Vediamo di capire, per quanto possibile, come funziona questo pasticciaccio delle mance elettorali distribuite da Babbo Natale alla fine di quest’anno. Il tutto ha inizio con la Finanziaria 2005 approvata a fine 2004, con la quale – al comma 28 dell’art.1 – è stato previsto uno stanziamento di 548,5 milioni di euro per il triennio 2005-2007. Si tratta, dice la legge, di risorse aggiuntive agli ordinari trasferimenti da destinare in favore degli enti territoriali (sottilineiamo questa previsione), “al fine di promuovere lo sviluppo economico e sociale del territorio”, attraverso “interventi diretti a tutelare l’ambiente e i beni culturali”.
Secondo la legge, i contributi (201,5 milioni per il 2005, 176,5 per il 2006 e 170,5 per il 2007, ai quali nel corso del 2005 si aggiungono altri fondi derivanti in buona parte dalla revoca di precedenti finanziamenti) devono essere distribuiti con un decreto del Ministro dell’Economia, su indicazione delle Camere. Ed è così che il 22 dicembre, mentre gli altri deputati sono già partiti o si stanno scambiando gli auguri con le valige al piede, le Commissioni Bilancio e Infrastrutture della Camera fanno gli straordinari per approvare una risoluzione – presentata da deputati di tutti i gruppi della maggioranza – che contiene l’elenco dei beneficiati della prima tranche di 195,9 milioni, alla quale si aggiungono altri 38,9 circa milioni precedentemente assegnati ma non impegnati nei termini e quindi disponibili per ulteriori assegnazioni. Il che porta a un totale di oltre 234,8 milioni, ai quali dovrebbero poi aggiungersi (ma la cosa non è chiara) altri 25 milioni non utilizzati dal primo stanziamento.
Poiché l’opposizione – contraria in linea di principio – si rifiuta di condividere una parte degli stanziamenti che la maggioranza avrebbe voluto riservarle, la pioggia di regali si riversa esclusivamente sui territori in cui hanno le loro roccheforti i partiti di governo.
Un migliaio di beneficati
In tutto i soggetti beneficati – in prevalenza Comuni del Lombardo-Veneto e della Sicilia – sono 1029, con somme che partono da un minimo di 15-20.000 euro fino al record del comune messinese di Barcellona Pozzo di Gotto, che incassa un maxi-finanziamento di ben 8 milioni di euro. Considerando i contributi superiori ai 200.000 euro, la parte del leone spetta proprio alla Sicilia, con oltre 20 milioni di euro (più di 10 milioni solo in provincia di Messina, particolarmente beneficata dalla dea non-bendata, 2,7 milioni nella provincia di Palermo). Ma in ottima posizione – sempre considerando i finanziamenti da 200.000 euro in su – troviamo i comuni della provincie di Vicenza (3,5 milioni), Verona (2,3 milioni), Padova e Pordenone (3,4 milioni) e la Lombardia (15,5 milioni, 5,5 solo a Bergamo). Anche Milano-città non va male, con 500.000 euro per il Piccolo Teatro, 650.000 per il Conservatorio e 1 milione per la pulizia dei monumenti. Un gradino sotto resta il Piemonte, molto indietro la Liguria e il Lazio (con l’eccezione di Viterbo e Latina), cenerentole le regioni rosse come la Toscana (dove si fa piovere un po’ di soldi solo sulle isole di Forza Italia di Camaiore – dove è addirittura presente la Lega Nord Toscana – di Altopascio, di Pietrasanta) e l’Emilia (che compare solo con 1,5 milioni per la Fiera di Bologna). Praticamente dimenticate le Marche e ancor più la Sardegna (800.000 euro, destinati ovviamente a Comuni amici). Abbastanza trascurate la Calabria (meno di 1,5 milioni) e l’Abruzzo-Molise (1,7 milioni), un po’ meno la Campania (2,85 milioni). Soldi, insomma che vanno a chi meno ne avrebbe bisogno.
Una scelta confermata anche dalla distribuzione fatta alle amministrazioni provinciali; tra le quali le sole beneficate (sempre in relazione ai finanziamenti superiori ai 200.000 euro) sono quelle di Como, di Sondrio, di Vicenza, di Bergamo, di Varese, di Imperia, di Foggia, di Latina.
Regali in parrocchia
Ma il piatto forte, subito dopo i Comuni del Nord est e della Sicilia, spetta agli enti religiosi. Negli elenchi approvati dalla maggioranza ne compaiono ben 254, appartenenti a tutte le infinite varietà previste dai disciplinari vaticani, dalle diocesi alle arcidiocesi, dalle curie semplici a quelle arcivescovili, dalle parrocchie periferiche ai capitoli del duomo, dalle chiese semplici a quelle arcipretali, dai monasteri ai conventi, dalle basiliche ai santuari, dalle opere diocesane agli istituti delle suore passionarie, missionarie, oblate, del preziosissimo sangue, dell’annunciazione. Intrecciati con i contributi erogati direttamente agli enti ecclesiastici ci sono quelli ad essi dirottati dai Comuni: 2 milioni vanno ad esempio dal Comune di Milazzo al Santuario di San Francesco di Paola, 1,35 milioni dal Comune di Molfetta alle chiese locali, 600.000 euro da quello di Ciampino all’Oratorio della Santa Vergine del Rosario e all’Istituto delle Suore Passionarie per la ristrutturazione delle aule.
In totale le istituzioni religiose rappresentano il 25% di tutti gli enti beneficati, e solo le 40 che hanno ricevuto contributi superiori ai 200.000 euro si porteranno a casa 20,55 milioni. Ma molto maggiore dovrebbe essere la somma dei contributi minori che affluiranno alle altre.
Ma ci sono anche le fondazioni. E il consorzio che comunica i talenti…
Altri soldi arrivano poi alle istituzioni religiose comprese nella terza categoria di beneficati, quella delle associazioni e delle fondazioni. Tra queste troviamo enti vaticani come il Collegium Lateranense (500.000 euro per la ristrutturazione della Cappella), la Pontificia Commissione di Archeologia sacra (750.000 euro per l’impianto di un non meglio identificato “museo del Protestato”), l’Almo Collegio Capranica di Roma, 500.000 euro per il restauro straordinario del complesso (anche a buon mercato…). A solo titolo di curiosità osserviamo che secondo la legge i beneficiari dei contributi avrebbero dovuto essere gli enti locali. E probabilmente la legge intendeva riferirsi agli enti italiani, non a quelli vaticani. Ma evidentemente possiamo sbagliare.
Tra le fondazioni premiate dai deputati delle Commissioni Bilancio ce ne sono tre piuttosto interessanti. Una è quasi sicuramente di origine religiosa, e sarebbe il Consorzio IQT, a cui la risoluzione destina ben 800.000 euro per “sede e attività di funzionamento”. Su Google il consorzio non esiste ma si trovano altri siti IQT che evidentemente sono destinati ad essere riuniti e rappresentati in questo consorzio forse ancora da costituire, visto che non ha la sede. Il sito IQT che abbiamo trovate in rete è in effetti di derivazione parrocchiale, dell’area lombarda, e la sigla IQT sarebbe l’acronimo de “Il QuintoTalento”, espressione coniata dall’arcivescovo Carlo Maria Martini per indicare il “talento” (che deve appunto sviluppare oggi la Chiesa) della comunicazione attraverso i mass media. E tanto per dare un’idea del tipo di comunicazione che il Consorzio cercherà di sviluppare riferiamo che secondo il sito che abbiamo navigato “la chiesa italiana è sostenuta dalle libere erogazioni dei fedeli e di tutti quelli che apprezzano il suo impegno sociale. In seguito all’ultimo concordato, lo stato Italiano non versa più soldi alla Chiesa Cattolica, semplicemente ne favorisce la raccolta di offerte”. Interessanti argomentazioni, queste dell’IQT, che forse non sono conosciute dai deputati delle Commissioni Bilancio e neppure dagli uffici del tesoro che con questa finanziaria dovranno firmare pacchi di assegni circolari intestati agli enti ecclesiastici – alcuni allo stesso Consorzio IQT.
Urbani bene culturale?
Cerchiamo di liberarci il più brevemente possibile delle altre due interessanti elargizioni. La prima riguarda i 500.000 euro donati alla Fondazione NovaResPublica presieduta dall’ex ministro dei beni culturali Giuliano Urbani, che possiede una sede a Milano inaugurata qualche anno fa in pompa magna dallo stesso premier Silvio Berlusconi. La Fondazione (che annovera anche Tremonti nel suo Comitato scientifico) è considerata una specie di Think Tank del centro-destra ma si è occupata anche d’altro – ad esempio dell’elaborazione del programma di Forza Italia per le ultime europee – e non ha neppure disdegnato di coinvolgersi in mansioni più prosaiche, come ad esempio l’organizzazione di un incontro elettorale tra super-vip per la raccolta di fondi in favore del candidato premier Berlusconi (da cui si ricavarono, come riferì anche Dagospia, alcuni miliardi di vecchie lire). Anche qui, potrebbe esserci qualche dubbio se sia proprio conforme alla legge una erogazione – a quella che appare essere niente di diverso da una organizzazione collaterale di partito – di contributi che dovrebbero essere destinati, lo abbiamo visto, allo sviluppo economico e sociale del territorio e alla salvaguardia di beni culturali e ambientali. A meno che l’ex ministro Urbani – oramai un po’ defilato nel ruolo di consigliere di maggioranza Rai e visto che a destra si dice scarseggi un po’ la cultura – non possa essere considerato esso stesso un “bene culturale da salvaguardare”.
Misteri liberali
L’ultima citazione riguarda un fantasmatico “Istituto storico per il pensiero liberale e per gli studi delle classi dirigenti” di cui non siamo riusciti a trovare nessuna traccia salvo che in un curriculum del prof. Fabio Grassi Orsini, che oltre ad essere membro del Comitato scientifico della Fondazione Craxi risulta direttore scientifico del suddetto Istituto. Il quale non si trova in nessun elenco telefonico, pagine bianche o pagine gialle, non ha un sito Internet, non esiste su Google come tale, non risulta aver prodotto alcunchè, e però ha ricevuto in questa occasione ben 1 milione di euro per “adeguamento tecnologico della sede” – a quanto pare, tecnologie molto avanzate e molto costose, ci piacerebbe visionarle dopo che saranno installate. Tramite Google si trova traccia di un altro precedente finanziamento allo stesso Istituto, sempre sui fondi della legge finanziaria 2005, e niente più. Mettiamo in palio un premio in tecnologie avanzate (un lettore di CD dismesso da non molto) al lettore che saprà dirci come nasce questo nobile Istituto e a chi fa capo. Ci sembra da escludere, in ogni caso, che possa trattarsi di qualche eminente liberale o meglio ex-liberale magari diventato un ajatollah dei valori dell’Occidente. Ma la curiosità rimane.
E un premio analogo stanziamo (come vedete, anche noi siamo capaci di distribuire regali a pioggia) per coloro che sapranno dirci qualcosa della “Associazione sportiva dilettantistica Aurelia N” di Roma (500.000 euro per “adeguamento impianti e attività statutarie”) e dello “Istituto nazionale di studi Oriente-Occidente” pure di Roma (270.000 euro per adeguamento tecnico della sede). Dopo questi beneficati di alto livello culturale fa quasi piacere, per concludere, scendere al livello del mare, o meglio della laguna, per congratularci con l’associazione dei gondolieri che ha avuto 40.000 euro per la ristrutturazione di stazzi e pontili e per la promozione della categoria. Un po’ poco, conoscendoli, per rallegrarli veramente. Ma lo sappiamo che d’inverno è triste Venezia.
Finalmente un regalo mirato. Peccato che qualcuno lo scopra
Ci piacerebbe chiudere ma dobbiamo ai lettori un ultimo ragguaglio sulla questione delle svalutazioni ante-2002, prima ammesse e poi escluse nel costo fiscalmente rilevante delle partecipazioni.
Il problema nasce dal comma 132 (diventato 131 nella versione poi approvata) dell’ultima legge finanziaria, che suona in questi termini: “Ai fini della determinazione delle plusvalenze e delle minusvalenze realizzate in seguito alla cessione di partecipazioni effettuate anche successivamente al periodo di imposta indicato nelle lettere c) e d) di cui all’articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 12 dicembre 2003, n. 344, il costo fiscalmente rilevante delle relative partecipazioni è assunto al netto delle svalutazioni dedotte a decorrere dal periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2002”.
Questa enunciazione abbastanza strana, che stravolge in modo indiretto – per gli anni anteriori al 2002 – una linea già consolidata sulla considerazione delle minusvalenze viene commentata in modo negativo sul Sole 24 Ore da Andrea Manzitti – ex direttore del DPF dimessosi, sembra, per contrasti con il duo Berlusconi-Tremonti – il quale si domanda cosa si nasconda dietro questa mossa furbesca (pare evidente, suggerisce, che si voglia favorire qualche società che guarda caso deve aver fatto cospicue operazioni di svalutazione prima del 2002 e che grazie a questa norma si appresta a beneficiarne fiscalmente una seconda volta). Subito dopo l’uscita dell’articolo il Ministro dell’economia – del quale tutto si può dire ma non che non abbia i riflessi pronti – fa inserire nel decreto “milleproroghe” in via di definitiva approvazione una norma che cassa il comma 131 (di una legge, addirittura, non ancora pubblicata) rimettendo le cose come stavano. Tutto bene quel che finisce bene, ma rimane la curiosità di capire quali potevano essere le imprese così beneficate e per iniziativa di chi era venuta fuori quella benefica previsione. Regali – questa volta – non a pioggia ma estremamente ben mirati.
Un piattino preparato nel retrobottega del Gabinetto? Magari suggerito da qualche esperto fiscale dei partiti di governo? O cucinato direttamente dal ministro, che poi colto con le mani nel sacco si è affrettato a correre ai ripari? Quanto vorremmo essere stati una zanzara svolazzante nello studio del ministro quando ha letto l’articolo di Manzitti e ha chiamato accanto a sé il suo versatile Capo di gabinetto.