Nella suggestiva cornice del Teatro Brancaccio di Roma, per la sola serata del 20 giugno, gli allievi dell’Accademia Arte nel Cuore di Daniela Alleruzzo colorano la serata portando in scena una versione rivisitata, in chiave rock, di Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare.
Lo spettacolo è il risultato finale del progetto “Laboratorio teatrale integrato per persone disabili adulteʺ, finanziato da Roma Capitale. L’associazione, che da anni si occupa della formazione pluri-artistica di persone con e senza disabilità, ha voluto dedicare questa produzione ai bambini siriani vittime del conflitto che è ancora in atto nei paesi mediorientali. Per l’occasione è stato invitato a partecipare Paolo Rozera, direttore generale dell’Unicef, al quale è stata consegnata una maglia autografata da tutti gli allievi dell’Arte del Cuore come riconoscimento dell’impegno costante profuso nella messa in opera dei numerosi progetti a tutela dei minori.
Il testo shakespeariano è pressoché lasciato intatto. Protagoniste due giovani coppie: Ermia e Lisandro, ed Elena e Demetrio. Le loro vicende sentimentali sono complicate dall’entrata in scena di Oberon e Titania, re e regina delle fate che, servendosi di folletti guidati dall’eccentrico Puck, creano scompiglio e confusione fra gli amanti. Curata e divertente anche la trama secondaria dell’opera in cui una compagnia strampalata di attori decide di far le prove, per uno spettacolo da presentare alle nozze del duca Teseo, proprio nel bosco magico dove avvengono le principali vicende, complicando ulteriormente la storia.
La coralità del testo – nonostante sia, tra quelli di Shakespeare, uno dei più complessi, per l’intreccio della trama e i numerosi personaggi in scena – ha dato la possibilità a tutti gli allievi di mostrarsi e partecipare alla buona riuscita dell’opera. La pièce è strutturata e curata in ogni dettaglio. Sorprendente l’interpretazione e la recitazione dotate di un buon ritmo, tenendo anche conto delle non facile poetica del testo. E’ da notare che nonostante qualche difficoltà tecnica, legata al malfunzionamento di alcuni microfoni, gli attori hanno mantenuto la scena continuando il loro flusso interpretativo.
Indovinate, senza dubbio, le indicazioni registiche di Marta Iacopini, che riesce a donare una chiave leggera e colorata all’intera rappresentazione. La rivisitazione in chiave moderna della commedia arricchisce lo spettacolo con diversi momenti corali dai toni quasi hollywoodiani. Splendide le coreografie curate da Francesca Cinanni e Carmen De Sandi: più di trenta artisti che ballano, recitano e cantano pezzi rock che vanno dai Queen ai Radiohead. Il risultato è un’atmosfera magica e ricca di energia. D’impatto anche i costumi di Annalisa Di Piero e la scenografia di Pasquale Cosentino.
Un lavoro ricco di emozioni e degno di nota quello proposto dagli allievi dell’accademia condotta da Daniela Alleruzzo. La particolarità di mettere in scena una produzione utilizzando attori disabili e normodotati sta proprio nel fatto che lo spettatore, dopo pochi istanti, non nota più la differenza fra l’uno e l’altro. Inoltre, c’è da dire che per quei ragazzi, stare sul palco non è solo un’avventura teatrale di una sera ma un’esperienza di appartenenza ad un gruppo nel quale sono tutti uguali, e dove c’è un ruolo per ognuno di loro. Ecco spiegate le vere magie del “teatro d’inclusione” che sarebbe bello riuscissimo ad applicare anche alla nostra vita di tutti i giorni.