Il paese è davvero spaccato in due? E se si, è
una novità? Molti di noi hanno la tentazione di rispondere per le rime
alle chiacchiere da bar che fanno il verso all’ex premier, ma non è che
uno ha in tasca i report del Ministero dell’Interno… Almeno, non li
aveva fino ad oggi: adesso basta stamparsi questo articolo, e non
girare più senza.
una novità? Molti di noi hanno la tentazione di rispondere per le rime
alle chiacchiere da bar che fanno il verso all’ex premier, ma non è che
uno ha in tasca i report del Ministero dell’Interno… Almeno, non li
aveva fino ad oggi: adesso basta stamparsi questo articolo, e non
girare più senza.
di Gino Nobili
La patetica lettera dell’ex premier, così gustosamente citata dal
collega Biavati su queste pagine, contiene per l’ennesima volta il
tormentone del 50,2% dei voti che avrebbe avuto il centrodestra alle
ultime elezioni, per cui il Paese sarebbe spaccato, il centrosinistra
non avrebbe il diritto morale di governare e specialmente di eleggere i
Presidenti delle Camere e della Repubblica.
La tecnica è nota in Comunicazione: si fa un
affermazione apodittica, non importa se fondata, e la si ripete
all’infinito fino a che non diventa luogo comune. E’ vecchia come il
mondo, ma dall’uso massiccio che ne fa da almeno 12 anni io proporrei
di intitolargliela ad honorem, e chiamarla da ora in poi Tecnica
Berlusconi. La TB per funzionare bene, però, richiede il dominio
assoluto sui mezzi di comunicazione di massa, che il Nostro si è
assicurato ben prima di entrare in politica, ed è riuscito a mantenere
ed anzi ad espandere sia quando stava al governo che dall’opposizione.
Speriamo non stavolta, ed intanto facciamo il nostro piccolo per
confutare analiticamente l’affermazione di cui sopra, ad uso e consumo
di voglia avere cifre semplici da sbattere al muso di eventuali
interlocutori indottrinati o semplicemente stancamente ripetenti il
luogo comune di cui sopra.
Vediamo queste tabelle:
affermazione apodittica, non importa se fondata, e la si ripete
all’infinito fino a che non diventa luogo comune. E’ vecchia come il
mondo, ma dall’uso massiccio che ne fa da almeno 12 anni io proporrei
di intitolargliela ad honorem, e chiamarla da ora in poi Tecnica
Berlusconi. La TB per funzionare bene, però, richiede il dominio
assoluto sui mezzi di comunicazione di massa, che il Nostro si è
assicurato ben prima di entrare in politica, ed è riuscito a mantenere
ed anzi ad espandere sia quando stava al governo che dall’opposizione.
Speriamo non stavolta, ed intanto facciamo il nostro piccolo per
confutare analiticamente l’affermazione di cui sopra, ad uso e consumo
di voglia avere cifre semplici da sbattere al muso di eventuali
interlocutori indottrinati o semplicemente stancamente ripetenti il
luogo comune di cui sopra.
Vediamo queste tabelle:
Per costruirle ci siamo basati esclusivamente sui dati ufficiali dei
votanti e sul “teorema Berlusconi”, per cui se come dice lui ha perso
solo per via della legge elettorale e quello che conta sono invece il
numero dei votanti, “depuriamo” per quanto ci è possibile i voti
dell’epoca maggioritaria dal meccanismo elettorale, e contiamoci
dividendo gli elettori sui due fronti “come se” il Mattarellum non ci
fosse mai stato (ovviamente fin dove possibile, caso per caso).
IL PATTO SCELLERATO
Già ad un primo superficiale sguardo si può affermare che, se siamo “un
Paese spaccato a metà” non lo siamo da oggi, ma almeno dal 1996. Il
1994 invece vide un Paese spaccato in tre, grazie alla miopia proprio
del maggior promotore del sistema maggioritario, quel Mario Segni che
prima spinse in tale direzione poi si presentò con una propria
coalizione “di centro” che consegnò l’Italia in mano a Berlusconi. Di
fatto, il Patto Segni allora andò all’opposizione, ed il centro-destra
fece allora quello che rimprovera al centro-sinistra adesso, cioè
nominare alla propria parrocchia tutto il nominabile (il Presidente
della repubblica era in carica), ma ben lungi dall’avere con se il 50%
dei voti validi più uno. Tuttavia, nel nostro conteggio non assegniamo
il Patto a sinistra, cosa che renderebbe gli antiberlusconiani
dell’epoca largamente maggioritari, perché molti suoi esponenti poi
sarebbero andati a costituire l’area centrista del Polo. Anzi, alcuni
di essi furono determinanti per dare al primo governo Berlusconi la
fiducia al senato, tra cui il Senatore Grillo (eletto con Segni e
passato a Forza Italia, come peraltro lo stesso Tremonti) e i senatori
a vita: si, un po’ peggio di quanto viene adesso rimproverato
all’Unione, che sia pure di poco una maggioranza al Senato ce l’aveva
anche prima di chiedere il voto di fiducia, e non ha avuto bisogno di
campagne acquisti notturne.
LA LEZIONE DELL’ELEZIONE
La lezione di quel voto fu: data una legge elettorale, le coalizioni si
devono organizzare di conseguenza, se no le elezioni si perdono. Capito
tutti? Mica tanto: perso l’appoggio della Lega, il centro-destra si
presenta alle elezioni del 1996 diviso, e consegna in mano al
centro-sinistra un Paese non spaccato a metà, ma largamente di animo
destrorso. Guardiamo i numeri: si fossero presentati assieme al
maggioritario, o anche solo ci fosse stato un semplice proporzionale, i
partiti di centro-destra nel 1996 avrebbero avuto una maggioranza
schiacciante. E lo stesso discorso, ma capovolto, si può fare nel 2001:
Rifondazione fuori dalla coalizione di centro-sinistra consegna un
Paese largamente sinistrorso in mano ad un Polo che non si fa nessuno
scrupolo di approfittare della situazione per ridisegnare l’Italia a
suo piacimento, pur rappresentandone non oltre il 45%.
UNA VITTORIA SCHIACCIANTE
Ed arriviamo ai giorni nostri, su cui mi vorrei limitare a due sole
considerazioni, vista anche la marea di cose che si sono già dette:
1) è la prima volta nella storia d’Italia che uno
schieramento preordinato si presenta agli elettori e ne ottiene i voti
della maggioranza assoluta di essi. Altro che “solo 20mila” di
differenza! Guardate la serie: l’unica altra volta che una delle due
fazioni supera il 50% è proprio il centro-destra del 1996 che però si
presentava diviso. E tutte le volte chi ha ottenuto la maggioranza dei
seggi lo ha fatto con una maggioranza di voti solo relativa: altro che
pareggio, averlo fatto stavolta con una maggioranza assoluta si traduce
nel più grande successo elettorale mai ottenuto da una coalizione in
Italia, nel massimo risultato in termini di minor distorsione tra
rappresentanza parlamentare e animo del Paese che sia mai stato
ottenuto;
2) non è vero che al Senato la Casa delle libertà ha
avuto il 50,2% dei voti: quella cifra viene dal conteggio dei votanti,
esclusi in entrambe le Camere sia gli italiani all’estero che gli
elettori della Valdaosta, e al Senato anche quelli del Trentino Alto
Adige, con l’argomento che non concorrono al calcolo del premio di
maggioranza! E no, un momento: qui non stiamo calcolando a chi va il
premio, che peraltro al Senato era stato ideato in modo così bislacco
proprio per arginare la prevista vittoria delle sinistre (la dea Nemesi
non avrebbe potuto fare di meglio…), ma stiamo contando le teste. Ecco
che al senato hanno votato per il centrodestra solo il 49,78% degli
italiani, e per il centrosinistra il 49,42%: una cifra tanto simile da
non poter gridare certo allo scandalo se il meccanismo elettorale
(peraltro da te ideato) consegna invece tre senatori in più all’altro
schieramento. Alla camera, poi, lo sbilancio verso sinistra non è di
20mila, ma di oltre 160mila teste. Se consideriamo che l’elettorato è
quello della camera (chi vota al senato vota alla camera ma non
viceversa, per via delle diverse età d’ingresso all’elettorato attivo),
il governo Prodi gode del maggior consenso preventivo mai avuto da un
governo nell’Italia democratica. Scusate se è poco, e cercate di non
sprecarlo.
votanti e sul “teorema Berlusconi”, per cui se come dice lui ha perso
solo per via della legge elettorale e quello che conta sono invece il
numero dei votanti, “depuriamo” per quanto ci è possibile i voti
dell’epoca maggioritaria dal meccanismo elettorale, e contiamoci
dividendo gli elettori sui due fronti “come se” il Mattarellum non ci
fosse mai stato (ovviamente fin dove possibile, caso per caso).
IL PATTO SCELLERATO
Già ad un primo superficiale sguardo si può affermare che, se siamo “un
Paese spaccato a metà” non lo siamo da oggi, ma almeno dal 1996. Il
1994 invece vide un Paese spaccato in tre, grazie alla miopia proprio
del maggior promotore del sistema maggioritario, quel Mario Segni che
prima spinse in tale direzione poi si presentò con una propria
coalizione “di centro” che consegnò l’Italia in mano a Berlusconi. Di
fatto, il Patto Segni allora andò all’opposizione, ed il centro-destra
fece allora quello che rimprovera al centro-sinistra adesso, cioè
nominare alla propria parrocchia tutto il nominabile (il Presidente
della repubblica era in carica), ma ben lungi dall’avere con se il 50%
dei voti validi più uno. Tuttavia, nel nostro conteggio non assegniamo
il Patto a sinistra, cosa che renderebbe gli antiberlusconiani
dell’epoca largamente maggioritari, perché molti suoi esponenti poi
sarebbero andati a costituire l’area centrista del Polo. Anzi, alcuni
di essi furono determinanti per dare al primo governo Berlusconi la
fiducia al senato, tra cui il Senatore Grillo (eletto con Segni e
passato a Forza Italia, come peraltro lo stesso Tremonti) e i senatori
a vita: si, un po’ peggio di quanto viene adesso rimproverato
all’Unione, che sia pure di poco una maggioranza al Senato ce l’aveva
anche prima di chiedere il voto di fiducia, e non ha avuto bisogno di
campagne acquisti notturne.
LA LEZIONE DELL’ELEZIONE
La lezione di quel voto fu: data una legge elettorale, le coalizioni si
devono organizzare di conseguenza, se no le elezioni si perdono. Capito
tutti? Mica tanto: perso l’appoggio della Lega, il centro-destra si
presenta alle elezioni del 1996 diviso, e consegna in mano al
centro-sinistra un Paese non spaccato a metà, ma largamente di animo
destrorso. Guardiamo i numeri: si fossero presentati assieme al
maggioritario, o anche solo ci fosse stato un semplice proporzionale, i
partiti di centro-destra nel 1996 avrebbero avuto una maggioranza
schiacciante. E lo stesso discorso, ma capovolto, si può fare nel 2001:
Rifondazione fuori dalla coalizione di centro-sinistra consegna un
Paese largamente sinistrorso in mano ad un Polo che non si fa nessuno
scrupolo di approfittare della situazione per ridisegnare l’Italia a
suo piacimento, pur rappresentandone non oltre il 45%.
UNA VITTORIA SCHIACCIANTE
Ed arriviamo ai giorni nostri, su cui mi vorrei limitare a due sole
considerazioni, vista anche la marea di cose che si sono già dette:
1) è la prima volta nella storia d’Italia che uno
schieramento preordinato si presenta agli elettori e ne ottiene i voti
della maggioranza assoluta di essi. Altro che “solo 20mila” di
differenza! Guardate la serie: l’unica altra volta che una delle due
fazioni supera il 50% è proprio il centro-destra del 1996 che però si
presentava diviso. E tutte le volte chi ha ottenuto la maggioranza dei
seggi lo ha fatto con una maggioranza di voti solo relativa: altro che
pareggio, averlo fatto stavolta con una maggioranza assoluta si traduce
nel più grande successo elettorale mai ottenuto da una coalizione in
Italia, nel massimo risultato in termini di minor distorsione tra
rappresentanza parlamentare e animo del Paese che sia mai stato
ottenuto;
2) non è vero che al Senato la Casa delle libertà ha
avuto il 50,2% dei voti: quella cifra viene dal conteggio dei votanti,
esclusi in entrambe le Camere sia gli italiani all’estero che gli
elettori della Valdaosta, e al Senato anche quelli del Trentino Alto
Adige, con l’argomento che non concorrono al calcolo del premio di
maggioranza! E no, un momento: qui non stiamo calcolando a chi va il
premio, che peraltro al Senato era stato ideato in modo così bislacco
proprio per arginare la prevista vittoria delle sinistre (la dea Nemesi
non avrebbe potuto fare di meglio…), ma stiamo contando le teste. Ecco
che al senato hanno votato per il centrodestra solo il 49,78% degli
italiani, e per il centrosinistra il 49,42%: una cifra tanto simile da
non poter gridare certo allo scandalo se il meccanismo elettorale
(peraltro da te ideato) consegna invece tre senatori in più all’altro
schieramento. Alla camera, poi, lo sbilancio verso sinistra non è di
20mila, ma di oltre 160mila teste. Se consideriamo che l’elettorato è
quello della camera (chi vota al senato vota alla camera ma non
viceversa, per via delle diverse età d’ingresso all’elettorato attivo),
il governo Prodi gode del maggior consenso preventivo mai avuto da un
governo nell’Italia democratica. Scusate se è poco, e cercate di non
sprecarlo.