Fino a febbraio la mostra sul grande pittore manierista milanese
“Rhétoriqueur et magicien” (retore e mago) lo definisce Roland Barthes nel 1978. Giuseppe Arcimboldi noto come Arcimboldo, è in effetti l’espressione esatta di un artista che sa parlare a chi lo osserva e insieme lo sa stupire con effetti sorprendenti ed inaspettati. Ebbene per la prima volta Roma ospita una mostra a lui dedicata, cui accosta le opere di alcuni altri artisti a lui contemporanei.
Formatosi alla bottega del padre Biagio, Arcimboldo se ne discosta quando a partire dalla seconda metà del ‘500 realizza con Giuseppe Meda il transetto del Duomo di Monza. Il 1558 è l’anno della realizzazione del grande arazzo che rappresenta la Domitio Virginis per il Duomo di Como. Proprio in quel periodo si riunisce con altri intellettuali, lui che oltre che pittore è anche filosofo, intorno a Giovanni Paolo Lomazzo dedicandosi allo studio dell’espressione umana e della natura: qui nascono le prime celebri “teste composte”. Dal ’62 poi Arcimboldo viene introdotto a corte dall’Imperatore Ferdinando I dove rimane anche con il suo successore Massimiliano prima e suo figlio Rodolfo II poi, trasferendosi da Milano dunque a Vienna e a Praga.
Girovagare per le sei sezioni della mostra, organizzata dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica e da Mondo Mostre Skira e curata da Sylvia Ferino-Pagden, è una bellissima scoperta. L’opera di questo artista incredibile che muove nella sperimentazione non fa che rendere lo sguardo di ogni persona costantemente incuriosito da quello che ha di fronte.
Da una prima parte in cui conosciamo Arcimboldo e gli studi scientifici anche attraverso il suo autoritratto, al periodo milanese con disegni caricaturali di alcuni altri artisti e numerosi oggetti di arte applicata, simbolo di ricchezza e lusso. Quindi il periodo di corte in Europa dove, oltre i ritratti, trovano luce le personificazioni delle stagioni e gli elementi della terra: eccezionale davvero la rigogliosa primavera o il brullo inverno, come pure l’immagine leonina del fuoco o l’acqua dettagliatissima tra crostacei, polpi e coralli. Stupefacente anche la Wunderkammer ossia la stanza delle meraviglie: tra dipinti, volumi scientifici, oggetti e soprammobili in avorio, troviamo il famoso ipertricotico Ritratto di Antonella Gonzalez a firma di Lavinia Fontana.
Lo splendido spazio di Palazzo Barberini ospita una mostra di respiro internazionale, visitabile fino al prossimo 11 febbraio, in cui poter ammirare lo studio minuzioso per il dettaglio con cui Arcimboldo rappresenta la sua realtà: un connubio perfetto tra “la visione icastica di cui parla Comanini, cioè la rappresentazione del mondo reale… che in Arcimboldo… era originale al pari del suo metodo compositivo e fantastico” come afferma la curatrice Sylvia Ferino-Pagden.