L’autore catalano Jordi Casanovas al teatro India di Roma dal 16 al 19 marzo con lo spettacolo Idiota. Un testo sorprendente e insolito, con un finale che lascia ampio spazio allo spettatore per una riflessione politica sull’attualità e sul rapporto stesso tra democrazia e classi dirigenti.
Il cittadino spesso si chiede fino a che punto le elites siano in grado di arrivare per preservare se stesse da ogni minaccia derivante, magari, da cambiamenti politici radicali. Una domanda retorica cui quasi nessuno è in grado di dare una risposta che non si perda nella semplice, diffusa sfiducia nei confronti del cosiddetto establishment. Compito dell’arte, si dice, dovrebbe essere quello di fornire chiavi di lettura nuove per leggere la realtà e permettere a tutti di capire. Qualche volta in effetti è così.
Al Teatro India dal 16 al 19 marzo, con lo spettacolo Idiota dell’autore catalano Jordi Casanovas diretto e interpretato da Roberto Rustioni, approda un testo profondo che indaga il nostro presente, partendo dalle difficoltà quotidiane e dai tentativi di fronteggiarle. Da qui però si arriva ad analizzare in maniera decisamente inedita lo stesso rapporto, troppo spesso impari, tra il cittadino a cui dovrebbe appartenere la sovranità in democrazia e chi detiene le leve del potere reale, economico in special modo.
Il signor Varela è un imprenditore in cattive acque, divorato dai debiti e dalla paura di confidarsi e reagire. Coglie così un’opportunità ghiotta che gli viene fornita da un’azienda per uno studio psicologico dai fini non meglio noti, ma dai guadagni allettanti. Basta rispondere a un test per portarsi a casa una grande somma, soldi di cui Varela ha disperato bisogno. Tutto semplice all’apparenza, ma non è così. Il protagonista entrerà infatti in un vortice di fredda e scientifica follia che porterà anche il pubblico a sbirciare l’abisso etico che il potere può raggiungere.
Un’opera in cui non manca l’ironia e il paradosso, e che si sviluppa in un crescendo di sottile tensione e attesa per un epilogo che si lascia intravedere per tutto lo spettacolo, per poi disvelarsi nella sua imprevedibilità. Lo spettatore scopre così un acronimo che non avrebbe immaginato e che completa una parabola narrativa coronata dal talento degli interpreti.