Ma adesso, povera Camilla, mi ha lasciata. Ebbene sì, saranno stati i troppi “buffetti” che ha ricevuto in tutto questo tempo. Facendomi un repentino esame di coscienza, in effetti forse qualche volta la veemenza con cui l’ho colpita è stata un tantino eccessiva ma non è mai stato fatto con cattive intenzioni (capitano a tutti i giorni neri, no?).
E dunque sabato sono stata in uno di questi supermegacentri dove vendono le “cose tecnologiche”. Tralasciando il fatto che il sabato sia decisamente il giorno meno indicato per andare, vista l’affluenza, mi piace girovagare (o forse a questo punto dovrei, per meglio dire, sgomitare) tra i corridoi che espongono la merce.
Dovevo comprare un sostituto di Camilla e sono andata a documentarmi un po’ su quali fossero le nuove offerte. Diciamo che il mio avvicinamento ai prodotti tecnologicamente d’avanguardia è piuttosto recente, ho da poco fatto la scoperta sconvolgente che “HD” non è una malattia, “LCD” non è una droga, “plasma” non allude a nessun liquido rosso e “16:9” non è una posizione del kamasutra (ho sempre avuto qualche problema con la spregiudicatezza con cui, a volte, vengono trattati taluni argomenti ma questa è un’altra storia).
Girovagando per il negozio ho adocchiato un gruppo di persone attorno ad un banco circolare, erano talmente tante e accalcate che era difficile, da lontano, distinguere cosa si vendesse. Incuriosita e con la speranza quasi che regalassero qualcosa, data la quantità di gente, mi sono avvicinata.
Adesso io mi chiedo e vi chiedo: ma quale tipo di problema hanno gli italiani con il cellulare?
Possibile che ci siano così tante persone che ancora non posseggono un telefonino e che quelli che ne devono comprare uno nuovo, in sostituzione al vecchio, siano così numerosi?
Wap, Gsm, Edge, triband, quadriband, Mp3, fotocamera digitale con quarantamila (ma che dico mila? quaranta “miliooooni”…) di megapixel, navigazione internet, flash integrato, bluetooth, batterie al litio, tecnologia Java…va bene, non vado avanti.
Ho sentito una persona, tra l'altro di una certa età, chiedere se il telefono comprendeva la scheda micro sd mu-22x da 1 gigabyte.
Praticamente arabo.
Chissà quale fatica può aver fatto una persona adulta, cresciuta in un’epoca dove anche la televisione rappresentava un lusso, a orientarsi in tutto questo marasma di sigle, parole inglesi e abbreviazioni. Chapeau.
Diciamocelo, la fotocamera integrata pure pure, ma a cosa ci serve avere una memoria da 1gigabyte in un telefonino? E invece più optional ci sono, più ne vorremmo, anche quando non servono (avessi usato anche solo una volta la navigazione in internet del telefono, mai…).
Mia madre (così come le sue amiche) è un miracolo che abbia imparato a mandare messaggi (e lo ha fatto solo perché doveva farmi le fatidiche e sempre presenti domande da mamma… Dove sei? Cosa fai? Vieni a cena?) e ogni volta che ne deve scrivere uno ci metterebbe meno a recitare tutto il 5 Maggio di Manzoni. Sarà mia madre ad essere strana, essendo così tecnologicamente e irrimediabilmente indietro (unica ragione quindi, si scopre, per cui frequenta quel determinato gruppo di amiche?) oppure il tripudio di tecnologia sui cellulari è davvero così futile?
Non saprei, so solo che dopo un po’ ho deciso di voltare i tacchi e tornare da Camilla.
Con l’illusione dettata dalla speranza che in fondo, forse, con qualche altro colpetto assestato strategicamente, si sarebbe ripresa.
Ma mentre tornavo a casa ha cominciato ad insinuarsi nella mia testa un pensiero che, una volta raggiunto l’ascensore, era divenuto una certezza.
Avevo bisogno di un cellulare nuovo.
Nel mio la telecamera integrata non ha il flash.
Inaccettabile.
Date retta a me, la malattia del secolo sono i cellulari. Contagiosa per di più!