finalmente pagina nella politica fiscale, abbandonando la politica dei
condoni e rafforzando strutture e poteri dell’Agenzia delle entrate.
Questa l’opinione concorde di Stefania Silveri, Roberto Cefalo e
Sebastiano Callipo,
da noi interrogati sulle prospettive che si aprono
in materia di lotta alle evasioni e sui possibili contenuti delle
piattaforme contrattuali da presentare per l’ormai prossimo rinnovo.
Per contrastare le evasioni sarà importante,
soprattutto, potenziare la macchina: come dice Cefalo, "dobbiamo avere i mezzi, le strutture, e diciamo pure i poteri,
altrimenti mandiamo allo sbando migliaia di colleghi che rischiano in
proprio, abbandonati e con le proprie autovetture” quando devono
effettuare un accesso esterno. “Inoltre deve essere ripensato l’attuale
rapporto con il Dipartimento delle Politiche Fiscali, che può e deve
esercitare un ruolo non di controllo burocratico sulle Agenzie ma di
governo della fiscalità”. Per Silveri occorre “completare la riforma,
creare nuovi percorsi formativi, motivare il personale”. E, come
sottolinea Callipo, sarà necessario “riproporre al prossimo Ministro
dell’Economia il ripristino di un regolare flusso di risorse aggiuntive
da destinare efficacemente all’azione di contrasto”
Ai responsabili dei sindacati delle finanze abbiamo rivolto tre
domande: "Tutto lascia credere che il nuovo Governo, sia per motivi di
equità sia per la necessità di reperire risorse, punterà molto sulla
lotta alle evasioni. Pensate che l’amministrazione finanziaria, con la
sua attuale struttura, sia in grado di svolgere adeguatamente questo
compito?" "In caso negativo, quali misure ritenete debbano essere
adottate per metterla in condizioni di operare come dovrebbe?"
"Siamo già in tema di rinnovi contrattuali, potreste fornire qualche
anticipazione in merito alla piattaforma rivendicativa che presenterete
al Governo?"
In questo numero pubblichiamo le risposte di Stefania Silveri, Roberto
Cefalo e Sebastiano Callipo. La settimana prossima pubblicheremo quelle
di Giovanni Serio della Cgil.
Tutto lascia credere che il nuovo Governo, sia per motivi di equità
sia per la necessità di reperire risorse, punterà molto sulla lotta
alle evasioni. Pensate che l’amministrazione finanziaria, con la sua
attuale struttura, sia in grado di svolgere adeguatamente questo
compito?
STEFANIA SILVERI
Siamo fortemente speranzosi e fiduciosi che il nuovo Governo voglia realmente puntare sulla lotta all’evasione fiscale.
Intanto perché siamo fermamente convinti che l’indispensabile processo
di riforma dello Stato sociale non possa non passare per un equo
concorso dei cittadini al suo finanziamento che, appunto, per essere
equo, deve essere progressivo e spostarsi da contributo a carico dei
redditi da lavoro dipendente a contributo che grava su tutti i redditi,
in coerenza con gli obiettivi di equità fiscale.
In secondo luogo, poi, perchè riteniamo che riprendere finalmente la
via della lotta all’evasione fiscale sia utile ai lavoratori
dell’amministrazione finanziaria per uscire da anni (cinque per
l’esattezza) di mortificazione della propria professionalità e delle
proprie competenze a causa di provvedimenti governativi basati su
iniqui condoni.
Per questo scopo, la “macchina fiscale” è sufficientemente adeguata.
Proprio per raggiungere l’obiettivo,infatti, di “pagare tutti per
pagare meno”, il precedente Governo di centrosinistra, alla fine degli
anni novanta, varò la riforma dell’Amministrazione finanziaria con il
necessario coinvolgimento del personale, negoziata con chi lo
rappresenta.
Il cambio di Governo, dopo pochi mesi dalla formale “nascita” delle
Agenzie Fiscali, a nostro giudizio, ha marcato un segnale di “stop”
alla volontà dei precedenti legislatori di rendere tali Enti sempre più
simili alla gestione manageriale di aziende di tipo privatistico.
Ciononostante, lo sforzo compiuto comunque dagli operatori, ha
consentito di rispondere ad una domanda diffusa e costante di maggiore
efficienza ed efficacia almeno sul versante della produzione di
servizi, nella semplificazione e trasparenza dei rapporti con il
contribuente dal momento che il Governo di centrodestra non ha mai, in
questi ultimi cinque anni, inteso spostare l’obiettivo strategico verso
le attività di controllo
Per concludere, la “macchina” è, con qualche aggiustamento, in grado di
svolgere adeguatamente il compito di fare una efficace lotta
all’evasione fiscale….dipende, ora, solo dal “pilota”.
ROBERTO CEFALO
L’opzione del legislatore nel 1999 con il D. Lgs. 300 di dotare
l’Amministrazione finanziaria di specifiche strutture quali le Agenzie
fiscali, caratterizzate da autonomia gestionale ed organizzativa era
proprio mirata ad avere strutture più flessibili capaci di orientare la
propria azione al contrasto all’evasione ed all’elusione fiscale, oltre
che al miglioramento dei servizi resi agli utenti.
L’applicazione concreta del modello avutasi negli anni 2001/2005 è
coincisa però con un nuovo Governo, che sin dal primo momento non ha
creduto fino in fondo sull’efficacia delle Agenzie, sia per motivi
diciamo ideologici (ipotizzato ritorno al vecchio Ministero) che per
scelta politica, in quanto ha impostato una politica di condoni, di
cosiddetta programmazione fiscale, depotenziando nei fatti la funzione
delle Agenzie.
In questi anni quindi il modello di funzionamento delle Agenzie
delineato in modo sperimentale nei primi mesi del 2001 è rimasto
sostanzialmente inalterato, con uno schema farraginoso di finanziamento
legato ai vincoli di bilancio pubblico, con poche risorse destinate al
potenziamento ed al personale, erogate sempre con molti anni di
ritardo, con programmi di attività poco mirati alla creazione di nuovi
strumenti organizzativi capaci veramente di affinare gli strumenti e le
attività di contrasto all’evasione.
Le Agenzie sono in grado di rispondere all’obiettivo di un nuovo
impulso alla lotta all’evasione, ma vanno assunte alcune decisioni che
non possono essere rimandate in termini organizzativi e di autonomia
gestionale.
SEBASTIANO CALLIPO
La riforma dell’Amministrazione Finanziaria in Agenzie Fiscali (Entrate
– Dogane – Territorio – Demanio, quest’ultima oggi Ente Pubblico
Economico) avviata con il D. Lgs 300/99 e resa operativa dal 1.01.2001
aveva proprio lo scopo di permettere alle strutture amministrative
“aziendalizzate” di lavorare per obiettivi specifici, recuperando
l’azione operativa in termini di efficacia, economicità ed efficienza.
Lo strumento che traduce in azione gli obiettivi governativi è la
Convenzione triennale tra il Ministro dell’Economia e delle Finanze e
le singole Agenzie (per il Demanio oggi il Contratto triennale di
servizio) che ingloba il Piano annuale aziendale con il quale la
singola struttura focalizza obiettivi numerici e qualitativi,
specificità di interventi e risultati attesi.
A nostro parere lo strumento Agenziale è perfettamente idoneo a
tradurre concretamente la volontà dell’Autorità Politica in una forte
azione di contrasto all’evasione fiscale.
Negli ultimi anni, pur con grosse difficoltà legate in qualche caso al
mancato riconoscimento da parte dell’Autorità Politica della svolta
riformatrice in atto nell’Amministrazione Finanziaria, probabilmente
dovuta al fatto che la paternità del progetto era del precedente
centrosinistra, le diverse Agenzie Fiscali hanno portato avanti
progetti di modernizzazione strutturale, inserendo anche un numero
consistente di giovani leve, adeguatamente attrezzate sul piano
culturale e professionale.
In particolare, l’Agenzia delle Entrate ha compiuto negli ultimi anni
passi in avanti notevoli per una azione fiscale al passo con i tempi.
Se questa azione ha avuto i maggiori riflessi sul piano dei complessivi
servizi al contribuente ciò è stato il frutto di una precisa volontà
politica che ha emarginato l’azione di contrasto, all’evasione anche in
ragione di un sistema tributario rivolto più alla “catastalizzazione
dei redditi” anziché alla “analiticità” nella determinazione dei
redditi e conseguenti azioni di rigoroso controllo.
Lo stesso può dirsi per l’azione istituzionale ed extraistituzionale
delle Agenzie delle Dogane, del Territorio, per non parlare di quella
del Demanio che ha inteso fare un ulteriore passo in avanti sul
versante dello status giuridico, per meglio affrontare le sfide del
mercato.
Naturalmente una cosa è il sistema operativo ed altro sono le condizioni in cui è messo ad operare.
In caso negativo, quali misure ritenete debbano essere adottate per
mettere l’amministrazione finanziaria in condizioni di operare come
dovrebbe?
STEFANIA SILVERI
Precisiamo meglio cosa intende la CISL per “aggiustamenti” da apportare
alla “macchina fisco”: completare la riforma, nuovi percorsi
formativi, motivare il personale.
Per completamento di riforma intendiamo una scelta chiara e definitiva
in ordine al Ministero dell’Economia e delle Finanze che, sulla “carta”
(decreto leg.vo 300/99) ha accorpato le funzioni dell’ex Min. Tesoro e
dell’ex Min. Finanze ma che, nei fatti, continua ad operare con “due
anime” al suo interno…. Noi “tifiamo” un po’ per la ricostituzione dei
due dicasteri.
In tema di formazione, poi, per favore si dica “basta” ai pacchetti
formativi della Scuola Superiore dell’Economia e delle Finanze. I
funzionari del fisco necessitano di formazione “vera”.
Da ultimo, per motivare il personale non è sufficiente uscire dal
tunnel dei condoni, va ricercato e perseguito con ostinazione un
indispensabile rinnovamento culturale in tema di gestione delle risorse
umane…perché investire in uomini è sempre il migliore investimento,
anche dal punto di vista economico.
Vanno ricercate soluzioni contrattuali (e/o legislative) in grado di
arginare lo sconfinato fenomeno del mansionismo (inquadramento in
livelli medio bassi e svolgimento di funzioni afferenti a livelli medio
alti).
Ciò non vuol dire affatto indulgere a differenziazioni corporative o
settoriali che accrescano i divari già esistenti nel trattamento
carrieristico-economico dei lavoratori dipendenti dal pubblico impiego.
Si tratta, semplicemente, di invertire gli attuali rapporti
quantitativi tra mansioni d’ordine e funzioni di specializzazione
tecnico-professionale.
Il Fisco non necessita di una massa di addetti con mansioni esecutive
che, peraltro, non svolgono più così come avviene per le poste, per la
pubblica sicurezza, le carceri, la sorveglianza ai beni culturali e
così via. I lavoratori del fisco, come i giudici, non dirigono schiere di gregari, ma agiscono in prima persona.
ROBERTO CEFALO
Bisogna rendere effettiva l’autonomia gestionale ed organizzativa,
definendo chiaramente cosa si intende ad esempio con
“l’autofinanziamento” delle strutture che è previsto dalla legge
Finanziaria 2006.
Maggiori risorse quindi alla macchina fiscale, non legate ai tempi di
erogazione del Ministero dell’Economia, un nuovo modello di Convenzione
Ministero-Agenzie che modifichi il sistema di calcolo e di
corresponsione della quota incentivante, che deve essere disponibile
nel corso dell’anno di riferimento per poter assecondare in tempi
certi e congrui il raggiungimento degli obiettivi e gli sforzi compiuti
dal personale in queste strutture così decisiva per il Paese.
Vanno riempiti di contenuti gli impegni assunti a suo tempo con gli
statuti ed i regolamenti di Agenzia in merito al rafforzamento degli
istituti della missione, della dotazione di macchine di servizio, delle
polizze assicurative inerenti il rischio professionale, altro che
azzeramento come è avvenuto con l’ultima finanziaria. Per fare la lotta all’evasione dobbiamo avere i mezzi, le strutture, e
diciamo pure i poteri, altrimenti mandiamo allo sbando migliaia di
colleghi che rischiano in proprio, abbandonati e con le proprie
autovetture.
Inoltre deve essere ripensato l’attuale rapporto con il Dipartimento
delle Politiche Fiscali, che può e deve esercitare un ruolo non di
controllo “occhiuto”e burocratico sulle Agenzie, ma di governo della
fiscalità.
Non vi è dubbio che la riforma del 1999 e l’unificazione Finanze-Tesoro
nel Ministero dell’Economia non ha prodotto risultati positivi, e come
Amministrazione Finanziaria, abbiamo vissuto anni in cui è mancato nei
fatti un rapporto continuo, proficuo con l’Autorità Politica.
L’autonomia non è autoreferenzialità, o vivere alla giornata, o peggio
ancora restare imprigionati nelle pastoie di settori che in questi anni
non si sono riformati, per cui è indispensabile un rapporto
stretto con gli obiettivi di Governo ed una sinergia che metta le
politiche fiscali e gli strumenti per perseguirli in stretto contatto
con l’Autorità politica, senza frapposizioni burocratiche come quelle
esercitate in questi anni dai Dipartimenti del Tesoro che hanno reso
vita difficile allo stesso DPF.
SEBASTIANO CALLIPO
Le note vicende riguardanti le Convenzioni 2006-2008 hanno posto in
evidenza la scarsità di risorse economiche da destinare alle
retribuzioni accessorie che, a parere del Salfi, pongono concretamente
a rischio il raggiungimento degli obiettivi previsti dai singoli piani
aziendali.
Pertanto, una forte azione sul versante del maggior e più preciso
contrasto all’evasione fiscale porterà necessariamente le OO.SS. a
riproporre al prossimo Ministro dell’Economia il ripristino di un
regolare flusso di risorse aggiuntive da destinare efficacemente
all’azione di contrasto, unitamente alla richiesta di eliminare tutti
quei vincoli, derivanti dall’azione di “raschiamento del barile” della
Finanziaria 2006 che, intervenendo pesantemente sulle voci di missione,
straordinari e quant’altro, certamente mettono in difficoltà la concreta
operatività sul territorio.
Ulteriormente, ma solo come azione politico-sindacale in prospettiva
futura, chiederemo all’Autorità Politica una sessione di lavoro per
analizzare alcune criticità di sistema che in questi anni si sono
manifestate, in particolare la opportuna richiesta di una maggiore
autonomia finanziaria ed operativa rispetto all’azione politica.
Siamo già in tema di rinnovi contrattuali, potreste fornire qualche
anticipazione in merito alla piattaforma rivendicativa che presenterete
al Governo?
STEFANIA SILVERI
Non esiste ancora una piattaforma condivisa, almeno con CGIL e UIL, in
ordine al 2° CCNL del comparto Agenzie Fiscali per questo ci sembra
prematuro fornire indicazioni che potrebbero essere lette….come il
“libro dei sogni” della CISL. Indubbiamente dovrà essere completato il percorso, già delineato con i
contratti integrativi, per procedere, in coerenza a quanto sopra, ad
una generalizzata ricollocazione del personale, all’interno e tra le
nuove aree disegnate dal primo CCNL. Tale operazione non dovrà essere letta come una “forsennata promozione
di massa” ma per quello che, in realtà, rappresenta, una corretta
collocazione del personale nelle posizioni economiche corrispondenti al
livello di professionalità richiesta.
Fatto ciò, sarà, poi, necessario ricercare sviluppi ordinamentali che
non siano basati esclusivamente su titoli, sostanzialmente indifferenti
alla qualità del lavoro, ai risultati raggiunti ed alla preparazione
acquisita.
Altra emergenza è sicuramente rappresentata dalla ricerca di sbocco per
le alte professionalità…il primo CCNL, per indubbie difficoltà, ha
“glissato” su questo aspetto, il 2° CCNL non potrà permetterselo.
ROBERTO CEFALO
I ritardi imposti sciaguratamente dal Governo nella negoziazione sia
del primo CCNL delle Agenzie che dello stesso biennio economico
2000/2005 ancora al palo ad anni di scadenza, hanno reso di fatto
difficile ragionare unitariamente sul nuovo CCNL 2006/2009.
Siamo impegnati in questa fase a portare a compimento i contratti
integrativi di Agenzia per dare contenuto alle parti del 1° CCNL
demandate agli integrativi, definendo i nuovi profili professionali,
individuando strumenti e modalità per dare risposte al personale in
termini di nuovo inquadramento e di progressioni economiche
all’interno delle aree e tra le aree, dopo anni di mansionismo e di
sottoinquadramento.
Non vi è dubbio però che bisogna accelerare e definire in tempi brevi
una proposta articolata chiedendo al nuovo Governo di aprire da subito
il negoziato sul rinnovo dei contratti.
Sicuramente dovremo perfezionare l’attuale modello ordinamentale,
riconoscendo le peculiarità delle nostre funzioni e quindi, dopo aver
lavorato per un riequilibrio del personale tra le aree (azzeramento
della prima area e rafforzamento della terza area), ci misureremo sulla
crescita e lo sviluppo all’interno della terza area definendo
meccanismi di sviluppo e di specificità connesse alle funzioni (capi
area e capi team, verificatori, accertatori, “avvocati del fisco” etc).
Inoltre dovremo ragionare sui temi della semplificazione dei processi
negoziali sia a livello nazionale (non è accettabile l’attuale sistema
basato su una deresponsabilizzazione dell’Aran e su un sistema di
controlli specioso e contorto che rende sempre più inesigibili i
contratti sottoscritti) che a livello decentrato, coniugando i livelli
negoziali delle strutture regionali e locali delle singole Agenzie, con
accordi nazionali che garantiscano una effettiva contrattazione ed una
erogazione di risorse ai lavoratori correlata ai tempi ed
all’effettuazione delle prestazioni lavorative.
Dovremo migliorare infine gli aspetti normativi troppo “fotocopia” nel
1° CCNL ai contratti previgenti, perché uno specifico CCNL di comparto
ha senso solo se definisce regole, diritti e doveri peculiari rispetto
ad altri settori della Pubblica Amministrazione.
SEBASTIANO CALLIPO
Circa la piattaforma rivendicativa per il rinnovo quadriennale del
CCNL-Agenzie Fiscali, pur nella considerazione che sono tutt’ora in
corso i lavori interni alla nostra Organizzazione Sindacale per la
raccolta dei dati, di valutazione di proposte, di analisi dei risultati
ottenuti nella precedente tornata contrattuale, oltre al dovuto
raccordo con la nostra Federazione Unsa e la nostra Confederazione
Confsal, appare già da adesso importante focalizzare l’attenzione sugli
ordinamenti professionali e sui processi di crescita dei lavoratori del
settore che, nonostante le tante iniziative avviate, frutto delle code
contrattuali, non hanno potuto ancora usufruire positivamente del
processo di trasformazione “aziendalistica” dell’Amministrazione
Finanziaria.
Pare oggettivamente leso il cosiddetto “vincolo sinallagmatico”
prestazioni e controprestazioni, alla luce non solo delle inadeguatezza
delle remunerazioni accessorie ma anche dei ritardi nella liquidazione
delle stesse, oltre ai manifestati problemi di interpretazione di
importanti istituti contrattuali, quali ad esempio l’indennità di
Agenzia, oggi di amministrazione, unitamente alle difficoltà
nell’attuazione dei processi di crescita e riqualificazione
professionale che necessariamente richiama la formazione e la
valutazione del personale.
Appare importante la concreta istituzione di un’area predirigenziale,
quale sbocco professionale per molti colleghi, carichi di esperienza
professionale e capacità operativa, unitamente alla definizione di
precisi e stabili percorsi per l’accesso alla dirigenza ed alle figure
apicali di alta responsabilità operativa, non dirigenziale.