di Giulio Claudio de Biasio
Siamo alla corte di Re Luigi XIV e la compagnia di Molière, interpretato da Paolo Rossi, si trova a dover risolvere un’annosa questione: il Re ha chiesto di assistere ad una nuova commedia entro sera. Riusciranno gli abili attori a mettere in scena qualcosa che sia all’altezza del compito? Questo è l’avvenimento attorno al quale si sviluppa lo spettacolo Molière: la recita di Versaille, in scena al teatro Vittoria di Roma fino al 12 febbraio.
Immaginate di essere a teatro. In scena c’è una persona che dice qualcosa. Quello che, molto probabilmente, vi appare , è una persona che fa l’attore e come tale sta recitando. Ancora un altro passo: forse state guardando un attore che sta interpretando un personaggio che parla e si muove in scena raccontando al pubblico le proprie emozioni. E se la separazione fra queste tre entità (persona, attore e personaggio) non fosse così netta? Se si potesse facilmente uscire ed entrare da ogni ruolo dimenticando le regole che li separano?
Questa è la premessa che il capocomico di adozione milanese utilizza per l’apertura del suo spettacolo, spiegando al pubblico che quella a cui assisteranno sarà una rappresentazione fuori dagli schemi in cui l’attore è libero di uscire dal proprio ruolo oscillando tra persona e personaggio, attraverso diversi momenti di pura improvvisazione. “Reciteremo improvvisando e improvviseremo recitando” annuncia Paolo, coinvolgendo il pubblico e abbattendo così la quarta parete con la sua tipica nonchalance.
Ma veniamo al dunque: la compagnia di Molière si ritrova ad aver poche ore per mettere in scena un nuovo spettacolo voluto da Re Luigi XIV e così decide di prendere spunto da opere già scritte dall’autore francese e di rinnovarle per l’occasione. Alcuni brani presi da Il tartufo, Il misantropo e Il malato immaginario verranno quindi riadattati e modificati per compiacere il Re. Nella loro messa in opera vedremo alternarsi in scena, in maniera sorprendentemente naturale, la compagnia di Molière e quella di Paolo Rossi con un racconto che slitta continuamente dal passato al presente e dal presente al passato.
All’interno di questo bizzarro salto temporale l’attore Rossi-Molière riesce a trovare il tempo per attaccare le istituzioni ecclesiastiche, per fare satira politica, per dedicarsi alle sfuriate delle attrici e ai dubbi dei suoi attori. Persino un cane da salotto fa capolino ogni tanto sulla scena.
Quello che al primo impatto potrebbe sembrare uno spettacolo leggero e senza un vero filo logico si dimostrerà essere in realtà una sapiente e meticolosa opera di “caos organizzato”. Un’opera di puro meta-teatro scaturita dalla penna creativa di Stefano Massini, dall’eccellente regia di Giampiero Solari e dall’innegabile maestria di Paolo Rossi.
In questa versione di Molière: la recita di Versaille il mattatore di Monfalcone si conferma esperto conoscitore della commedia dell’arte guidando con disinvoltura un cast di tutto rispetto con attori del calibro di Fulvio Falzarano, Lucia Vasini e Mario Sala. A completare l’opera troviamo le musiche eseguite dal vivo dai talentuosi Virtuosi del Carso e gli intermezzi musicali con le canzoni di Gianmaria Testa. Uno spettacolo da non perdere.