DECENTRAMENTO CATASTALE NEL CAOS, GRAVI LE CONSEGUENZE SE NON SI INTERVIENE

Un disastro annunciato il trasferimento delle funzioni catastali ai comuni: lo denuncia la Uil finanziari, dopo aver esaminato le scelte che in base alla Finanziaria 2007 avrebbero dovuto fare entro il 1° novembre gli enti locali: effettuate in gran parte dei casi in modo superficiale, spesso senza tener conto dei bacini minimi di utenza indispensabili per una gestione autonoma. Ne conseguirà – se non si interviene al più presto a livello governativo – un aumento incontrollato della frammentazione organizzativa, con pesanti diseconomie e gravi problemi per l’utenza. Ecco il testo del documento, sottoscritto  da Manrico Macilenti e dal Coordinatore generale Roberto Cefalo
 

Lo avevamo detto più volte e per tutta la fase del confronto che ha preceduto le norme di attuazione di quanto previsto dalla Finanziaria 2007 in merito al decentramento delle funzioni catastali ai Comuni.
La data del 1 novembre 2007, la previsione di una scelta da parte dei comuni in forma singola o associata, e su diverse opzioni, la scarsa chiarezza sulle dimensioni minime del bacino d’utenza, unitamente alla forsennata e scorretta azione lobbistica dell’Anci, hanno prodotto una situazione che chiamare caotica è dir poco.
Dai dati consegnati il 29 ottobre dall’Agenzia del Territorio (pubblicati sul sito www.uilpafinanze.org) , in modo a dire il vero eccessivamente aggregato e non sufficiente ad avere un quadro dettagliato della situazione, emergono comunque tutte le nostre preoccupazioni.
Moltissimi comuni (2.248), sulla spinta delle pressioni avute, hanno deliberato in maniera raffazzonata, fuori dei termini e dalla normativa vigente.
Altri (883) hanno manifestato la loro volontà pur in presenza di un bacino di riferimento esiguo (tra 40.000 e 80.000 unità di riferimento) che ove venisse accolta tale previsione, porterebbe ad un incontrollato aumento della frammentazione organizzativa, diseconomie, problemi per l’utenza.
Inoltre le 1.383 delibere che parrebbero rispondenti ai requisiti formali della norma celano, a nostro parere, e per quello che ci è dato sapere dalle comunicazioni pervenuteci dalle nostre strutture territoriali, numerosi problemi di ordine tecnico-procedurale.
L’elemento che a prima vista è preoccupante è che solo 286 delibere affidano all’Agenzia nel suo complesso tutte le funzioni catastali, e questo dà il segno dell’allarme che lanciammo a suo tempo sulla assoluta incapacità dell’Agenzia di porsi in questa fase come soggetto capace di dialogare con gli enti locali e di pubblicizzare la bontà della scelta convenzionale. Ma la campagna dell’Anci si è rivelata fallimentare.
 
Gravi irregolarità da non tollerare
Non potremo e non dovremo permettere che le forzature, le improvvisazioni, le scelte politiche sotterranee e tendenti alle esternalizzazioni abbiano seguito.
Diciamo subito che le delibere approntate fuori tempo e senza alcun presupposto (2.248) vanno escluse dal computo e quindi, in tali casi, le funzioni dovranno essere esercitate dall’Agenzia del territorio.
Diciamo pure che quelle aventi requisiti minimi irrilevanti (883), non dovranno essere accolte, e diffidiamo l’Agenzia del Territorio e la stessa Autorità politica a dare attuazione a dei parametri individuati di soppiatto in sede di protocollo d’intesa, e quindi fuori dal quadro legislativo. Altro che decisione rinviata ai singoli Comitati regionali, composti da Agenzia ed Anci, istituiti anch’essi dal succitato Protocollo e che servono solo all’Anci per forzare la mano. Diciamo infine che vogliamo dati precisi e circostanziati su quelle delibere che vorrebbero far passare come regolari perché in parecchi casi potrebbe non essere così.

I nostri obiettivi
La nostra è una battaglia di civiltà, che non vuole contrastare l’efficienza e l’efficacia amministrativa, l’ammodernamento del catasto e la sua fruibilità. Vuole evitare il caos, la disarticolazione organizzativa, la messa in discussione di un processo riformatore iniziato ormai più di 15 anni fa e che, con tale sciagurata applicazione, sarebbe completamente azzerato.
Abbiamo, quindi, al termine della riunione diffidato l’Agenzia a proseguire sull’operazione senza prima che ci fosse un confronto a tutto campo con l’Autorità politica, che deve assumersi le sue responsabilità nei confronti di una possibile attuazione del dettato normativo del tutto irragionevole e contraria al buon andamento delle funzioni catastali.
Il giocattolo insomma lo dobbiamo strappare di mano all’Anci che approfitta del ruolo debole giocato dall’Agenzia.
Per quanto riguarda le problematiche relative al personale ed alle garanzie in caso di trasferimento delle funzioni, riaffermiamo che discuteremo della questione solo quando il quadro di riferimento istituzionale sarà veritiero e coerente.
Non siamo disponibili ad aprire il fronte di discussione ora, dando per acquisito tutto quello che NON E’ PER NIENTE ACQUISITO PER PROSEGUIRE CON SUCCESSO SU QUESTO DIFFICILE PERCORSO (sarebbe più facile infatti firmare in questa fase un “accordino” sui diritti acquisiti dal personale, è questo che vogliono, per distogliere la nostra attenzione sulla parte procedurale).
E’ NECESSARIA LA MASSIMA MOBILITAZIONE DEL PERSONALE DELL’AGENZIA PER FARE CAPIRE A CHI ANCORA NON VUOL CAPIRE, CHE LA NOSTRA E’ UNA BATTAGLIA PER LA DIFESA DELL’AGENZIA, DEL SUO RUOLO PUBBLICO, A TUTELA NON SOLO DEL PERSONALE, MA DI TUTTO IL PAESE, PER GARANTIRE SERVIZI SEMPRE PIU' EFFICIENTI, EQUITA’ FISCALE, RECUPERO DELLE SACCHE DI EVASIONE E DI ELUSIONE CHE ANCHE NEL CAMPO IMMOBILIARE COLPISCONO I LAVORATORI DIPENDENTI ED I PENSIONATI.
Siamo pronti a condurre questa lotta con tutti coloro che sono disponibili a muoversi in questa direzione, e nelle prossime ore verificheremo la disponibilità delle altre Organizzazioni sindacali.

Roma, 30 ottobre 2007

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