PUFF… IL PALLONE SI E? SGONFIATO. POTREMMO TORNARE FINALMENTE UN PAESE SERIO

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Raccontano le cronache che il leghista Calderoli, mentre in contemporanea con la partita Italia-Australia stava commentando con i giornalisti i risultati del referendum, ha fatto staccare il televisore proprio negli ultimi minuti del match spiegando: “La Lega non guarda la Nazionale”. Detto fatto, lancio di Totti a Grosso, fuga del palermitano, rigore, tiro fulminante del Pupone, Italia promossa ai quarti di finale. Nello stesso pomeriggio un Bossi deluso annunciava l’intenzione di trasferirsi in Svizzera, e zacchete, due ore dopo la nazionale svizzera è eliminata dai mondiali, zero a tre con l'Ucraina dopo i rigori. Come performance non c’è male, speriamo continuino.

Solo Speroni (“l’Italia fa schifo, gli italiani fanno schifo”) è stato all’altezza  del consueto, raffinato livello comunicativo degli esponenti leghisti. In realtà la bocciatura subita dalla  pasticciata riforma costituzionale è stata forte, molto più forte del previsto (significativo che abbia votato no anche Milano, oltre che Venezia) e si giustificano sia la reazione disorientata dei leghisti, i principali autori della riforma, sia le preoccupazioni di Berlusconi, sia i distinguo che gli alleati hanno cominciato a fare. Questa terza sconfitta del centro destra sta mettendo in movimento il quadro politico, come la nostra rivista aveva da tempo anticipato…

Significativa, ad esempio, l’autocritica che possiamo leggere martedì 27 giugno 2006, all’indomani del referendum, in un articolo di Paolo Del Debbio, una delle firme più autorevoli de “il Giornale”, quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi:  “Una riforma troppo identificata con la Lega. E più che leggere quello che c’era scritto (e non sarebbe stato facile per tutti perchè è una materia molto ostica) molti elettori non hanno votato perché non sono d’accordo con  la Lega più che con la riforma del centro destra”. Il che significa che perfino nell’entourage di Berlusconi si comincia a capire che l’abbraccio dei leghisti non ha giovato molto alle fortune del signore di Arcore – anche se si tratta dell’abbraccio che gli ha consentito di rivincere le elezioni. In sintesi: gli ha consento di andare al governo ma non di governare.  E sempre il giornale della famiglia Berlusconi conclude con una giudizio politico, che suona come una preoccupata profezia: “Certamente il primo risultato è un massaggio cardiaco a un governo che nei fatti già era in debito di fiato. Un governo che viene rimesso insieme, incollato, dall’esito di questo referendum. Disposto da subito a cedere su un po’ di federalismo pur di portare dalla sua parte la Lega alla quale queste riforme interessano, da sempre, più di tutto il resto.”  

E ovviamente al fondo di tutto c’è il timore più che fondato di Berlusconi di perdere la leadership del centro destra: un centro destra duramente sconfitto,  ridimensionato, disgregato da forze centrifughe. Sicuramente l’uomo non è di quelli che si arrendono e cercherà in tutti i modi di riprendere in mano il gioco o – quanto meno – di vendere cara la pelle. Però mai come dopo questo referendum ci sembra vicino il momento in cui si può cominciare a parlare di crepuscolo dell’era Berlusconi. E allora potremo tornare ad essere finalmente un paese normale.

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