all’estero, al di là delle buone intenzioni, ha prodotto risultati
tutt’altro che esaltanti. Occorre voltare pagina, soprattutto
eliminando l’abbraccio soffocante del Ministero degli esteri che ha di
fatto esautorato ogni possibilità di gestione autonoma della nuova
struttura. Un ministero è sicuramente eccessivo, basterebbe un
sottosegretariato. Ma collocato non agli esteri, come molti pensano, ma
presso la Presidenza del Consiglio, alle dirette dipendenze di Prodi.
In modo da dargli autorevolezza e capacità di coordinare le troppe
competenze burocratiche che si sovrappongono nella materia. Queste le
osservazioni contenute in questa lettera aperta che il portavoce del
Circolo La Margherita “Italiani nel Mondo, Francesco Fatiga, invia per
nostro tramite al Presidente del Consiglio in pectore, Romano Prodi
dei diciotto parlamentari in rappresentanza diretta dei cittadini
italiani residenti all’estero- alcuni dei quali destinati, a quanto
sembra, ad incidere in modo addirittura determinante sulle sorti
politiche del Paese – hanno definitivamente confermato la necessità di
affrontare con maggiore serietà questi temi. Sia dal punto di vista
delle tecniche elettorali, sia da quello delle politiche dirette a
tutelare i loro diritti e, loro tramite, la stessa immagine e lo stesso
sistema Italia nel mondo. Nel programma presentato agli elettori
dall’Unione appaiono chiare le
direttive strategiche cui ispirarsi ma resta il problema di quale
strumento di governo, autorevole ed efficace, ci si debba avvalere per
la loro attuazione.
Ed è su questo specifico argomento che, in qualità di portavoce del
Circolo della Margherita “Italiani nel Mondo”, mi sembra doveroso
offrire qualche argomento di riflessione.
Il punto di partenza di questa riflessione non può non essere
l’esperienza, tutt’altro che esaltante, vissuta con il Ministero per
gli italiani all’estero. .
Ripercorrere pari pari la strada intrapresa nella scorsa legislatura
con la riproposizione di uno specifico dicastero senza portafoglio
sarebbe un grave errore considerata la scarsa capacità di incidere sui
problemi di una struttura burocratica così concepita. Una struttura che
di fatto, al di là di ogni buona intenzione, ha prodotto soltanto una
serie di eventi rituali e celebrativi.
La stessa allocazione di tale ministero presso la Farnesina e la
conseguente necessità di avvalersi della stretta collaborazione
dell’apparato del MAE ne svilisce, fra l’altro, qualsiasi autorevolezza
politica.
A nostro avviso neanche un sottosegretariato agli Esteri con specifici
compiti di tutela degli italiani all’estero risolverebbe il problema di
fondo che resta quello di creare un centro autorevole di coordinamento
politico tra le varie e, forse troppe, competenze istituzionali che si
intrecciano sulle politiche per gli Italiani nel Mondo:.
Al di là dei vari ministeri interessati – principalmente, ma non solo,
esteri, lavoro, interni – le cui burocrazie quasi sempre si ostacolano
invece di collaborare e dei tanti Enti Pubblici che a vario titolo si
interessano della materia, ora ci sono le Regioni che hanno anch’esse
competenze specifiche e che, pur nel rispetto delle loro autonomie, non
possono certamente legiferare ed operare in ordine sparso.
Per queste ragioni la soluzione più idonea ci sembra quella di
istituire un apposito sottosegretariato nell’ambito della Presidenza
del Consiglio, dotato di poteri e di strumenti idonei, che possa
funzionare da vera e propria cabina di regia per ricondurre ad un unico
progetto organico tutte le iniziative allo stato sparse in mille rivoli.
Con i migliori auguri di buon lavoro.
Francesco Fatiga, portavoce
del Circolo La Margherita “Italiani nel Mondo)
26 Aprile 2006