E la cosa, se permette, ci disturba non poco come cittadini. Venire a sapere che i membri della nostra già sottostimata e sottostimabile classe politica sono selezionati non solo – come purtroppo normalmente accade – in base a capacità del tutto lontane da quelle che dovrebbe avere un onesto gestore della cosa pubblica, ma anche in base alla loro capacità di fare sesso con il Premier in carica è una cosa che fa cadere ancora più in basso l'immagine della nostra democrazia. E' vero che il Suo collega Caligola, in spregio a una Curia piena di notabili imbelli, fece senatore il suo cavallo, ma non risulta – ci è già capitato di dirlo – che facesse sesso con lui.
Sono queste ricompense politiche, caro Papi, che rendono “politiche” nel senso proprio della parola le Sue vicende di letto. Certo, c'è sempre un rovescio della medaglia, e se qualcuno potrebbe trovare disdicevole avere un Presidente affetto da satiriasi, un Capo del governo monomaniaco sessuale, qualcun altro potrebbe anche sentirsi gratificato da queste Sue inesauribili performances pecorecce che alla fin fine, guardandole in positivo, non possono che giovare, in quest'epoca di recessione del Pil e di caduta dei tradizionali valori nazionali, alla nostra immagine un po' fané di playboy da esportazione. E in definitiva, se vogliamo, anche al Made in Italy e al turismo.
Sotto questo punto di vista è un compito importante quello che Lei si è assunto: dopo quello di instancabile “Presidente operaio”, “Presidente imprenditore”, “Presidente ferroviere”, adesso Lei si sacrifica, per il bene della Patria, a fare l'instancabile “Presidente mignottiere”. Un po' come il padre del “Bell’Antonio”, il giovane catanese del romanzo di Brancati che ad un certo momento ha la disgrazia di diventare totalmente impotente: evento che all'inizio rimane segregato alla moglie e a qualche conquista ma poi diventa un pettegolezzo che passa di bocca in bocca viaggiando da Roma fino alla Catania degli anni Quaranta, dove scalfisce irrimediabilmente l’onore suo e anche, naturalmente, di tutti i maschi della famiglia. Dimodoché il padre, per reazione, comincia a frequentare assiduamente i casini della città, e lo fa anche in occasione di un bombardamento alleato durante il quale muore. E sulla sua tomba sarà scritto: Qui giace Giuseppe Magnano, “morto per salvare l'Onore della Famiglia”.
Ma il mondo, come Lei sa sin troppo bene, è pieno di ingrati, del nostro onore sessuale di italiani sembra non importi più molto a nessuno (molto meno, comunque, dell'onore calcistico calpestato dall'Egitto) e anche tra le file della Sua coalizione – perfino tra quelli sempre così inginocchiati, così proni ad ogni suo cenno, così pronti a giustificare qualunque suo errore, gaffe o assurda improvvisazione – molti cominciano a sentire puzzo di bruciato e a prendere le distanze. Pronti, come sempre fanno tutti i bravi topi, a fuggire dalla Sua barca.
Come avevamo scritto – senza noi stessi molto crederci – in tempi non sospetti, lo scandalo Noemi e la rivolta di Veronica hanno aperto una falla nella Sua armatura, fermato quella che sembrava fino ad allora una irresistibile ascesa e avviato la Sua parabola discendente.
Ostili come sempre alle dietrologie anche a costo di apparire ingenui non pensiamo, caro Papi, che dietro quello che Le sta capitando ci siano chissà quali piani del complottismo nazionale e internazionale. Non ci sembrano credibili, per dire, le mille supposizioni fatte oggi, dentro e fuori dal Palazzo, che vedono di volta in volta nei panni del burattinaio degli scandali il Premier spagnolo Zapatero (che sarebbe irritato con Lei perché la politica dei respingimenti ha spostato il traffico dei clandestini dall'Italia alla Spagna) o quello americano Obama (che non gradirebbe la Sua amicizia con Putin e i cedimenti alla Libia). Neppure crediamo che dietro gli attacchi che vengono fatti alla Sua persona ci sia un piano del capitalismo globale – quello che nel '68 si chiamava il governo delle multinazionali – che vorrebbe farLa cadere per sistemare al Suo posto qualcuno più in sintonia con i suoi interessi come Draghi o, in seconda battuta, lo stesso Tremonti.
Crediamo invece che dietro quello che Le sta succedendo, caro Papi, ci sia Lei e solo Lei. Lei nella sua lunga e fortunata carriera – che, al contrario di quanto Lei ama credere non tutti le invidiano, così come non le invidiano, insieme alle sue mille ville, il cerone che si mette di nascosto sul viso, i rialzi ai tacchi e i trapianti di capelli – ha manipolato giudici, finanzieri e testimoni, ha ottenuto regali illeciti da Presidenti del consiglio per salvare le sue aziende, ha praticato sistematicamente – una volta divenuto Lei stesso Presidente del Consiglio – il più spudorato conflitto di interessi. Questo per quanto riguarda la Sua vita pubblica e imprenditoriale. Per di più sul piano personale ha agito – queste le notizie uscite, non certo per colpa nostra, dal buio della sua alcova – senza un minimo di autocontrollo, frequentando minorenni – e non importa, qualunque cosa possa significare, che con loro non abbia fatto “niente di piccante” – attirando e facendo attirare da compiacenti scherani folle di ragazze pronte a tutto in vista di una “scrittura + carica politica” comprese nel prezzo della serata. Addirittura selezionando tra queste un gruppo intellettualmente più qualificato al quale ha chiamato a fare scuola, in vista di successive candidature politiche, due importanti ministri del suo governo, quello degli Esteri e quello della Funzione pubblica. E non ci importa di un pallone pieno di niente come il primo ma ci dispiace che una persona di valore come Brunetta, qualunque giudizio si possa dare sul suo operato politico, sia stata chiamata a fare quella parte.
Lei, caro Berlusconi, ha dimostrato l'hybris di chi sa di potersi permettere qualunque cosa impunemente. Ma ha dimostrato anche di non sapere che gli Dei non tollerano l'hybris e prima o poi la puniscono. Lo possono fare nel modo più inaspettato, per mano di una ragazza ingenua che forse le vuol bene e rilascia un'intervista che La incastra, di una moglie che si indigna e la denuncia pubblicamente, di un giornale di opposizione che va a fondo delle sue divagazioni sessuali come fece il Washington Post con la sua Gola Profonda – e qui, caro Papi, di Gole Profonde, anzi profondissime, se ne trovano quante se ne vuole – di giudici che non La amano anche perché Lei li offende e vilipende un giorno sì e l'altro pure.
Lei dovrebbe sapere che una valanga nasce da un niente: da un grido, da una discesa fuori pista su un pendio con la neve fresca su uno strato ghiacciato, e poi si ingrandisce e alimenta da sola man mano che scende. E' chiaro che a spingere questa valanga, una volta formata, possa poi intervenire chiunque: dentro ma anche fuori l'opposizione, dentro e fuori l'Italia, perché no. E la Chiesa cattolica che non è entusiasta delle sue scostumatezze sessuali – anche se loro su questo piano non sono certo da meno? E la Massoneria, possibile che non c'entri la Massoneria? E “i poteri forti”, come potrebbero mancare i poteri forti? O magari Moratti e i tifosi dell'Inter che vogliono vedere in Serie B la Sua squadra? E perché no Obama offeso per le Sue battute sull'abbronzatura? E la Merkel che Lei pochi giorni fa ha chiamato gentilmente “la ragazza attempata del settore pubblico socialista”? E … e… e…?
C'è chissà quanta gente in giro per il mondo che potrebbe essere indiziata di cospirare contro di Lei. Ma il primo cospiratore, caro Papi, Lei ce l'ha seduto sulla Sua stessa sedia. Se si toglie il cerone e i tacchi alti e si mette davanti allo specchio vedrà il primo responsabile di ciò che Le sta capitando. Lei, solo Lei, così come è stato artefice della Sua fortuna, lo è stato della Sua disgrazia. Non cerchi intorno i congiurati: guardi dentro di sé e vi troverà le radici di quello che tra breve sarà il suo conclamato fallimento umano e politico.
Ma di beni materiali di cui Lei principalmente si appaga ne ha anche più di quanti potrebbe desiderarne. Per cui il consiglio è ancora quello che già ci è capitato di darLe. Non faccia come Napoleone, non aspetti la Sua Waterloo per andare scomodamente a S. Elena pressato da nemici trionfanti. Si decida quando ancora ha in mano le leve del potere, anche se traballanti. Faccia un bel gesto. Poi prenda tutte le veline che può e si trasferisca in una qualunque delle ville di sua proprietà nelle isole degli arcipelaghi asiatici. Ci mancherà, ma riusciremo a farcene una ragione.
Giancarlo Fornari