La cornice dell’Eur ha ospitato ieri, 9 febbraio, nei locali di Spazio 900, l’alternative rock dei Marlene Kuntz animando a colpi di musica la notte della Capitale.
La storica band di Cuneo, formata da Cristiano Godano e dai suoi amici, ha deciso di fare tappa a Roma con il suo Onorate il Vile Tour per celebrare Il Vile, il secondo album del gruppo, uscito nel 1996, ben vent’anni fa ma ancora attualissimo, considerando l’affluenza di pubblico che ha gremito la sala affacciata su Piazza Guglielmo Marconi.
Dopo aver festeggiato nel 2014 il loro primo lavoro del 1994, Catartica, la band non poteva esimersi dal presentare anche l’altro album, pietra miliare del rock nostrano, pagina importante della musica degli anni ’90 ma, per non scadere nel nostalgico, il gruppo ha scelto di affiancare ai pezzi del Vile anche diversi brani tratti dalla Lunga attesa, il loro disco del 2016.
Il trade uniòn tra i due album è garantito non solo dalla scaletta del concerto ma anche dalle sonorità e dalle atmosfere che si richiamano tra loro, tra suggestioni e rimandi, tra ballate elettriche, caldi arpeggi, accenti retrattili, sillabazioni originali e desideri sensuali che sembrano poter esplodere da un momento all’altro.
Se Il Vile rappresentava quell’io incapace di assumersi diverse responsabilità cercando l’assoluzione del suo pubblico, anche oggi le canzoni dei Marlene Kuntz gridano l’incapacità di chi non ha il coraggio di dire le cose apertamente e si affida a degli schermi dietro cui ruggire stando però attento a non uscire allo scoperto.
Questi ragazzi italiani che oltreoceano potrebbero essere paragonati, negli stessi anni, ai Sonic Youth, sia per il loro rock, sia per la decisione di declinare i propri testi in lingua madre, ai tempi dell’uscita dell’album, campeggiavano sulla copertina de Il Vile in una fotografia fuori fuoco con Cristiano Godano in primo piano e lì, sullo sfondo, a fargli compagnia, da sinistra a destra, Luca Bergia, Dan Solo e Riccardo Tesio.
I ricordi dell’epoca, lì in sala, ci riconsegnano il batticuore che accompagnava il nostro vecchio ascolto, da ragazzini, al mangianastri, dell’Ape Regina, un brano fatto di chitarre sfiorate che crescevano nemmeno troppo in sordina per lasciare il posto a basso e batteria. “Posso fare fuori parti di voi con facilità / La mostruosità di ciò ravviva la parte cattiva che non ho avuto mai”, diceva nel frastuono la voce di Godano, mentre il cinismo si faceva strada nel ritmo intenso ed ipnotico di un pezzo che ha rappresentato un vero picco nella loro carriera consegnandoli alla maturità artistica.
Per una sera ecco quindi che gli anni ’90 si fanno nuovamente strada nella notte di Roma restituendoci il ritratto dei Marlene Kuntz e del loro processo di crescita. Quella band che vent’anni fa infiammava il pubblico, torna a farlo anche oggi accostando nuove tracce a quelle di un tempo per non smettere di animare col suo rock le sale d’Italia.
E pure se Il Vile non se ne ritiene capace, il pubblico è colpito al cuore e lo stupore dei presenti, per una notte, è conquistato.
Onorate il vile
Vorrei colpire al cuore e conquistare il tuo stupore
Ma è così dura, credi, e sento che non lo so fare
Non lo so fare