“Rinascere dalle distruzioni”, prima che il titolo di una mostra una dichiarazione di intenti, un moto di volontà. Dal 7 ottobre all’11 dicembre all’interno del più importante sito archeologico di Roma, il Colosseo, risorgono dall’oblio della violenza e dell’ignoranza fondamentalista tre monumenti simbolo della Siria martoriata dalla guerra.
Il toro androcefalo di Nimrud, il soffitto del tempio di Bel a Palmira, città violentata dalla furia oscena dell’Isis e riconquistata solo pochi mesi fa dai siriani e dai contingenti russi, e la sala dell’archivio di Stato del palazzo di Ebla. Tesori dapprima perduti, emblema dell’identità e delle radici millenarie di quel lembo di Vicino Oriente, e ora ricostruiti grazie ad un complesso e affascinante lavoro realizzato in Italia.
I visitatori che vorranno ammirare le copie dei tre manufatti distrutti, come ha fatto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, capiranno l’importanza della sensibilizzazione alla conoscenza e alla cultura come eredità storiche dei popoli ed espressione del retaggio millenario dei territori.
La mostra espone poi, oltre ad una video installazione che narra dei colori e degli sguardi di quell’antica terra, anche due reperti originali provenienti sempre da Palmira: due ritratti scolpiti di un uomo e di una donna che saranno restaurati dai Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e successivamente, una volta tornati agli antichi splendori, riconsegnati al museo di Damasco.
L’esposizione ha il patrocinio dell’Unesco ed è ideata e curata da Francesco Rutelli e Paolo Matthiae con il sostegno economico della Fondazione Terzo Pilastro che ha investito 160 mila euro per tre anni. La realizzazione e la promozione sono merito della Soprintendenza speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma.
“Rinascere dalle distruzioni” insegna che salvando la cultura si preserva lo spirito e il cuore di una terra, resi immortali dall’ingegno e dal talento artistico degli uomini che l’hanno abitata nel corso del tempo. Si rafforza così la speranza che anche nel futuro la bellezza possa vivere nel mondo.
Marco Bombagi