Un grande patrimonio storico culturale ospitato all’interno di imponenti vestigia sopravvissute ai millenni. La mostra “Elmi dell’Impero romano, dagli Etruschi a Costantino” presenta fino al 4 Settembre 2016 reperti di epoche che coprono un vastissimo arco temporale, dal VII secolo a.c. al IV d.c., nel sito museale dello Stadio di Domiziano sui cui resti oggi vive Piazza Navona. Un luogo tra i più celebri del mondo il cui nome altro non è che l’evoluzione dell’antica espressione in agonis, riferita alla precedente presenza del grande impianto sportivo.
Un percorso affascinante che si snoda attraverso i secoli e che consente una riflessione complessiva e puntuale sull’evoluzione degli elmi militari romani e non solo, delle loro caratteristiche tecniche ed estetiche. Il visitatore può così ammirare oggetti perfettamente ricostruiti filologicamente ed inseriti in un contesto ineguagliabile: un lembo dell’unica curva di quello che fu il primo impianto sportivo in muratura della storia di Roma, destinato principalmente alle gare di atletica.
Antichi elmi in un antico stadio quindi, quello di Domiziano che, come detto, riposa sotto una delle più famose piazze del mondo. O più correttamente, bisognerebbe dire dentro. Piazza Navona infatti costituisce un sorta di scrigno che racchiude l’antico impianto da 30 mila posti terminato nel 96 d.c. Un abito aderente e più moderno indossato dal passato.
Le eleganti case che oggi affacciano sulla fontana del Bernini e sulla chiesa del Borromini furono infatti edificate sopra i resti delle gradinate e ricalcano perfettamente la forma dello stadio, lasciando libera l’area della pista dove oggi camminano i turisti.
Quale miglior modo, allora, di conoscere la complessa storia di uno dei siti più belli di Roma se non quello di avventurarsi tra gli antichi passaggi di un complesso museale ricco d’incanto, in occasione di una mostra imperdibile per contenuti e spunti d’interesse?
Oltre mille anni di storia, non solo militare, possono essere vissuti proprio tra le mura che videro quelle epoche svilupparsi e tramontare. Senza dissolversi però, ma resistendo al trascorrere del tempo grazie alla proverbiale vocazione di Roma per l’eternità.
Marco Bombagi