Il viaggio approfondito e rocambolesco di Paolo Rossi nell’universo molieriano si arricchisce di un’altra colorata e irriverente tappa: Il Re anarchico e i fuorilegge di Versailles. In scena al Teatro Sala Umberto fino al 28 ottobre.
Come da consuetudine anche in questo spettacolo il pubblico è accolto in sala a sipario aperto. La scenografia è semplice e spartana e ricorda quella di una sala prove. L’inizio della pièce è sancito da un’azione muta, accompagnata da rumore di vetri rotti, nella quale il giullare di adozione milanese mima una rottura di un’invisibile (quarta) parete .
Per Paolo Rossi il pubblico è da sempre parte imprescindibile dello spettacolo. Quarto elemento fondamentale legato alle tre entità che albergano in chiunque calchi le tavole di un palco: la persona, l’attore e il personaggio. L’escamotage per permettere a tutte queste figure di dialogare fra loro con libertà risiede proprio nell’utilizzo dell’improvvisazione.
“Nel teatro all’improvviso ci sono pochi semplici regole, quella più importante è che non si può raccontare una situazione che non si è realmente vissuta o che almeno non ci sia stata raccontata con numerosi dettagli…”
Con queste parole l’irriverente capocomico darà il via allo spettacolo che lui stesso definisce una sorta di prova a porte aperte. Seguirà poi uno spumeggiante dialogo con l’ormai rodatissimo direttore della compagnia musicale I Virtuosi del Carso, Emanuele Dell’Aquila che oltre che a fargli da spalla (riuscitissima) si occuperà di tutta la parte musicale insieme al talentuoso Alex Orciari. Al termine del quadro, Molière/Rossi si addormenta su un divano al centro della scena e introduce, attraverso il sogno, gli altri abili membri della compagnia.
La seconda parte dello spettacolo si apre quindi con la presentazione dei singoli elementi dell’eterogeneo gruppo che accompagnano il protagonista nel suo strampalato viaggio onirico. Compito dei “fuori legge di Versailles” è quello di andare a destituire il “Re anarchico” con tutti i mezzi possibili, ovvero con tutte le interpretazioni possibili.
All’interno di questo sogno, infatti, è concesso ogni tipo di stravaganza e stile interpretativo. Si passa dalla prosa al teatro fisico fino a toccare anche la commedia napoletana. Il passaggio da una scena all’altra (e dal sogno alla realtà) avviene con ritmo serrato e spensierato magistralmente diretto dallo stesso Rossi che, come sempre, trova anche lo spazio per raccontare aneddoti sulla propria vita privata, per fare autoironia sul suo modo di recitare e per interagire con il pubblico.
Il testo scritto a quattro mani da Emilio Russo e Georgia Rossi funziona, anche se in alcuni momenti risulta leggermente confuso e dispersivo. Come nella precedente messa in scena Molière: la recita di Versaille,anche in questo spettacolo ritrova i temi predominanti della lotta al potere, della ribellione alle costrizioni e della tutela dei più deboli.
Il Re anarchico e i fuorilegge di Versailles (Da Molière a George Best – Quarta stagione completa) dovrebbe essere il capitolo conclusivo del comico nell’universo molieriano, anche se lo stesso Rossi non ne sembra totalmente convinto:
“Ci siamo solo adattati ai tempi se Netflix pubblicizza tanto le serie perché non farlo anche a teatro? E poi che cosa vi costa venire a teatro? In fondo si dorme di un bene!”
Come dargli torto? Una serata divertente da non perdere.