“Una mezza rivoluzione”. Così Lorenza Trucchi definisce la mostra alla "Galleria del Secolo" in cui Giuseppe Capogrossi, nel gennaio del 1950, espone i suoi primi lavori astratti: “Pareva impossibile che il quieto Capogrossi, ex fondatore del Gruppo Romano, ex cézaniano e tonalista, ricco di una solida fama locale e di un buon mestiere pieno di comunicativa, rinnegasse in modo tanto perentorio sé stesso, rifiutasse il proprio passato, e pur di rivelarsi anche negli oscuri angoli, pur di vivere all’estremo la propria esperienza di individuo e di pittore, si buttasse nel fitto di una avventura misteriosa e totale, allora per i più, a Roma, quasi ignorata e del tutto (per essi) incomprensibile”.
All’avventura astratta di Capogrossi Emmeotto dedica la mostra "Capogrossi. Il segno organizzato" che, a partire da giovedì 19 aprile, presenterà un nucleo di importanti dipinti, opere su carta e collages realizzati dall’artista tra il 1950 e gli ultimi anni della sua vita.
La pittura astratta di Capogrossi divide da subito gli animi: critiche feroci destinate a protrarsi negli anni, ma anche appassionati consensi. Già nel ’51, a Parigi, Capogrossi è l’unico artista italiano inserito da Michel Tapié nella mostra "Véhémences Confrontés" accanto a Pollock, De Kooning, Fautrier e Dubuffet. Ricorda Claudia Terenzi, curatrice della rassegna, come l’inconfondibile segno di Capogrossi sia stato sin dall’inizio oggetto di un’interpretazione quanto mai varia e curiosa. Tanto i denigratori quanto i sostenitori della prima ora non poterono infatti evitare di domandarsi da quale “trauma” scaturisse quella svolta così radicale rispetto alla lunga storia figurativa del pittore – protagonista indiscusso della Scuola Romana – e alla successiva, breve parentesi dell’esperienza postcubista. Quali che fossero le risposte, i suoi interpreti più sensibili sono sempre stati accomunati dalla consapevolezza dell’importanza dell’invenzione di Capogrossi: un segno sempre riconoscibile e unico eppure ricco di varietà nella sua capacità di suggerire infinite possibilità combinatorie, di organizzare lo spazio, il movimento, la dimensionalità.