Sempre meno servizio di alta consulenza tributaria e sempre più centro di distribuzione di prebende, ora il Secit si rinforza – si fa per dire – con il giornalista ex-portavoce di Tremonti Fabrizio Ravoni. Esperto “virtuale”
Articolo di Franco Climber
Ufficialmente “Servizio consultivo ed ispettivo tributario” ma nella realtà – così come la Scuola superiore dell’economia e delle finanze – sempre più Ufficio cassa e/o paracadute di riserva con compensi che partono da 130.000 euro l’anno per uomini di staff da retribuire (come Renato Grassi, dirigente dell’Udc distaccato presso il Dipartimento sviluppo e coesione del Tesoro o l’avv. Caratozzolo, molto vicino a Vietti, che ovviamente non ha rinunciato alla professione), ex-collaboratori estromessi da risarcire (vedasi Gustavo Piga, sostituito alla presidenza della Consip), assistenti da sistemare (vedi Daniela Bracco, giornalista distaccata anch’essa presso il Ministero come portavoce del Direttore del Dipartimento del Tesoro ed ex Ragioniere Generale dello Stato, Grilli).
Imminente ora in Via Carucci l’arrivo del giornalista Fabrizio Ravoni, già al Giornale, assunto come portavoce da Tremonti-1 e licenziato da Tremonti-2-”Il Ritorno”: per punirlo, sembra, di essersi speso troppo in favore dell’amico-nemico Siniscalco…
La vendetta
Ricordiamo che Ravoni era stato nominato al Secit sin dal luglio 2004, nelle ultime ore di presenza al Mef del Ministro Tremonti dopo le sue burrascose dimissioni, in una notte nella quale il solito infaticabile Capo di Gabinetto Vincenzo Fortunato, non sapendo se sarebbe stato confermato dal futuro ministro, lottò contro il tempo per riuscire a formalizzare una ricca infornata di nomine – compresa la sua a Rettore della Scuola Superiore dell’economia e delle finanze – e tanti riassetti destinati a sopravvivere per anni.
Dopo la nomina, non potendo prendere servizio al Secit in quanto portavoce di Siniscalco (gli Esperti per legge non possono esercitare attività professionali o di consulenza né ricoprire uffici pubblici di qualsiasi natura) Ravoni è rimasto “in sonno” per più di un anno ed ora che Tremonti non lo vuole più perchè "traditore" si trasferisce al Servizio (si immagina “virtualmente” come diversi altri).
Ravoni è un bravo giornalista che scrive in modo un po’ romantico, alcuni ricordano la sua conclusione di un’intervista fatta per “Il Giornale” al rude ex segretario generale della Cgil Pizzinato presentato come “un Grande vecchio della sinistra italiana”: “E gli occhioni azzurri del bambino invecchiato si perdono nel Sogno accarezzando l’Utopia.” Non è dato sapere con questi precedenti quale contributo potrà dare all’approfondimento dei problemi tributari ma tant’è, in questa interminabile “fin de partie” si può fare di tutto.
La Corte
Ma la Corte dei Conti, cosa fa e cosa dice la Corte dei Conti – a sua volta ben rappresentata nel Secit dai Consiglieri Calandra, Di Giacomo, Spetrino e da ultimo da Michele Umberto Francese, che dopo averlo controllato è entrato a farne parte? La Corte in effetti sarebbe tenuta a verificare le condizioni di legittimità delle nomine al Secit: condizioni formali se si tratta di dipendenti pubblici ma sostanziali se si tratta di un "esterno" alla PA, il quale per legge dovrebbe possedere “riconosciute elevate competenze ed esperienza professionale in una o più delle discipline finanziarie, tributarie, economiche, statistiche, contabili e aziendalistiche”. Il che non sempre, anzi raramente negli ultimi tempi si può dire sia avvenuto.
In una delle ultime tornate di nomine al Secit la Corte ha in effetti provato a fare qualche obiezione, ma senza alcun risultato, sulla specifica professionalità di due candidati, i trentunenni Daniela Grazioli e Fabio Polidori, dipendenti di una società (Patrimonio Spa, capitale pubblico e diritto privato) per la quale dopo la nomina hanno di fatto continuato a lavorare, percependo però regolarmente il compenso di "Esperti tributari” del Secit. Esperti virtuali nel ricco ciberspazio dell’Economia e finanze, in un Secit che Tremonti voleva chiudere nel ’94 all’epoca in cui era stata indagata una società a lui nota, ma che poi ha deciso di far sopravvivere. Virtualmente.
Intanto il personale, a causa della mancata nomina del Direttore (questa, almeno, la giustificazione data ai sindacati) non sa ancora quando potrà riscuotere gli arretrati delle competenze accessorie relative al 2003.
Ma la Corte dei Conti, cosa fa e cosa dice la Corte dei Conti – a sua volta ben rappresentata nel Secit dai Consiglieri Calandra, Di Giacomo, Spetrino e da ultimo da Michele Umberto Francese, che dopo averlo controllato è entrato a farne parte? La Corte in effetti sarebbe tenuta a verificare le condizioni di legittimità delle nomine al Secit: condizioni formali se si tratta di dipendenti pubblici ma sostanziali se si tratta di un "esterno" alla PA, il quale per legge dovrebbe possedere “riconosciute elevate competenze ed esperienza professionale in una o più delle discipline finanziarie, tributarie, economiche, statistiche, contabili e aziendalistiche”. Il che non sempre, anzi raramente negli ultimi tempi si può dire sia avvenuto.
In una delle ultime tornate di nomine al Secit la Corte ha in effetti provato a fare qualche obiezione, ma senza alcun risultato, sulla specifica professionalità di due candidati, i trentunenni Daniela Grazioli e Fabio Polidori, dipendenti di una società (Patrimonio Spa, capitale pubblico e diritto privato) per la quale dopo la nomina hanno di fatto continuato a lavorare, percependo però regolarmente il compenso di "Esperti tributari” del Secit. Esperti virtuali nel ricco ciberspazio dell’Economia e finanze, in un Secit che Tremonti voleva chiudere nel ’94 all’epoca in cui era stata indagata una società a lui nota, ma che poi ha deciso di far sopravvivere. Virtualmente.
Intanto il personale, a causa della mancata nomina del Direttore (questa, almeno, la giustificazione data ai sindacati) non sa ancora quando potrà riscuotere gli arretrati delle competenze accessorie relative al 2003.