Cosa succederebbe se due persone con difficoltà, chiuse da anni, in un centro sanitario per problemi mentali, venissero rimesse in libertà e gli venissero consegnate le chiavi di un appartamento tutto loro da gestire in autonomia?
Enzo Iacchetti e Giobbe Covatta, due splendidi Matti da slegare ci accompagnano, con la regia di Gioele Dix, al Teatro Vittoria di Roma fino al 5 marzo, con ironia e delicatezza, nel mondo della malattia mentale, delle nevrosi e della diversità, e lo fanno tenendoci per mano ma, allo stesso tempo, spingendoci a largo in questo abisso della sofferenza di anime incastrate su loro stesse, vittime delle loro paure e delle loro solitudini.
Giovanni (Covatta) ed Elia (Iachetti) hanno sofferto, rispettivamente, la presenza ingombrante di due madri diametralmente opposte. Da qui hanno maturato delle nevrosi complementari: Giovanni si trascura, vive in modo basico e cerca spasmodicamente una donna, Elia non vuole nessun’altra donna oltre alla mamma e ha sviluppato una fervida fantasia che gli permette, grazie al modo forbito di parlare, di raccontare a sé e agli altri, un mondo migliore da vivere.
Entrambi sono anime candide, buone, incapaci di fare del male agli altri, come ad un tratto rivela Iacchetti sul palco, ma che, invece, hanno saputo farlo ampiamente a loro stessi.
Il recupero nella società e l’acquisizione di una rinnovata autonomia e di una nuova libertà, coincidono con la capacità di scoprire in autonomia delle risorse tutte proprie e di mettersi, grazie a queste, nuovamente in gioco. Se questa è la cosa più difficile da fare nella vita di chiunque, figuriamoci nella vita di due persone abituate ad essere gestite da terzi, siano essi medici, infermieri o assistenti sociali…
La cosa più difficile, ci raccontano dal palco, è scoprirsi e decidere cosa si voglia diventare perché è nell’autonomia che si gioca il confronto reale con se stessi e con la vita.
Aiutati da Francy, un’assistente sociale apparentemente sicura di se stessa e risolta più di quanto loro non sono mai stati, riusciranno i nostri eroi a mettere il naso fuori di casa e a scoprire le loro potenzialità? Tutto il primo tempo passa nell’attesa di scoprire se ciò sia possibile e, nel mentre, ci ricordiamo che a volte non lo è nemmeno per noi che giriamo a piede libero e ci riteniamo normali…
Ad un tratto, nel secondo tempo, giunge un’altra figura femminile, tale Rita La Capria, che sembra aver bisogno di una mano e questo incontro mette in gioco il motore dell’azione…
In questo mondo in cui le persone normali non sembrano poi essere immuni da problemi, tentazioni e nevrosi, questi matti da slegare, non ci sembrano più nemmeno così tanto matti, ma forse solo indecisi su quale strada prendere o comunque timorosi di avventurarsi in solitudine…
Uno spettacolo Matti da slegare che convince, fa ridere e commuove e ha il dono raro di riuscire a parlare con leggerezza di temi scottanti e difficili da trattare. Usciamo dalla sala pensando che la diversità spesso è una risorsa e che aver slegato per qualche sera a teatro Giovanni ed Elia insieme alle brave attrici femminili Irene Serini e Sara Damonte, è stato un bel merito per attori e regia!