ROBERTO CEFALO: ALLE ENTRATE UNA RIFORMA PASTICCIATA DI CUI NON SI SENTIVA CERTO IL BISOGNO

(14.12.08) Giudizio negativo, senza se e senza ma, sulla recente riforma dell'Agenzia delle entrate: una rivoluzione organizzativa arrivata inaspettata e di cui non si sentiva certo il bisogno, che impegnerà per qualche anno gli uffici e il personale negli spostamenti di mansioni, nella realizzazione dei nuovi organigrammi,  nelle nuove procedure. Con conseguenza negative sull’azione di deterrenza all’evasione che negli ultimi anni aveva cominciato a dare i suoi frutti. Sul catasto, il governo continua a rimanere sur place: sospeso il progetto di decentramento – e questo potrebbe anche essere un bene – ma sospeso anche l'adeguamento delle rendite agli effettivi valori immobiliari; e questo è un fatto negativo. Quanto ai rapporti tra le organizzazioni sindacali: l'unità d'azione, anche nelle difficoltà  create dagli accesi contrasti che da molto tempo si manifestano a livello confederale, continua ad essere un obiettivo di fondo. Parola di Roberto Cefalo, coordinatore generale della Uil PA Agenzie fiscali
Intervista di Giancarlo Fornari

La riforma dell'Agenzia delle entrate è arrivata all'improvviso. I tagli delle posizioni dirigenziali erano un fatto scontato ma non lo erano le altre novità che il personale dell'Agenzia delle entrate si ritrova sotto l'albero di Natale. Sembra un fare e un disfare, con un impatto negativo, forse  sottovalutato, sull'efficienza dei servizi e sullo stesso atteggiamento psicologico degli operatori. Otto anni per costruire quasi quattrocento uffici locali con le stesse funzioni e adesso contrordine. Gli uffici erano uguali ma adesso alcuni sono più uguali degli altri. Si direbbe ci sia, di fatto, un ritorno al vecchio modello delle Intendenze di finanza, un'intercapedine storica che già la riforma del '90 aveva abolito. Sei d'accordo?

Sapevamo che l’applicazione delle norme previste dal DL 112/2008, che abbiamo nei mesi scorsi fortemente contrastato per gli effetti negativi che avrebbero prodotto sull’amministrazione finanziaria, portavano come dicevi ad  una riduzione degli Uffici.
Ma quanto deciso dai vertici dell’Agenzia va ben oltre. Si mantiene, pur con qualche aggiustamento, la quasi totalità delle posizioni dirigenziali a livello centrale, mentre si interviene in modo pesante sul territorio, creando due tipologie di Uffici, la Direzione provinciale e l’Ufficio territoriale, che azzera di colpo una riforma che dopo una decina d’anni finalmente era entrata a regime. Una “controriforma” che rafforza una visione centralista, ed a mio parere dirigista, dell’Agenzia. Perché prima esistevano le Intendenze, ma anche gli Uffici delle imposte, del registro e dell’IVA. Ora si accentrano poteri non solo gestionali, o di rappresentanza,  ma direttamente operativi, e di rilevanza come quelli delle verifiche e degli accertamenti per tutti i tributi.

Il problema maggiore sembrerebbe proprio quello dei controlli. Lavorare tanto in questi anni per costruire in tutti gli uffici locali uno staff in grado di effettuare accertamenti su scala allargata, avvalendosi di una conoscenza capillare del territorio, è stato inutile. E molti in periferia – a quanto risulta – si domandano come saranno utilizzati da oggi in poi coloro che se ne occupano. Continuare  a lavorare localmente sotto la direzione – da lontano – dell'ufficio provinciale; passare a occuparsi solo dei controlli formali e magari dell'assistenza al contribuente; spostarsi nelle direzioni provinciali per continuare in quella sede a svolgere le attuali funzioni, sono tre prospettive nessuna delle quali sembra  ideale. L'ultima fa sorgere anche il timore di una messa in mobilità.

Il modello deciso, centralistico a livello nazionale, ripropone le stesse criticità a livello territoriale.
Non capisco quale siano i miglioramenti attesi nell’accentrare in un unico ufficio i controlli sostanziali, anche in grandi metropoli come Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Palermo. Ed in due Direzioni provinciali le attività di accertamento delle province di Milano, Torino, e Roma. E’ stato detto che comunque il personale delle attuali aree controlli degli Uffici locali, trasformati in Uffici territoriali (quelli per intenderci che faranno solo servizi ai contribuenti e controlli formali) continueranno ad essere allocati in tali sedi, anche se risponderanno direttamente alla Direzione provinciale, e quindi è stata esclusa una mobilità territoriale.
Ma se così sarà, ed è tutto da verificare, allora quale è la ratio di tale modifica?
Ho la sensazione che si siano voluti ridurre i livelli di riporto gerarchico, accorciare la catena di comando centro-periferia, attualmente dislocata su più di 400 uffici. Per rendere più spedita l’attività di controllo?
Vedremo, ma la sensazione è che le criticità del modello siano notevolmente superiori ai miglioramenti, che francamente al momento non vedo.   

Tutto sommato, si può dire che questo fatale depotenziamento dell'attività di controllo risulta in linea con un presidente del consiglio che considera l'evasione fiscale una risposta giusta all'eccesso di fiscalità. Il segnale è stato dato quest'estate con l'abolizione di gran parte delle misure antievasione – dall'elenco clienti e fornitori alla tracciabilità dei compensi – varate dal precedente governo. E la nuova direzione dell'Agenzia si sta adeguando. E' così?

Nelle dichiarazioni del nuovo vertice dell’Agenzia si ripropone costantemente il concetto di continuare a combattere l’evasione ma senza colpire nel mucchio, abbandonando gli strumenti che appesantiscono l’attività delle imprese, ed affinando invece l’attività di intelligence.
Certo che nel frattempo si sono azzerate molte norme che avevano cominciato a dare risultati importanti nella lotta all’evasione, e questa nuova rivoluzione organizzativa comporterà sicuramente, fosse solo per gli anni di realizzazione del nuovo modello, un notevole rallentamento delle attività di contrasto all’evasione.
Per qualche anno l’Agenzia,  gli Uffici ed il personale saranno impegnati negli spostamenti, nella realizzazione dei nuovi organigrammi,  nelle nuove procedure, insomma temo proprio che si  girerà a vuoto. Con conseguenza negative sull’attività dell’Agenzia e sull’azione di  deterrenza all’evasione che negli ultimi anni aveva cominciato a dare i suoi frutti.

A tuo avviso, in sostanza, il potere delle direzioni regionali nei rapporti con la direzione centrale esce indebolito da queste innovazioni. Come si concilia, questo, con la linea del federalismo fiscale?

Mentre non c'è dubbio, a mio avviso, che venga indebolito il ruolo delle Direzioni regionali, vedo un rapporto molto più diretto tra le strutture centrali e le direzioni provinciali. Le Direzioni regionali mantengono un ruolo di coordinamento, ma sia sulle politiche dell’accertamento che sulla stessa gestione delle risorse umane e materiali penso che siano del tutto ridimensionate.
Basti pensare alla gestione del personale che ora  a livello della provincia sarà svolta dai Direttori provinciali. Che compiti avrà la Direzione regionale se non quello di eventuali mobilità tra gli ambiti provinciali? Sullo stesso sistema di relazioni sindacali il ruolo dei Direttori provinciali sarà predominante. Ritengo che il federalismo  a cui pensano i vertici dell’Agenzia possa bypassare le strutture regionali dell’Agenzia e quindi, mediante l’utilizzo della telematica, interloquire direttamente dal centro con le singole provincie.
Mi domando, inoltre,  che senso ha coprire  circa 15 posizioni dirigenziali di vertice a livello regionale, con conseguenti notevoli costi,  per compiti che, l’esperienza dimostrerà se le mie preoccupazioni hanno senso, temo siano molto svuotati, ed in qualche caso meno rilevanti di quelle esercitati dai Direttori provinciali delle grandi realtà  economiche del paese.

In due parole, il tuo giudizio conclusivo su questa riforma. Dal punto di vista del merito e del metodo.

Negativo nel merito e nel metodo. Non vi era alcun bisogno di “stressare” la macchina organizzativa già in questi ultimi 15 anni oggetto di notevoli cambiamenti organizzativi. Ma il giudizio è anche motivato sulle forti perplessità  per le stesse caratteristiche organizzative del progetto.
Sul metodo perché non è stato tenuto in alcun modo conto delle proposte dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, che pure erano stati protagonisti del processo riformatore che ha visto la nascita delle Agenzie fiscali. Ci hanno informato quando tutto era già deciso e ratificato dall’Autorità politica
Le vere riforme si fanno con il consenso e l’apporto di chi le deve realizzare, non in modo carbonaro e con blitz unilaterali.   

Un accenno alla riforma del catasto. Dopo la sentenza del Tar e il cambio di dirigenza tutto si è bloccato. Si direbbe che in questo governo non si abbiano le idee chiare sul futuro del catasto. Anche per agevolare il lavoro dell'Agenzia del Territorio sarebbe opportuno non lasciare queste questioni nell'incertezza. Che ne pensi?

Penso che sia necessario uscire dagli equivoci. Non ci è piaciuta, ed anzi abbiamo a suo tempo  contrastato l’accelerazione del Governo Prodi in materia di decentramento, perché temevamo l’eccessiva frammentazione di funzioni, costi aggiuntivi per la collettività ed anche minore efficienza nella gestione di servizi.
Sia chiaro: noi siamo per un sistema che preveda la piena interoperabilità tra l’Agenzia e gli  Enti locali, massima fruibilità dei servizi ed aggiornamento congiunto delle banche dati.
Ora, l’attuale Governo in buona sostanza non mi pare si sia ancora occupato della questione e forse la preoccupazione che ha è quella di non attuare la parte invece  condivisibile portata avanti dal Governo di centro sinistra, che era quella di aggiornare i valori delle proprietà immobiliari, attualmente del tutto disomogenei, e non correlati all’effettiva rendita degli stessi.
Non si tratta di aumentare la tassazione sugli immobili ma di renderla più equa, adeguando i valori degli immobili di pregio, ed invece riducendo quella sulle abitazioni economiche e popolari.
Il problema è che oggi risultano popolari ed economici immobili di lusso e di pregio, a vantaggio quindi dei grandi proprietari e degli speculatori.
Noi ci batteremo per portare avanti la riforma del catasto, rafforzando l’Agenzia del territorio e favorendo una compartecipazione dei Comuni alla gestione.

Un'ultima domanda più politica. A livello confederale, come conferma anche lo sciopero indetto autonomamente dalla Cgil per venerdì scorso,  non è questo il momento migliore per l'unità d'azione. Cgil Cisl e Uil non si trovano d'accordo quasi su niente. Nelle categorie, più vicine agli interessi diretti dei lavoratori, si riesce ancora per fortuna a superare le contrapposizioni. Non c'è il rischio che queste fratture, se durano, si ripercuotano anche nel vostro settore?

Noi della UIL lavoriamo ogni giorno per la massima unità possibile sugli obiettivi concreti a difesa dei lavoratori e delle loro condizioni lavorative.
Siamo convinti che questo sia utile e necessario, e cerchiamo ogni giorno di rispondere a tale mandato, che è quello che ci chiedono i lavoratori.
Anche se non ci nascondiamo le difficoltà che incontriamo ogni giorno per evitare derive massimaliste, posizioni preconcette, ed anche, perché no, tentazioni eccessive accomodanti con il Governo di turno, che pure tendono a manifestarsi quando si confonde il ruolo propositivo con la cogestione.
E’ indubbio che le problematiche generali ricadono fatalmente nelle contrattazioni che giorno per giorno conduciamo nelle Agenzie fiscali, perché una diversa valutazione sul modello contrattuale, o una firma separata sul contratto di lavoro, non passano in modo indolore.
Ma la situazione è già tanto difficile, il rapporto con i lavoratori complesso, la credibilità del sindacato è messa in discussione, per cui noi, senza alcuna presunzione e senza pensare di avere la verità in tasca, chiediamo alle altre organizzazioni confederali, CGIL in testa, lo stesso approccio.
Non si va da nessuna parte coltivando l’idea dello “splendido isolamento” e del “tanto peggio tanto meglio”, così come sarebbe sbagliato pensare di fare a meno della CGIL e dello spirito unitario che in questi decenni tra mille difficoltà comunque alla fine ha prevalso.
Ecco il perché noi lavoriamo ogni giorno, e non è facile,  per trovare le ragioni dell’unità e non della divisione nel nostro comparto. E auspichiamo che ciò possa avvenire nei prossimi giorni anche a livello confederale.

 

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