(5.10.09) C'è poco da fare, l'avvento della destra in molti Comuni, a cominciare da Roma, anche se qui Alemanno prova a fare da frenatore, scatena rigurgiti del fascismo, del maschilismo, del razzismo da sempre presenti, a livello endemico, negli strati meno civilizzati della società. "Non esiste un negro italiano", cantano le bestie delle curve. Ora che la destra è al potere questi strati si sentono più forti, più protetti, più abilitati a far esplodere la loro carica di violenza contro gli omosessuali, gli stranieri, i deboli. Come e peggio che ai tempi di Pasolini. Orrore del diverso, o timore di scoprirlo come una parte di sé.
di Lucilio Santoni
In Italia assistiamo a un rigurgito, in verità mai sopito, di omofobia. Proprio mentre in Germania, ad esempio, il vice primo ministro è un omosessuale dichiarato.
Si fa allora un gran parlare di intolleranza, di odio per il diverso, di deprecabile ignoranza ecc. Non mi è capitato di leggere, però, da nessuna parte, alcuna riflessione su una questione che andrebbe approfondita. La seguente.
L’odio non è mai per il diverso, ma per chi è troppo uguale. L’intolleranza non è verso chi non si conosce, bensì verso chi si conosce fin troppo bene. Voglio dire che chi inveisce contro l’omosessuale, il “frocio”, lo fa solo perché avverte quella pulsione particolarmente presente nella propria sessualità. E allora, non potendola accettare, la “sputa” nell’altro, odiandolo, condannando in lui la propria parte innominabile, considerata patologica.
Lo stesso dicasi per chi inveisce contro la puttana, e usa questa parola spesso come insulto. Lo fa solo perché se ne sente irresistibilmente attratto. E vale anche per la donna che accusa l’uomo di essere puttaniere. In realtà, desidera quel tipo di uomo.
Si fa allora un gran parlare di intolleranza, di odio per il diverso, di deprecabile ignoranza ecc. Non mi è capitato di leggere, però, da nessuna parte, alcuna riflessione su una questione che andrebbe approfondita. La seguente.
L’odio non è mai per il diverso, ma per chi è troppo uguale. L’intolleranza non è verso chi non si conosce, bensì verso chi si conosce fin troppo bene. Voglio dire che chi inveisce contro l’omosessuale, il “frocio”, lo fa solo perché avverte quella pulsione particolarmente presente nella propria sessualità. E allora, non potendola accettare, la “sputa” nell’altro, odiandolo, condannando in lui la propria parte innominabile, considerata patologica.
Lo stesso dicasi per chi inveisce contro la puttana, e usa questa parola spesso come insulto. Lo fa solo perché se ne sente irresistibilmente attratto. E vale anche per la donna che accusa l’uomo di essere puttaniere. In realtà, desidera quel tipo di uomo.
E si potrebbe continuare col razzismo. Nello straniero si odia non il diverso che non si conosce, bensì l’uguale che si conosce fin troppo bene, perché presente nel più profondo di noi stessi. Si rilegga, a tal fine, una bellissima pagina di uno dei capolavori della letteratura: Heart of Darkness di Joseph Conrad. Il protagonista, Marlow, vedendo i selvaggi sulle due sponde del fiume, animaleschi e terrificanti le cui voci formano suoni terribili, dice dapprima di avere paura. Poi si corregge, e dice che in verità ciò che prova è orrore, orrore al pensiero che quegli esseri mostruosi, in fondo, sono umani, come lui.
Lo stesso orrore che prova chi inveisce contro gli omosessuali, eliminando i quali vorrebbe eliminare quella parte che proprio non sopporta di sé.
Lo stesso orrore che prova chi inveisce contro gli omosessuali, eliminando i quali vorrebbe eliminare quella parte che proprio non sopporta di sé.