Caro Direttore, a mio avviso la faccenda della Nunziatella non meritava tanto interesse da parte della grande stampa. Forse giusto due righe, un trafiletto, tanto per riportare la notizia. Non per nasconderla, per carità. Semplicemente, d’istinto, mi sarebbe piaciuto vedere che veniva data una modesta importanza ai trogloditi che hanno fischiato le sette donne allieve. Le quali giustamente – come era prevedibile – non hanno fatto una piega.
Ma avrei sbagliato.
Tanto per cominciare, non avrei potuto leggere il bell’articolo di Mariam Mafai, dove con sensibilità e equilibrio si fa il punto sulla situazione dell’emancipazione femminile – ancora, e fino a quando? – in corso nel nostro “civile” Paese. Poi, in secondo luogo, non avrei letto su Contrappunti la lettera aperta di Gian Carlo Marchesini, di critica all'articolo stesso, con argomentazioni che non mi è proprio possibile condividere.
Marchesini intravede nello scritto della Mafai un entusiasmo per un mondo maschile nel quale si esaltano valori di violenza e prevaricazione. Vorrei fargli notare che nell'articolo della Sig.ra Mafai, che gli consiglio caldamente di rileggere, emerge esattamente il contrario. La sensibilità femminile, alla quale lui dovrebbe cercare di aprirsi maggiormente, è molto lontana dagli entusiasmi che invece crede di riconoscere nelle parole della Mafai.
“Estremizzando ma non troppo”, Marchesini cita il caso delle atrocità commesse da una soldatessa USA a Abu Graib, come possibile esempio di una emancipazione femminile portata alle estreme conseguenze. Quindi da arrestare. Ma allora, sempre estremizzando ma non troppo, se scoprissimo che una madre ha ucciso il proprio bambino, proporremmo di abolire la maternità? E sempre estremizzando, se scoprissimo che una donna pilota ha provocato un disastro aereo, le rimetteremmo tutte in blocco a fare le hostess? Non penso che situazioni limite come quelle di Guantamano possano essere prese, neanche in modo ipotetico, come elementi di discussione. Purtroppo – non so se questa sia una notizia per lui – i mostri esistono sia nel mondo femminile che in quello maschile, anzi forse proprio in quest’ultimo sono più numerosi.
Il problema, caro Direttore, è che il mondo maschile, anche quello politicamente più evoluto, fatica ancora ad accettare la presenza – per fortuna sempre più incisiva e decisiva – delle donne. E’ di questi giorni la nomina di una donna a Vice Capo della Polizia, e questo significa che si è aperta un'altra breccia nel muro dei posti di comando maschili.
Sempre senza estremizzare, le donne sono molto più disponibili al dialogo, alla soluzione non violenta, alla trattativa, rispetto ai colleghi uomini. Perciò anche Marchesini, da democratico e pacifista quale mi sembra essere, dovrebbe essere uno dei più accaniti sostenitori della presenza delle donne negli eserciti. Concretamente, in questo modo il suo ideale (che è poi anche il mio) sarebbe più efficacemente e rapidamente perseguito. Certo in modo meno utopistico rispetto a un generico “portiamo la pace nel mondo”. Finora gli eserciti e le guerre sono stati un affare rigorosamente degli uomini, possiamo esserne soddisfatti? Davvero qualcuno può credere che potrà andare peggio di come è andata negli ultimi due-tre millenni se diventerà un affare “anche” di donne? C'è per caso qualcuno che vede una donna nei panni del dr. Stranamore?
Tutto questo, caro Direttore, per dire a Marchesini che non è il mondo che cambia in peggio le donne ma al contrario, sono le donne che possono, con impegno, fatica, caparbietà, intelligenza, forza, determinazione, coraggio e strategia, cambiare il mondo in meglio. Noi abbiamo già cominciato, ma lui se ne è accorto?