(3.3.09) Nel 1987 un politicante socialista a nome Martelli, braccio destro di Craxi, sull'onda dell'incidente di Chernobyl – una centrale sovietica di quelle più obsolete, tenuta su con il filo di ferro – fece indire un referendum che con percentuali bulgare decretò la fine del nucleare nel nostro paese. Così l'Italia chiuse con queste centrali quando tutti le stavano costruendo. Forse ci avrebbe aiutato l'aver rinunciato a Montalto e a Trino Vercellese nel caso fosse esplosa una delle cinquanta centrali presenti in Francia? No di certo, la micidiale polluzione atomica circola liberamente, senza guardare i confini. Fatto sta che noi, intelligenti, scartammo l'idea di costruire centrali nostre e scegliemmo di importare a caro prezzo l'energia prodotta da quelle dei nostri vicini. Non solo, perché non contenti di aver bloccato il nucleare i nostri politici si opposero anche alle fonti alternative: ad esempio no all'eolico perché antiestetico (i verdi facevano a gara a bloccare tutto, un altro genio della politica come Soru subito dopo eletto proclamò la moratoria di un anno dell'eolico in Sardegna), no a nuove centrali idroelettriche, no anche ai rigassificatori. La mistica del buio e del freddo dei Pecorari Scanio e dei Vendola.
Adesso secondo Berlusconi noi dovremmo costruire quattro centrali comprandole da Sarkozy: proprio quando quelli che le facevano hanno smesso di farle. Come quel nostro amico neofita del cavallo – che sistematicamente scendeva giù con il sedere mentre la schiena del cavallo si alzava e saliva quando scendeva – continuiamo ad andare controtempo. E – sempre intelligenti – continuiamo a prendere delle grandi sederate. Per quanto ci riguarda il tema chiave, più che quello dei rischi, è quello delle scorie. Un paese che non riesce a liberarsi dei rifiuti domestici potrebbe mai riuscire a smaltire quelli nucleari? Affideremo alla Camorra S.P.A. il compito di liberarcene? Diciamo la verità: se anche il nucleare fosse auspicabile – cosa che sicuramente oggi non è – noi, in Italia, non saremmo in grado di gestirlo. Punto. Che Sarkozy vada a vendere le sue centrali da qualche altra parte. Intanto può essere utile leggere questa nota sulle discussioni in corso in una zona deputata ad accogliere una delle nuove-vecchie centrali di Berlusconi. Dove cominciano ad affacciarsi anche dei timidi “Si” e degli ambigui “Ni”.
Adesso secondo Berlusconi noi dovremmo costruire quattro centrali comprandole da Sarkozy: proprio quando quelli che le facevano hanno smesso di farle. Come quel nostro amico neofita del cavallo – che sistematicamente scendeva giù con il sedere mentre la schiena del cavallo si alzava e saliva quando scendeva – continuiamo ad andare controtempo. E – sempre intelligenti – continuiamo a prendere delle grandi sederate. Per quanto ci riguarda il tema chiave, più che quello dei rischi, è quello delle scorie. Un paese che non riesce a liberarsi dei rifiuti domestici potrebbe mai riuscire a smaltire quelli nucleari? Affideremo alla Camorra S.P.A. il compito di liberarcene? Diciamo la verità: se anche il nucleare fosse auspicabile – cosa che sicuramente oggi non è – noi, in Italia, non saremmo in grado di gestirlo. Punto. Che Sarkozy vada a vendere le sue centrali da qualche altra parte. Intanto può essere utile leggere questa nota sulle discussioni in corso in una zona deputata ad accogliere una delle nuove-vecchie centrali di Berlusconi. Dove cominciano ad affacciarsi anche dei timidi “Si” e degli ambigui “Ni”.
Articolo di Antonio Scaglione
Mi sembra – leggendo le dichiarazioni fatte dai politici dei Comuni vicini all'ipotetica, futura centrale di Montalto – che cresca la sagra dell'ambiguità. Oltre ai “No” ci sono anche dei "Si", motivati in modo risibile. Ma i peggiori sono i "Ni". Le dichiarazioni di quelli che vogliono "galleggiare" da una parte o dall'altra, seguendo l'onda. Tra questi anche il grossetano ministro Matteoli, diviso tra la sudditanza verso il leader maximo e l'esigenza di non urtare la sua comunità elettorale (Montalto è un tiro di schioppo dalla Toscana). Sono indecisi? O vogliono prima capire che cosa convenga? In economia? In politica?
Eppure alcuni punti fermi ci sono.
Alcuni dicono che a Montalto la novità potrebbe portare sviluppo e benessere. 100, 200 o 300 operai edili per costruire la nuova centrale. E dopo, che cosa resta? Qualche tecnico.
Forse i signor "Si" ed i signor "Ni" non capiscono che distruggeranno il lavoro di qualche migliaio di occupati? La vocazione e la vita di Montalto sono basate prevalentemente su agricoltura, turismo, commercio. Queste attività possono coincidere con una centrale nucleare?
Chiunque voglia fare un viaggetto in Francia (o in qualsiasi altra nazione del mondo) ha la possibilità di visitare una centrale nucleare. Nel raggio di almeno 30 chilometri c'è solo il deserto!. A Montalto e a Pescia, con una simile centrale, non ci sarebbe più nulla per l'agricoltura, il turismo, il commercio e le altre attività.
Cosa sarebbe delle nostre fiorenti cooperative agricole, con il vanto del DOP? Dove potrebbero trovare mercato i nostri prodotti? Chi acquisterebbe i nostri meloni, pomodori, cocomeri, asparagi, cereali; cosa sarebbe dei nostri allevatori e dei nostri pastori: le pecore brucherebbero l'erba senza rischi all'ombra di una centrale nucleare?
Il turismo di Montalto e Pescia potrebbe continuare a vivere, non dico a svilupparsi?
Cosa resterà dei molti villaggi residenziali, alberghi, ristoranti, stabilimenti balneari, agriturismi, campeggi che attraggono i frequentatori delle spiagge vanto di Montalto, la Marina, Pescia Romana, e poco più su di Capalbio?
Chi tranquillamente si bagnerebbe nel nostro mare sapendo che, come è accaduto per esempio dopo l'incidente alla Centrale di Tricastin, rischia di bere un po' di uranio? (Ricorda: l'8 luglio 2008 trenta metri cubi di acque contenenti 12 grammi di uranio per litro si sono riversate, per cause accidentali, in due fiumi — La Gaffière e L'Auzon — nel sud della Francia. Le acque provenivano dal sito nucleare di Tricastin a Bollène, nel distretto di Vaucluse, a circa 40 chilometri da Avignone).
Continuo con le domande: cosa ne sarà della nuova Scuola alberghiera di Montalto, appena inaugurata?
Chi comprerà i nuovi residence turistici, villini, ville, appartamenti? Chi li affitterà? Di sicuro, invece, molti cercheranno di disfarsi delle loro case! Se ci riusciranno.
Ed ancora: chi passerebbe da Montalto per ammirare non più il laghetto di Pellicone nella Città etrusca di Vulci ma le nuove immense ciminiere della centrale nucleare?
Forse il ministro della Cultura Bondi potrebbe avere una bella pensata: piazzare gli affreschi della Tomba di Francois all'interno di un bunker della bella Centrale, brillante di cristallo e acciaio. Magari i Torlonia potrebbero venderli all'Enel. Immaginiamo le file chilometriche di turisti appassionati agli “affreschi all'uranio". Qualche amico di Berlusconi potrebbe ricavarne un business.
Seriamente: che fine farebbero tanti negozi, tante piccole e medie aziende artigiane? Vendere tutto? O riconvertire in che cosa? Produrre marmellata "al puro uranio", invecchiato alla scoria?
A proposito delle scorie…..
Dove si possono buttare? Nell'antico porto sommerso delle Murelle?
Qualcuno, per fortuna, ha partorito una bella idea. Le scorie si possono depositare in un comodo e sicuro sito: una bella tenuta ad Arcore, dotata di galoppatoio e di stalle, ideali per lo smaltimento. Naturalmente dopo aver trasferito i purosangue.
In conclusione. Un messaggio per i signor "Si" e per i signor "Ni": pensateci bene !!!
Eppure alcuni punti fermi ci sono.
Alcuni dicono che a Montalto la novità potrebbe portare sviluppo e benessere. 100, 200 o 300 operai edili per costruire la nuova centrale. E dopo, che cosa resta? Qualche tecnico.
Forse i signor "Si" ed i signor "Ni" non capiscono che distruggeranno il lavoro di qualche migliaio di occupati? La vocazione e la vita di Montalto sono basate prevalentemente su agricoltura, turismo, commercio. Queste attività possono coincidere con una centrale nucleare?
Chiunque voglia fare un viaggetto in Francia (o in qualsiasi altra nazione del mondo) ha la possibilità di visitare una centrale nucleare. Nel raggio di almeno 30 chilometri c'è solo il deserto!. A Montalto e a Pescia, con una simile centrale, non ci sarebbe più nulla per l'agricoltura, il turismo, il commercio e le altre attività.
Cosa sarebbe delle nostre fiorenti cooperative agricole, con il vanto del DOP? Dove potrebbero trovare mercato i nostri prodotti? Chi acquisterebbe i nostri meloni, pomodori, cocomeri, asparagi, cereali; cosa sarebbe dei nostri allevatori e dei nostri pastori: le pecore brucherebbero l'erba senza rischi all'ombra di una centrale nucleare?
Il turismo di Montalto e Pescia potrebbe continuare a vivere, non dico a svilupparsi?
Cosa resterà dei molti villaggi residenziali, alberghi, ristoranti, stabilimenti balneari, agriturismi, campeggi che attraggono i frequentatori delle spiagge vanto di Montalto, la Marina, Pescia Romana, e poco più su di Capalbio?
Chi tranquillamente si bagnerebbe nel nostro mare sapendo che, come è accaduto per esempio dopo l'incidente alla Centrale di Tricastin, rischia di bere un po' di uranio? (Ricorda: l'8 luglio 2008 trenta metri cubi di acque contenenti 12 grammi di uranio per litro si sono riversate, per cause accidentali, in due fiumi — La Gaffière e L'Auzon — nel sud della Francia. Le acque provenivano dal sito nucleare di Tricastin a Bollène, nel distretto di Vaucluse, a circa 40 chilometri da Avignone).
Continuo con le domande: cosa ne sarà della nuova Scuola alberghiera di Montalto, appena inaugurata?
Chi comprerà i nuovi residence turistici, villini, ville, appartamenti? Chi li affitterà? Di sicuro, invece, molti cercheranno di disfarsi delle loro case! Se ci riusciranno.
Ed ancora: chi passerebbe da Montalto per ammirare non più il laghetto di Pellicone nella Città etrusca di Vulci ma le nuove immense ciminiere della centrale nucleare?
Forse il ministro della Cultura Bondi potrebbe avere una bella pensata: piazzare gli affreschi della Tomba di Francois all'interno di un bunker della bella Centrale, brillante di cristallo e acciaio. Magari i Torlonia potrebbero venderli all'Enel. Immaginiamo le file chilometriche di turisti appassionati agli “affreschi all'uranio". Qualche amico di Berlusconi potrebbe ricavarne un business.
Seriamente: che fine farebbero tanti negozi, tante piccole e medie aziende artigiane? Vendere tutto? O riconvertire in che cosa? Produrre marmellata "al puro uranio", invecchiato alla scoria?
A proposito delle scorie…..
Dove si possono buttare? Nell'antico porto sommerso delle Murelle?
Qualcuno, per fortuna, ha partorito una bella idea. Le scorie si possono depositare in un comodo e sicuro sito: una bella tenuta ad Arcore, dotata di galoppatoio e di stalle, ideali per lo smaltimento. Naturalmente dopo aver trasferito i purosangue.
In conclusione. Un messaggio per i signor "Si" e per i signor "Ni": pensateci bene !!!