Il Cavaliere è all'opposizione, anzi è quasi sparito dai media che ha dominato negli ultimi anni e ancor di più negli ultimi mesi, e noi approfittiamo di questa eclissi per gridare quelle due paroline che lui aveva tolto alla fruizione collettiva. L'Italia di Cannavaro, di Gattuso, di Grosso, soprattutto di Pirlo, ha vinto meritatamente i mondiali di calcio. Cavaliere, ci consenta: Forza, Italia!
di Gino Nobili
Ho avuto la percezione quasi fisica che avremmo vinto i Mondiali dopo la vittoria stentata sull’Australia: ho rivisto gli sguardi di quelli dell’82. Adesso però tutti dicono tutto, e quindi mi limito ad alcune brevi considerazioni. Pensieri in libertà.
L’ITALIA ALLE CORDE!
La vicenda è altamente paradigmatica del nostro vero spirito nazionale: siamo un popolo capace di straordinarie performance a livello di energia, lotta, spirito di corpo, genialità e coraggio ma solo per limitatissimi periodi di tempo e sotto l’influsso di una serie di circostanze avverse concomitanti. Quando non siamo sotto attacco del destino ci godiamo la vita; si, possiamo registrare successi parziali, che però ci interessano tutto sommato relativamente. Ma se arriviamo sull’orlo della bancarotta, come nel 1992, siamo in grado di reggere una stretta economica a colpi di finanziarie da 100mila miliardi, ed entrare in Europa in carrozza. Insomma, siamo come il Rocky di Stallone: vinciamo solo dopo che abbiamo preso un sacco di botte. Partendo dalle corde, siamo imbattibili.
La vicenda è altamente paradigmatica del nostro vero spirito nazionale: siamo un popolo capace di straordinarie performance a livello di energia, lotta, spirito di corpo, genialità e coraggio ma solo per limitatissimi periodi di tempo e sotto l’influsso di una serie di circostanze avverse concomitanti. Quando non siamo sotto attacco del destino ci godiamo la vita; si, possiamo registrare successi parziali, che però ci interessano tutto sommato relativamente. Ma se arriviamo sull’orlo della bancarotta, come nel 1992, siamo in grado di reggere una stretta economica a colpi di finanziarie da 100mila miliardi, ed entrare in Europa in carrozza. Insomma, siamo come il Rocky di Stallone: vinciamo solo dopo che abbiamo preso un sacco di botte. Partendo dalle corde, siamo imbattibili.
UN PRODINO, GRAZIE!
La battuta migliore nel giorno del trionfo è del soggetto meno mediatico di tutti, il Presidente del Consiglio in carica: "Ci sono grandi vittorie che si ottengono con piccoli scarti…". Financial Times ed altre fonti autorevoli hanno valutato a priori la vittoria ai Mondiali come un punto di Pil, e in effetti nel 1982 si aprì un periodo di crescita per tutto il Paese. Che fu però cavalcato e sprecato dal craxismo imperante della grande abbuffata. Stavolta speriamo il Prodino sia l’aperitivo di un pasto nutriente ma non pesante da digerire…
POVERO CAVALIERE
Il suo predecessore, invece, ora che potrebbe gridare il nome del suo partito con la fondata speranza che tutto il Paese, financo un sacco di comunisti, gli facciano eco, ora che potrebbe raccogliere i frutti della sua idea di creare un partito col nome di un’invocazione da stadio, poverino, non può. Nel 94, all’ultima finale, persa – immeritatamente – ai rigori col Brasile, si era in pieno berlusconismo montante, e il rigore decisivo lo sbagliò proprio il giocatore simbolo di quell’era, il roccioso Franco Baresi che tutti ricordiamo piangere come un bambino. Ed in tutti questi anni in cui il Cavaliere, tra governo e opposizione, ha spadroneggiato, c’era sempre una Francia quando non una Corea a buttarci fuori! Ora, appena i riflettori si spostano sul Prodino, arriva il trionfo: se non è sfiga questa….
Il suo predecessore, invece, ora che potrebbe gridare il nome del suo partito con la fondata speranza che tutto il Paese, financo un sacco di comunisti, gli facciano eco, ora che potrebbe raccogliere i frutti della sua idea di creare un partito col nome di un’invocazione da stadio, poverino, non può. Nel 94, all’ultima finale, persa – immeritatamente – ai rigori col Brasile, si era in pieno berlusconismo montante, e il rigore decisivo lo sbagliò proprio il giocatore simbolo di quell’era, il roccioso Franco Baresi che tutti ricordiamo piangere come un bambino. Ed in tutti questi anni in cui il Cavaliere, tra governo e opposizione, ha spadroneggiato, c’era sempre una Francia quando non una Corea a buttarci fuori! Ora, appena i riflettori si spostano sul Prodino, arriva il trionfo: se non è sfiga questa….