E’ arrivato quasi di sorpresa anche per noi questo primo anniversario. Era datato infatti 14 luglio 2005, in piena era Berlusconi, il primo numero della rivista. Ci proponevamo – abbiamo scritto nell’editoriale “Chi siamo, cosa vogliamo” – di esaminare criticamente la politica economica governativa. Intendevamo approfondire l'attualità senza pregiudizi, senza demonizzare nessuna forza politica. Pensavamo però che non fosse più possibile assistere passivamente al lento declino del Paese e alla progressiva caduta del prestigio di molte istituzioni.
“Abbiamo dato vita a questa rivista – scrivevamo in quella occasione – perché siamo convinti che spetti a ciascuno di noi fare il possibile per contrastare questa deriva morale, economica, politica. Il nostro, come ha scritto il Censis, è ormai un Paese con le pile scariche, che continua a perdere posizioni in termini di modernità, efficienza, competitività. Appena poco più di cinque anni fa si poteva dire che eravamo dieci anni avanti rispetto a nazioni come la Spagna e l'Irlanda; tra cinque anni Spagna e Irlanda, se le cose non cambiano, saranno dieci anni avanti a noi. Siamo un Paese che non ha più la capacità di risparmiare ma solo quella di indebitarsi. Che riesce sempre meno a fare ricerca, intraprendere, innovare. In cui i consumatori sono indifesi di fronte alle vessazioni dei padroni delle telecomunicazioni, allo strapotere delle banche, ai ricatti delle corporazioni, all'aumento incontrollato dei prezzi.” Nasceva così "Contrappunti", rivista di informazione (che dà notizie e commenti su materie politiche ed economiche) e di controinformazione (che dà informazioni "fuori dal coro"). Crediamo, con il lavoro di un anno, di aver rispettato questi impegni.
In questi dodici mesi abbiamo pubblicato 125 articoli e 50 corsivi. Abbiamo intervistato – in ordine cronologico – Franco Lotito, Paolo Leon, Vincenzo Visco, Massimo Romano, Elio Lannutti, Luigi Angeletti, Marco Vitale, Stefania Silveri, Franco Fatiga, Beniamino Lapadula, Giorgio Benvenuto. Abbiamo fatto giornalismo di ricerca – vedi tra le altre le inchieste sulle carte di identità elettroniche e sulle gestioni clientelari degli enti del Ministero delle finanze – trovando spesso eco nella grande stampa (Venerdì di Repubblica, L’Espresso, Il Mondo, L'Unità, il Manifesto). Abbiamo sollevato temi che si sono imposti all’attenzione del mondo politico (vedi la denuncia della tassazione privilegiata delle stock option e degli immobili storici). Abbiamo seguito con attenzione i problemi sindacali e politici della gestione delle Agenzie fiscali. Abbiamo dato la parola ai più importanti personaggi della politica e dell’economia. Abbiamo svolto il più possibile fedelmente il compito di osservatori scomodi: sviluppando una campagna aggressiva contro il Governatore della Banca d’Italia Fazio quando era ancora saldo al suo posto di potere; attaccando duramente le trovate assurde della finanza creativa di Tremonti, la sua gestione clientelare delle risorse pubbliche e delle strutture del ministero. Abbiamo accompagnato con legittima soddisfazione il governo Berlusconi al tramonto grazie alla tripla sconfitta delle elezioni politiche, di quelle amministrative, del referendum costituzionale.
Adesso Berlusconi non è più a Palazzo Chigi ma i problemi restano. Sono quelli dell'Italia di sempre, aggravati da cinque anni di mal-governo e non-governo di un uomo che si considera al di sopra del bene e del male e che non ha alcun senso della legalità. Un uomo, per dire, che sapeva benissimo quello che faceva Moggi nel mondo del calcio italiano ma non ha mai pensato di denunciarlo. Al contrario, voleva assumerlo, perchè facesse per il suo Milan tutte le mascalzonate che faceva per la Juve.
L'uomo, dunque, non è più al governo – e questo è già un grande progresso – ma restano i problemi di un'Italia con le pile scariche e scarsa competitività. Un'Italia che ha un quinto del territorio in mano alla criminalità comune (leggere per credere il recente libro di Roberto Saviano, Gomorra), un quinto del sistema sanitario in mano alla criminalità politica. Il governo attuale purtroppo è nato debole e frammentato, e nonostante ci siano al suo interno persone di grande valore non gli sarà facile portarci fuori dal tunnel.
Questi che stiamo vivendo del resto sono tempi oscuri per tutti. I mercanti d'armi non sono mai stati così ricercati. Lampi di guerra illuminano le notti del mondo. I lumi della ragione sono soffocati dai fondamentalismi religiosi, dalle intolleranze razziali, dalle violenze del potere.
Dobbiamo cercare – ripetiamo quello che dicemmo un anno fa – di dare, ciascuno di noi, il suo piccolo contributo perché la deriva si fermi, perché quei lumi possano mantenersi accesi. Contrappunti, finché potrà, continuerà a farlo. Il 14 luglio, del resto, è anche la data che segna la vittoria dell'illuminismo contro l'assolutismo. Una vittoria certamente temporanea e parziale come tutto nella storia. Possiamo benissimo sperare che torni prima o poi l'era della ragione.