di Fabrizio Cuccu
La Befana romana porta alla città, nel giorno dell’Epifania, il concerto Tosca. Appunti musicali dal mondo. Confini e sconfini del suono della voce all’Auditorium Parco della Musica: un gran regalo per tutti quelli che hanno scelto di assistervi.
Il concerto ha rappresentato un vero e proprio viaggio, insieme a Tosca, attraverso brani dalle diverse sonorità, appartenenti a diverse etnie: un incontro tra varie culture come quella greca, macedone, libanese, italiana, francese, portoghese, rumena, zulu, capoverdiana, irachena, inglese, yiddish. A completare questo scenario linguistico e culturale ricchissimo, si sono sommate, inoltre, anche forme dialettali come il napoletano ed il romanesco.
Il viaggio proposto da Tosca non è un viaggio solo in senso geografico, ma anche e soprattutto introspettivo. I brevi monologhi che la cantante ha recitato in alcuni momenti del concerto hanno rappresentato, infatti, interessanti spunti di riflessione sulle emozioni derivate dai luoghi evocati dalla musica.
Tra le note prendono forma le stazioni del treno, i volti delle persone incontrate nei viaggi dell’artista, una città che si affaccia sul porto, le persone che quel medesimo porto lo affollano della loro frenesia di vita. E c’è anche spazio per la calma di una passeggiata in riva al mare in cui ciascuno lascia la propria quotidianità rivolgendo il pensiero ai propri sogni e a quello che avrebbe sempre sognato di fare. Lungo lo spartito si dipana la vita, quella stessa vita che in realtà è un viaggio, perché nessun viaggio esiste senza un viaggiatore.
Un concerto, questo, interamente acustico in cui la cantante è stata accompagnata da musicisti e coriste impeccabili. I brani eseguiti offrono tutti atmosfere diverse, alcuni malinconici, altri giocosi o dal ritmo incalzante e l’atmosfera di ciascuno è stata creata da una fusione perfetta tra la limpida voce della cantante e l’accurata base armonica e ritmica.
Un altro pregio di questo concerto che ha saputo farci sognare è poi derivato dai nomi eccezionali che ha contato come ospiti.
Se, inizialmente Tosca ha duettato con il clarinetto malinconico di Gabriele Mirabassi, con il fisarmonicista Germano Mazzocchetti ha dato vita ad un brano dal colore etnico-mediterraneo mentre poi, con Nicola Piovani, ha reso omaggio alla canzone romanesca, cantando una serenata popolare nella quale l’artista ha colorato di nuova intensità le celebri parole “ma si c’avete er core che v’assomiglia ar viso, stella de paradiso, nun me negate un pizzico d’amore”.
Successivamente con il cantautore Joe Barbieri, Tosca ha dato vita ad una spensierata melodia innestata su un pulsante ritmo delicato.
E’ stata poi la volta di Gegè Telesforo con il quale la cantante si è esibita in un nuovo arrangiamento di Prisencolinensinainciusol, un divertente grammelot (linguaggio onomatopeico inventato, che trasmette concetti senza usare parole conosciute) di Adriano Celentano in cui non sono mancati virtuosismi dei due interpreti.
L’ultimo ospite è stato il pianista Danilo Rea con il quale Tosca ha cantato, in italiano, una romantica canzone d’amore. La voce e l’interpretazione di Tosca ed i “colori” del pianoforte di Danilo Rea hanno dato vita ad un brano coinvolgente e passionale.
Non poteva poi mancare, considerato il periodo, il tema del Natale, ed è così che sono stati eseguiti anche due canti natalizi: Adeste Fideles, in lingua irachena, con arrangiamento in stile medio-orientale, e Jingle Bells con un arrangiamento molto lontano dalla tradizione natalizia per velocità e scansione ritmica.
Il finale del concerto è stato un brano dal ritmo incalzante e di atmosfera tzigana, a cui hanno partecipato tutti gli ospiti in un crescendo di enfasi e coinvolgimento che ha entusiasmato il pubblico e acceso i cuori dei presenti.
Nel giorno dell’Epifania nelle calze dei romani, possiamo proprio dirlo, non c’è stato l’amaro carbone, ma il dolce regalo della voce di Tosca.