(5.1.08) Caro Alemanno, forse lei non ha molta dimestichezza con il mondo universitario – riuscì a prendere, ci dicono, una laurea in “ingegneria agraria” a Perugia pochi anni fa, per pura combinazione ai tempi in cui era ministro dell'agricoltura – e solo così si giustificano le sgangherate dichiarazioni che ha fatto a Cortina, dicendo che la Sapienza “è in mano a 300 piccoli criminali, gente di cui dobbiamo liberarci. Lì vengono invitati i terroristi rossi e al Papa è impedito di parlare”. Sgangherate, se permette, per almeno tre o quattro motivi. Primo…
Primo, quelli che hanno invitato il brigatista Morucci non sono gli stessi che hanno protestato per l'invito fatto l'anno scorso al Papa.
Secondo, questi ultimi – stiamo parlando di 67 professori della Facoltà di Fisica – non hanno affatto impedito al Papa di parlare, hanno solo protestato, in modo peraltro molto civile, perché il Papa era stato invitato a fare il suo intervento in occasione della inaugurazione dell'anno accademico. Crediamo che chiunque abbia un minimo di senso delle istituzioni dovrebbe capire la differenza che c'è tra invitare un Capo religioso a parlare in una qualunque occasione universitaria e invitarlo, invece, a parlare in occasione dell'inaugurazione ufficiale dell'anno accademico.
Nel primo caso siamo di fronte a un evento destinato a chi è in sintonia con lui e con quello che rappresenta. Chi è interessato va chi e e chi non è interessato non va, punto.
Nel secondo caso siamo invece di fronte ad un'occasione particolare, quella in cui si fissano le linee programmatiche dell'anno accademico che sta iniziando e in cui si traccia, per così dire, il suo profilo didattico e culturale: manifestazione destinata alla partecipazione di tutti i docenti e di tutti gli studenti a qualunque razza e a qualunque religione appartengano: i cattolici ma anche i laici, gli agnostici e gli atei insieme agli acattolici di religione ebraica, mussulmana, indù, protestante. Chiamare il Pontefice nella città della Sapienza a dare ufficialmente il suo imprinting culturale e religioso al nuovo anno accademico è un atto di vera prevaricazione nei confronti di tutti i non cattolici e della neutralità religiosa della cultura; tanto più grave in quanto sono note le opinioni più volte espresse da quel personaggio sui limiti della scienza e della ricerca, sempre sottoposte, nella sua visione assolutistica, all'imprimatur della religione e – quindi – dello stesso Papa.
Che le cose stiano in questi termini è dimostrato anche dal fatto che gli stessi docenti che avevano protestato per l'intervento di Benedetto XVI all'inaugurazione dell'anno accademico hanno già dichiarato di non avere nulla in contrario all'invito fatto dal Rettore nei giorni scorsi. Per cui quello che Lei ha detto, a proposito di gente che vuole impedire al Papa di parlare, è profondamente falso. Non si voleva impedire al Papa di parlare, si voleva solo impedire che fosse il Papa – e neppure, ovviamente, il Rabbino Capo, l'Imam, il Dalai Lama – a fissare le linee guida dell'insegnamento universitario.
Nel primo caso siamo di fronte a un evento destinato a chi è in sintonia con lui e con quello che rappresenta. Chi è interessato va chi e e chi non è interessato non va, punto.
Nel secondo caso siamo invece di fronte ad un'occasione particolare, quella in cui si fissano le linee programmatiche dell'anno accademico che sta iniziando e in cui si traccia, per così dire, il suo profilo didattico e culturale: manifestazione destinata alla partecipazione di tutti i docenti e di tutti gli studenti a qualunque razza e a qualunque religione appartengano: i cattolici ma anche i laici, gli agnostici e gli atei insieme agli acattolici di religione ebraica, mussulmana, indù, protestante. Chiamare il Pontefice nella città della Sapienza a dare ufficialmente il suo imprinting culturale e religioso al nuovo anno accademico è un atto di vera prevaricazione nei confronti di tutti i non cattolici e della neutralità religiosa della cultura; tanto più grave in quanto sono note le opinioni più volte espresse da quel personaggio sui limiti della scienza e della ricerca, sempre sottoposte, nella sua visione assolutistica, all'imprimatur della religione e – quindi – dello stesso Papa.
Che le cose stiano in questi termini è dimostrato anche dal fatto che gli stessi docenti che avevano protestato per l'intervento di Benedetto XVI all'inaugurazione dell'anno accademico hanno già dichiarato di non avere nulla in contrario all'invito fatto dal Rettore nei giorni scorsi. Per cui quello che Lei ha detto, a proposito di gente che vuole impedire al Papa di parlare, è profondamente falso. Non si voleva impedire al Papa di parlare, si voleva solo impedire che fosse il Papa – e neppure, ovviamente, il Rabbino Capo, l'Imam, il Dalai Lama – a fissare le linee guida dell'insegnamento universitario.
Ultimo punto, la promessa, o minaccia, che lei ha fatto dicendo che alla Sapienza “ci sono dei cambiamenti culturali da fare” – frase che il Corriere, con zelante piaggeria, ha interpretato come “l'annuncio di imminenti novità”. Ma di grazia, di quali novità si sta parlando? E come verrebbero realizzati – dal sindaco di Roma, poi – questi “cambiamenti culturali” alla Sapienza: olio di ricino ai professori “ribelli”? Lezioni obbligatorie di catechismo? Licenziamenti? Liste di proscrizione? Controlli e schedature ideologiche come quelle fatte in America ai tempi della guerra fredda nei confronti dei sospetti comunisti, chi le supera rimane, chi no se ne va?
Caro Alemanno, con le leggi sulla razza ariana i suoi camerati cacciarono i professori ebrei decapitando così la fisica e le scienze italiane, adesso lei vorrebbe cacciare dalla Sapienza i professori non cattolici – o cattolici “adulti” – che ancora credono che l'arte e la scienza siano libere, e libero il loro insegnamento, come afferma la Costituzione? Insomma, quali “novità” lei con il suo amico rettore ci sta preparando, si potrebbe saperne qualcosa di più? O forse siamo di fronte ad un'altra conferma del detto del vecchio Lenin, che la storia si ripete sempre due volte – la prima come tragedia, la seconda come farsa – con Lei come protagonista? Quando ritorna da Cortina ci faccia sapere qualcosa di più, per favore.
Caro Alemanno, con le leggi sulla razza ariana i suoi camerati cacciarono i professori ebrei decapitando così la fisica e le scienze italiane, adesso lei vorrebbe cacciare dalla Sapienza i professori non cattolici – o cattolici “adulti” – che ancora credono che l'arte e la scienza siano libere, e libero il loro insegnamento, come afferma la Costituzione? Insomma, quali “novità” lei con il suo amico rettore ci sta preparando, si potrebbe saperne qualcosa di più? O forse siamo di fronte ad un'altra conferma del detto del vecchio Lenin, che la storia si ripete sempre due volte – la prima come tragedia, la seconda come farsa – con Lei come protagonista? Quando ritorna da Cortina ci faccia sapere qualcosa di più, per favore.