Al Teatro della Cometa fino all’11 dicembre Nessun luogo è lontano, scritto e diretto da Giampiero Rappa. Una storia di solitudine a tempo determinato, di sofferenza autoimposta per orgoglio e di rancore che, tuttavia, non sopprime il desiderio di rinascita.
Essere lasciati in pace è sorprendentemente difficile, specie quando la vita si ostina a volerci riportare nel ring del mondo. Dal 23 novembre all’11 dicembre in scena al Teatro della Cometa di Roma, alle pendici del Campidoglio, va in scena Nessun luogo è lontano, spettacolo scritto e diretto da Giampiero Rappa con Alice Ferranti e Giuseppe Tantillo con le musiche di Stefano Bollani.
Un titolo che potrebbe apparire come una velata minaccia per coloro che volessero scendere dalla giostra caotica dell’esistenza per isolarsi a riflettere e pensare, come troppo spesso ipocritamente viene venduta quella che in realtà è una fuga dalle proprie insicurezze, dai propri fallimenti o rimorsi, dalle proprie fragilità. Perchè non esiste angolo dell’universo abbastanza distante da poter impedire al destino di venirci eventualmente a cercare, e a prendere.
Una baita immersa nel silenzio delle montagne: quale immagine migliore per rappresentare la serenità e l’armonia con il cosmo e se stessi? Così non è invece se si parla di Mario Capaldini, l’ottimo Giampiero Rappa, ex scrittore di successo resosi invisibile agli occhi di tutti dopo aver rifiutato un’importante premio letterario. Roso dal cinismo e dal rancore verso il prossimo, familiari compresi, Capaldini spera di evitare ogni rapporto umano confinandosi al limitare di boschi e vette. E sembra riuscirci.
Il misantropo Mario però, non aveva fatto i conti con l’ironia della sorte che spedirà in quelle alte lande una giovane giornalista di guerra, abituata perciò alla follia, la bravissima Alice Ferranti, che nella sua tenacia nel voler scrivere un’intervista valida e seria sull’ex vip della letteratura autoreclusosi, porterà sconvolgimenti esistenziali nella vita di entrambi.
Assieme ad Alice, per demolire il muro di separazione col resto dell’umanità eretto da Capaldini, arriverà anche Ronny, Giuseppe Tantillo, nipote adolescente dell’ex scrittore. Talentuoso e problematico come lo zio, anche Ronny contribuirà a far rivivere le emozioni sepolte nell’animo di Mario, che così inizierà un percorso inaspettato di riscoperta che lo condurrà oltre la barriera delle proprie fragilità, verso il perdono nei confronti di se stesso, prima di tutto.
La salvezza si può manifestare nelle vesti più improbabili e non serve saperla riconoscere, perché talvolta essa agisce indipendentemente dalla ferma volontà umana di autodistruzione. C’è speranza per tutti quindi, anche se non lo vogliamo.