Una tale raccolta d’arte in un luogo tanto mirabile merita quanta più attenzione possibile. La mostra “Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi” proseguirà fortunatamente fino al 10 gennaio 2021, grazie ad una proroga di quattro mesi. Nelle sale di Palazzo Caffarelli ai Musei Capitolini oltre 40 dipinti, tra cui il celebre Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio, provenienti dalla collezione di Roberto Longhi, storico dell’arte e collezionista di cui ricorre quest’anno il cinquantenario della scomparsa.
Alcune delle opere in mostra a Palazzo Caffarelli, Musei Capitolini, fino al 10 gennaio 2021 per la mostra “Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi” (foto ufficio stampa Musei Capitolini)
L’illuminazione tenue e soffusa della sale di Palazzo Caffarelli esalta l’abbraccio tra ombre e colore. Oltre 40 dipinti provenienti dalla collezione di Roberto Longhi, storico dell’arte e collezionista di cui ricorre quest’anno il cinquantenario della scomparsa, sono in mostra ai Musei Capitolini fino al 10 gennaio 2021 con “Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi” grazie ad una proroga di quattro mesi. Alcuni dipinti sono proprio di Michelangelo Merisi, come il famoso Ragazzo morso da un ramarro a cui viene dedicata una sala, altri sono creazioni di quella che viene definita la sua cerchia.
Cerchia, appunto, non scuola. “Dato che”, come sottolineò lo stesso Roberto Longhi, “il Caravaggio suggerì un atteggiamento. Insomma, come non aveva avuto maestri, non ebbe scolari“. Il percorso si apre con artisti le cui opere evidenziano il clima in cui si forma Caravaggio: Lorenzo Lotto, Battista Del Moro e Bartolomeo Passerotti. In particolare il primo, di cui Longhi disse nel 1911: “Un luminista immenso. Specie la prima maniera luministica di Caravaggio può dirsi preparata, certo oltrepassata, dal luminismo di Lotto”.
A pochi passi troviamo il simbolo della mostra. Il Ragazzo morso da un ramarro dipinto dal Merisi all’inizio del suo soggiorno romano, tra il 1596 e il 1597. Espressività e senso del movimento sono dirompenti. I muscoli facciali contratti e lo sguardo scosso dal dolore e dalla sorpresa. “La maestria dei moti d’animo” deflagra e incanta.
Le sale successive celebrano la cerchia di Caravaggio. Da ricordare, tra gli altri, Jusepe De Ribera con i suoi apostoli “pervasi di un caravaggismo pittorico fiero e sorprendente, tale da ricordare perfino il Velasquez giovine”. O il calabrese Mattia Preti “che riporta lo stile di Caravaggio verso un impasto più mollemente veneziano, sebbene sempre intelaiato da forti piani luminosi”.