo contratto è stata abbastanza deludente, ad esempio quando non ha previsto di inquadrare in apposite figure professionali categorie di lavoratori tipici delle Agenzie fiscali oppure previste dalla legge (come i comunicatori ex legge 150/2000)
- i lavoratori delle Agenzie fiscali hanno affrontato negli ultimi anni due rivoluzioni consecutive nell’organizzazione del loro lavoro, con professionalità ed impegno riconosciuti a parole dai vertici in tutte le occasioni ufficiali
- l’Agenzia delle entrate dal 2006 si autofinanzierà con una quota dei proventi della propria attività, non godendo più di trasferimenti dal bilancio dello Stato: i capi pensano sia un successo, i dipendenti sono preoccupati…
- il mancato rinnovo del contratto è da imputarsi quasi certamente a mero intento dilatorio: rinviare la grana al 2006 consente una chiusura migliore del bilancio 2005. E dopo, chi vivrà vedrà.