Una Terapia di Gruppo tutta da ridere

Una Terapia di Gruppo tutta da ridere

E’ difficile trovare il partner giusto ai nostri giorni, quando si resta single da adulti, ed è difficile entrare in dialogo l’uno con l’altro, in un mondo ossessionato dalle proprie nevrosi, in cui ciascuno guarda al proprio io ed è poco disposto al confronto, base imprescindibile per ogni incontro. E’ con cinico umorismo che questa riflessione viene portata sul palco del Teatro Vittoria di Roma fino al 29 gennaio grazie alla riuscitissima pièce, Terapia di Gruppo, prodotta da Attori&Tecnici.

Il testo della commedia è di Christopher Durang, felicemente tradotto da Giovanni Lombardoradice, mentre il cast è composto dai bravissimi Sebastiano Colla, Crescenza Guarnieri, Carlo Lizzani, Annalisa Di Nola, Valerio Camelin e, non per ultimo, da Stefano Messina, al contempo regista della rappresentazione. Abilissimi nelle loro parti, non sbagliano un colpo e aiutano il pubblico ad identificarsi o comunque a provare simpatia per quei personaggi sì strampalati, ma comunque attualissimi.

Bruce è bisessuale ed è fidanzato da anni con Bob ma si sente represso e intende farsi una famiglia “normale”, forse perché vorrebbe dei figli o perché non disegna il poli-amore.

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Prudence risponde al suo annuncio pubblicato su una rivista e si incontrano per la prima volta al tavolino di un bar. Lei è una persona diametralmente opposta, omofobica, tradizionalista, molto selettiva e alla ricerca del principe azzurro nell’età della maturità dopo una serie di delusioni d’amore.

Entrambi vanno in analisi da due psicoterapeuti altrettanto opposti. Da un lato c’è Stuart, lo psicologo di Prudence, maniaco del sesso con il mito del machismo, dall’altro la terapeuta di Bruce, la signora Wallace, una donna svampita, fautrice del diritto incondizionato di esternare e fare tutto ciò che si desidera ogni volta che se ne abbia voglia.

Non è difficile immaginare come l’incontro tra Bruce e Prudence, ciascuno ancorato alla propria personalità refrattaria all’ascolto, si traduca ben presto in un disastro. Se poi a metter mano a questo incontro saranno i consigli di quegli psicologi, non meno umani e fragili dei protagonisti, ne potrebbe venir fuori un vero disastro.

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La paura di restare da soli fa il paio con la difficoltà di entrare pienamente in relazione, mentre le ansie e le nevrosi di tutti si sommano: c’è che vive di perfezionismo e inibizioni e chi pretende un’accettazione incondizionata che scade nell’egoismo e nell’edonismo più superficiale. Eppure questi tratti sono disseminati in animi che non hanno mai una connotazione assolutamente netta, o bianca o nera o buona o cattiva, proprio come accade nella vita reale, in cui male e bene si mescolano e non c’è mai una cosa assolutamente giusta o sbagliata perché tutto lo è a seconda dei nostri obiettivi e delle circostanze.

Prudence, negli anni, non è stata capace di andare incontro alle persone e forse ora rischia, invece, di accettare in maniera indiscriminata atteggiamenti poco confacenti al suo carattere.

Bruce, invece, per continuare a rivendicare le proprie esigenze, potrebbe mostrarsi tanto sordo a quelle delle persone a cui dice di tenere, contraddicendo se stesso senza accorgersene.

Per la paura di restare da soli rischieranno di restare da soli per davvero perché, non conoscendosi intimamente, fino in fondo, non possono sapere nemmeno ciò che stanno cercando oppure, ancora, perché, non prestando vero ascolto al prossimo, finiranno per scombinare ciò che d’importante, nelle loro vite, avevano costruito.

Alla fine, in gruppo, ciascuno di loro farà della propria fragilità una risorsa e questa diventa una vera e propria terapia ma, se questo basta per sentirsi meno soli, non è detto che sia sufficiente per sentirsi realizzati. Bellissime riflessioni, a tratti amare che richiamano sia i temi della coppia che della cifra esistenziale dell’individualità tanto cara a Woody Allen, condite con umorismo spassosissimo che vi farà ridere dalla prima all’ultima scena.

Un plauso particolare va, inoltre, alle scenografie di Alessandro Chiti, fiore all’occhiello dello spettacolo, ingegnose e azzeccatissime che, con soluzioni divertenti ed escamotage particolari, rivitalizzano la storia divertendo ulteriormente lo spettatore in sala.

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