(06/01/2012) Non è che fare controinformazione significhi necessariamente essere un bastian contrario, ma oggi voglio fare il barcarolo ed esprimere, su cinque questioni molto di moda, opinioni di segno opposto a quelle oramai nettamente maggioritarie, prima confinate sui social network e appunto i siti di controinformazione ma oggi, che forze fino a ieri al governo o stanno all'opposizione o sostengono la maggioranza mentre scatenano il loro immenso apparato mediatico nel cavalcare la protesta, sdoganate in prima serata. Il dettaglio a dopo, a beneficio dei pigri faccio prima un sommario: retribuzioni dei parlamentari: devono restare alte, i media cavalcano l'indignazione popolare con lo scopo preciso di rafforzare il qualunquismo e il fine ultimo di annullare anche formalmente la democrazia, sono ben altre le azioni anti-Casta che andrebbero intraprese; lotta all'evasione: deve completamente cambiare registro, le azioni spettacolari sono utili a fare toccare con mano la consistenza del problema ma restano coerenti ad una logica che non ha mai risolto e non risolverà il problema alla radice, per quello serve – applicata univocamente per decenni da chiunque vada al governo – una politica fiscale composta da un forfettario esteso, la detraibilità di tutto per tutti, e un'azione penale efficace; articolo 18: è inutile difenderlo e inutile attaccarlo, protegge oramai una fetta simbolica di lavoratori, occorre concentrarsi sul modo di dare lavoro a più persone possibile e il reddito di cittadinanza a tutti gli altri; liberalizzazioni: occorre tenere o riprendere in mano pubblica tutto ciò che è per natura monopolistico (ferrovie, reti elettriche idriche telefoniche eccetera) e agire in direzione opposta per mestieri e professioni, droga, prostituzione, eccetera; animalismo: quello vero sarebbe diventare tutti vegetariani o quasi, non certo trattare le bestie come esseri umani approfittando del fatto che non possono lamentarsene.
1. Avete notato come l'argomento sia di moda? Una volta ne parlava solo Grillo, e qualche catena di S. Antonio via email, ora è un coro unanime contro lo scandalo delle prebende della Casta, in primis dalle televisioni di chi già una volta ha azzeccato il giochino di presentarsi come paladino dell'Antipolitica essendo invece il prodotto più tipico degli affarismi della politica. La verità sulla faccenda l'ho letta solo in un pezzo di Rita Guma sul Fatto, e le proteste hanno costretto la temeraria a ribadire chiarire precisare oggi: in una democrazia compiuta, in cui quindi in teoria ogni cittadino possa aspirare al ruolo di parlamentare, non retribuire degnamente questo ruolo taglia di fatto fuori da questo diritto chi non ha soldi di suo. L'unica obiezione sensata a questa considerazione è che tanto di fatto già oggi, e non da oggi, la politica è strutturata in maniera da selezionare fortemente in ingresso chi non ha mezzi e/o conoscenze, ma la risposta a questa obiezione è che allora bisogna agire per modificare questa struttura (il massimo sarebbe il sorteggio di cui parlai non molto tempo fa, ma si può pensare ad altri strumenti per cambiare la selezione della classe politica, in primis la legge elettorale): pagare poco i parlamentari, al limite non pagarli affatto, significherebbe solo lasciare definitivamente e per legge campo libero ai ricchi e agli inclini alla corruzione. Ciò non significa che non si possano aggiustare alcune storture attuali, come la pensione superanticipata, e tagliare parecchi costi agendo nella giusta direzione, ma state certi che accodandovi al coro di "tagliamo lo stipendio ai ladri" finirete nel coro di "heil Hitler" senza nemmeno accorgervene, pensando come l'altra volta "meglio uno solo che ruba che tanti". 2. Se vogliamo rintracciare la vera matrice del berlusconismo, bisogna parlare di patto sociale e riconoscere dov'è davvero la frattura interna alla società italiana, non certo nella dimensione destra/sinistra. Nel dopoguerra l'Italia come il resto dell'occidente europeo (ma in misura maggiore, avendone il più grande Partito Comunista) è stata oggetto di una strategia di arricchimento materiale in cambio di assimilazione al consumismo e argine al comunismo, in cui è stato possibile mantenere un patto sociale della serie "ti voto tu ti fai gli affaracci tuoi ma a me mi dai un lavoro dipendente o io faccio un lavoro autonomo ma tu mi lasci evadere le tasse". Era un lusso e, anche se assecondato dalla sua corrispondenza a certi tratti profondi del nostro carattere a matrice cattolica, a un certo punto non ce lo siamo potuti più permettere. Punto. A quel punto i partiti divennero due: quelli che "è tutta colpa degli statali dei fannulloni eccetera, che prendono lo stipendio senza sudare e magari fanno il doppio lavoro a nero mentre io mi faccio il culo dietro al bancone 14 ore al giorno e poi secondo loro gli devo pure dare la metà di quello che guadagno allo Stato", e quelli che "è tutta colpa degli evasori fiscali, se tutti pagassero tutti pagheremmo di meno, io lavoro 8 ore al giorno ma mi pagano poco e le tasse se le trattengono sullo stipendio, vorrei vedere come farebbe lo Stato senza me come contribuente e come faranno i signori commercianti quando io non potrò più comprare nulla". Negli ultimi 18 anni, il primo partito è stato al governo nel 1994, poi dal 2001 al 2006, e dal 2008 al 2011, il secondo dal 1995 al 1998, poi dal 2006 al 2008, mentre gli anni dal 1998 al 2001 passeranno alla storia come quelli dell'"inciucio", e comunque il partito degli evasori non è mai stato abbastanza debole da non condizionare la politica anche nei brevi periodi di opposizione. Senza contare che per cambiare animus ad un popolo occorre che delle riforme specie se fiscali vengano applicate inflessibilmente per decenni, una controriforma dispiegando effetti nefasti fino a che ne resti memoria. Tutto ciò spiega perché le ottime riforme fiscali della seconda metà degli anni 90 siano state vanificate, e ci dice che sarebbe proprio da lì che dovrebbe ripartire un governo che si ponesse davvero il problema di risolvere la faccenda una volta per tutte, i blitz avendo un effetto eclatante sulla cronaca ma non strutturale sul sistema. Bisognerebbe quindi riprendere in mano gli Studi di settore così com'erano stati pensati all'inizio, e ristrutturarli in concertazione con le associazioni di categoria con l'obiettivo di trasformarli in un mega-forfettone, dimodochè chiunque voglia aprire un attività in Italia sappia prima quanto dovrà pagare di tasse a fine anno, e farlo o sarà oggetto di verifica fiscale automatica e capillare. Per quelle attività/mestieri/professioni che per qualsiasi ragione restino fuori da questo regime, ricevuta o scontrino obbligatori con reato penale, e detraibilità totale della spesa per il cliente: l'uno o l'altro, quella imposta allo Stato alla fine la paga. 3. Una Repubblica "fondata sul lavoro" che non garantisce l'accesso allo stesso a ciascuno dei suoi cittadini dovrebbe ammettere di avere fallito il suo scopo fondativo. La polemica sull'articolo 18 è inutile chiacchiericchio, dal momento che lo stesso di fatto si applica solo ai privati dipendenti di aziende che ne hanno almeno 15, ma anche queste ormai hanno a disposizione tutta una serie di strumenti, legali e non, per aggirarlo. La realtà è che siamo in declino, l'occidente è in declino e l'Italia è tra i battistrada, non avendo mai avuto materie prime, non avendo più né "risorse umane" (la famosa piccola e media impresa ha prosperato negli anni 90 sulla carne degli immigrati come prima su quella dei meridionali) né mercato (la crisi che si avvita su se stessa grazie alla natura recessiva delle cure applicate) né più nemmeno il primato nelle idee (che mica i brasiliani e i cinesi sono scemi…). Dobbiamo sopravvivere in questo contesto, col "poco" che abbiamo: il 75% del patrimonio artistico mondiale, il territorio, il complesso dei servizi che serve a far girare questa macchina turistico/culturale, sono tutte qui le fonti del nostro "lavoro", più tutta quelle serie di attività "borghesi" (letteralmente, "del borgo") che servono a tutti per vivere e non possono essere "esternalizzate". Queste le nostre risorse, questo il lavoro complessivo che possono creare, tocca solo trovare il modo di dividere il tutto il più equamente possibile per un'economia di mercato (il collettivismo non funziona con gli esseri umani, d'altra parte nemmeno il cristianesimo), e oramai a livello Unione Europea perché come Italia saremmo già fottuti, fuori o dentro l'Euro che sia. Se capiremo come fare, saremo dignitosamente più poveri, altrimenti più che declinare sarà un rovinoso precipitare. Ah, in ogni caso chi vi parla di crescita o mente spudoratamente o non capisce niente. 4. Qui non mi va di dilungarmi, chi ha pazienza segua il tag privatizzazioni per le argomentazioni di dettaglio. In genere, in Italia tutto ciò che è stato privatizzato si è trasformato in un monopolio privato spesso in mani straniere, quello che è stato liberalizzato in oligopolio privato o cartello, il risultato è che abbiamo più debiti di quando abbiamo iniziato una ventina di anni fa, e non abbiamo più l'enorme patrimonio pubblico che era stato costruito con la fatica il sangue e il sudore dei nostri padri. Ora si preparano a grattare il fondo del barile, ma fatto questo non resterà più nulla. Anche perché, ci sono settori tabù che stranamente non si è mai pensato di liberalizzare e quindi non si toccheranno nemmeno adesso nonostante gli annunci, e non parlo solo di tassinari farmacisti e affini, ma di settori che potrebbero anche fruttare enormemente in termini di entrate fiscali come le droghe leggere o la prostituzione, assestando inoltre un bel colpo anche alla criminalità organizzata. 5. Quando ho sentito la notizia che in 2mila comuni tra cui Torino e Bari i sindaci avevano proibito i botti "per non spaventare gli animali" che ogni anno morirebbero a migliaia dalla paura, ho pensato a una gag di 610 o a quelle notizie che escono sui giornali il primo di aprile. Invece era seria, e quindi era ovvio che si trasformasse in una macchietta per i suoi esiti: più botti di prima anche dove erano vietati, con un bilancio di morti e feriti da evento sismico significativo, fortunatamente parlando di esseri umani. Eh si perché questo è proprio il caso in cui occorre mettere da parte il buonismo, e dire che se uno si riempie la casa di esplosivi e poi salta in aria con tutta la famiglia, non è una fatalità è selezione darwiniana. Ma anche che uno degli aspetti positivi della decrescita incombente sarà che finalmente si tornerà a dare a cani e gatti i resti dei pasti umani, o comunque non cibi che costano più dei nostri, credendo così di starli trattando bene mentre invece questo, come anche baciarli sul muso, proteggerli dai botti di Capodanno, attribuirgli pensieri e usi antropici, mentre magari li teniamo prigionieri con due o tre momenti di libera uscita, li facciamo castrare o sterilizzare, e quando siamo stufi li abbandoniamo in strada, equivale a quello che per noi chiameremmo trattamento "disumano" quindi in questo caso direi "disanimale". Tra l'altro, è tutta questa passione per i cani che crea il mercato e quindi l'eccesso di offerta che porta ai canili, cosa credevate? Per avere un'auto occorre la patente, e invece un cane può averlo chiunque – io direi vediamo che bestia vuoi, e vediamo dove lo vuoi tenere, poi eventualmente ti autorizzo, ti do il "porto d'animali" che ti sarai meritato. Poi sinceramente non capisco, a maggior ragione avendo letto Orwell, perché mai i cuccioli dei cani debbano ispirare tenerezza, e invece per quelli dei maiali, che sono molto più intelligenti e direi anche carini, la parola tenerezza in noi assume tutt'altro significato (cinesi a parte…). Più seriamente, prendo sul serio un animalista solo quando è anche come minimo vegetariano se non vegano, e un semplice sedicente "amante degli animali" dovrebbe come minimo ridurre drasticamente il consumo di carne: con tanti che ce n'è in giro, gli allevamenti intensivi avrebbero chiuso tutti da tempo, e questo per gli animali (ma anche per noi) sarebbe molto meglio di qualsiasi ordinanza comunale antibotti del cavolo. E comunque, se devo scegliere un'animale da difendere, allora sto come Michele Salvemini anch'io dalla parte del toro.