Un aggettivo per definire la situazione sindacale nelle Agenzie fiscali: buona – discreta – cattiva – pessima.
Buona non di certo. Userei, tra gli aggettivi proposti, “cattiva”.
Perché?
In realtà non potrei dire se, leggendo i giornali e i provvedimenti del nuovo Governo, la scelta dell’aggettivo sia condizionata dal fatto che sto per immergermi in un periodo di “pessimismo cosmico” o se, in realtà, la situazione non è veramente buona.
Tra noi e i lavoratori che rappresentiamo, ad esempio, c’è un po’ di “freddo” perché scontiamo ancora le troppe incomprensioni conseguenti alla firma del 2° CCNL di comparto. Incomprensioni anche “aiutate” da “pubblicità ingannevole” di altre Organizzazioni.
Con la controparte il rapporto non è dei migliori, sia perché addebitiamo loro il mancato raggiungimento di alcuni obiettivi posti alla base del rinnovo contrattuale (vedi stabilizzazione di ulteriori quote di Fua nella indennità di amministrazione) sia perché è ormai troppo evidente la volontà di preoccuparsi solo del raggiungimento degli obiettivi macroeconomici badando poco alla “risorsa umana” che li consente.
Da ultimo scontiamo anche il continuo “stress” derivante dai cambi al vertice – in primo luogo quello nell'Agenzia delle Entrate – conseguenti ad ogni cambio di Governo.
E' una conseguenza del sistema americano importato a suo tempo da Bassanini.
Ma io penso che la “macchina fiscale” nel suo complesso, per il compito delicato e strategico che è chiamata a svolgere, decisivo per gli interessi del sistema Paese, dovrebbe essere assolutamente estranea alle logiche di “spartizione politica” (to the Victor go the spoil, ai vincitori va il bottino) dettate dallo spoil-system.
Uno dei punti cardine alla base della nascita delle Agenzie Fiscali fu, appunto, la tanto richiesta separazione tra politica e gestione. Il Ministro dell’Economia esercita funzioni di indirizzo politico, definisce gli obiettivi ed esercita il controllo sui risultati complessivi della gestione, le Agenzie traducono in atti amministrativi l’indirizzo politico.
Perché, allora, il direttore di una Agenzia, esecutore delle leggi fiscali prima ancora che degli indirizzi politici, a prescindere da valutazioni sul merito dovrebbe essere di stretta fiducia del Ministro di turno?
Il sistema dello spoil system lascia spazi a dubbi e incertezze anche sul piano della legittimità costituzionale per una evidente “politicizzazione” della dirigenza a discapito del principio di imparzialità previsto dall’art.97 della Costituzione. Cin un'aggravante, proprio di questi giorni, rappresentata da una norma del decreto legge approvato di recente dal Consiglio die ministri, non a caso valida solo per le Agenzie, con la quale si prevede, su richiesta, la possibilità di spostamento dalle Entrate dei dirigenti della fascia non soggetta a spoil system. Uno spoil system, quindi, mascherato e generalizzato, che andrà a sanzionare tutti quei dirigenti che non saranno allineati con il nuovo corso.
Purtroppo proprio a proposito del cambio al vertice delle Entrate si è notata una certa assenza dei sindacati – non solo quelli del settore ma anche i confederali – nella vicenda della pubblicazione on line delle dichiarazioni dei contribuenti. Uno di quei silenzi che con un luogo comune si sogliono definire assordanti. Tanto più strano da parte di quei sindacati – mi riferisco alla Cgil e soprattutto alla Uil – che storicamente hanno sempre sostenuto le esigenze di trasparenza in materia di dichiarazioni dei redditi e di fermezza nella lotta alle evasioni. Così un dirigente importante per la storia delle Agenzie fiscali come Romano, politicamente già in difficoltà, è stato lasciato praticamente solo. Quali giustificazioni può avere questo comportamento?
In tema di pubblicazione online dei redditi non voglio parlare dei comportamenti o delle scelte di altre sigle sindacali. Posso solo ricordare che la CISL, a tutti i livelli, ha condiviso completamente l’azione dell’agenzia delle entrate e dell’ex direttore Romano. Abbiamo addirittura dato spazio, nei comunicati sindacali della nostra sigla, al punto di vista etico e morale che, sulla vicenda, è stato espresso da “Famiglia Cristiana”. Purtroppo anche questa vicenda – in mancanza di motivazioni oggettive – è stata oggetto di strumentalizzazione politica in funzione dello spoil system.
Giudicando dall'esterno, la situazione è abbastanza confusa nel settore catasto (dopo la sentenza del Tar non si è ancora capito bene che intenzioni avrebbe il governo) e abbastanza oscura nel settore entrate: le affermazioni di Berlusconi in campagna elettorale circa il ruolo dei Comuni nell'accertamento – ruolo che peraltro già esiste, almeno normativamente, sin dall'epoca della riforma Vanoni – potrebbero avere un seguito? E se sì, di quale tipo?
Come speriamo sia noto, in tema di decentramento del catasto agli enti locali, la CISL si è opposta fin dal decreto legislativo 112/98 perché abbiamo ritenuto che fosse a rischio lo stesso principio, costituzionalmente garantito, dell’equità fiscale. Analoga e maggiore opposizione sapremo mettere in campo se, come si vocifera, il cosiddetto federalismo fiscale dovesse prevedere il “decentramento” dell’accertamento tributario ai comuni o agli enti locali in genere. Vale anche in questo caso, lo stesso discorso di cui sopra: la macchina fiscale deve stare lontana “anni luce” dalla politica. Quale garanzia di imparzialità in più o di corretta gestione amministrativa potrebbe garantire un sindaco…..in campagna elettorale che si trovasse a firmare un accertamento ad un suo grande elettore?
In questo quadro di confuso cambiamento si ha l'impressione che la Guardia di finanza stia avviando un'offensiva allo scopo di rilanciare e ampliare il proprio ruolo.
Il paese, in modo surrettizio, si sta “militarizzando” e la GdF sfrutta l'onda favorevole. Da qui la richiesta improvvisa, dopo 10 anni, di partecipazione al riparto del comma 165, da qui l'ulteriore .""sgomitare" su funzioni di stretta pertinenza del personale civile. Sembra, infatti, che nel decreto legge sia inserita una norma che attribuisce anche alla Finanza l'accertamento con adesione semplificato. Non siamo d'accordo non solo perché una tale scelta porrebbe problemi di divisione di compiti con il personale civile (e, al limite, di esuberi di quest'ultimo) ma anche perché in tutti i sistemi fiscali dei paesi occidentali non c'è un solo esempio di fisco militare. Siamo su questo punto in controtendenza con tutto il resto del mondo. Faremo la nostra parte in tutte le sedi per far comprendere le nostre ragioni.
In conclusione. Cosa si propone adesso la Cisl?
La CISL si propone un solo obiettivo, la tutela delle Agenzie Fiscali contro possibili tentativi di smantellamento e la difesa degli interessi dei lavoratori che vi operano con impegno e professionalità, a partire dall’assalto al comma 165…..lo sappia il nuovo esecutivo.